Tapies Antoni
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Antoni Tàpies
Barcellona, 1923 - 2012
Referenze: Galleria Eidos (Asti)
Archivio: Fundacio Antoni TàpiesAragò 255 - 08007 Barcellona Spagna - Tel. 0034 934 870315 - www.fundaciotapies.org
In permanenza: Daniel Lelong (Parigi) - Tornabuoni (Firenze) - Contini (Venezia).
Pittore: di rottura - astrattista - Soggetti: elaborazioni informali.
Tecniche: acrilico, olio tecnica mista su tela, tavola e disegni
Quotazione: riferimenti dalle case d’asta nazionali ed internazionali.
“...Quello che prima era soltanto un mezzo di comunicazione civile e veloce o di espressione intima e laboriosa perchè di comunicazione
sui muri ce n'è per tutti i gusti oggi, per opera e grazie alla 'nuova estetica', si è arrivati a trovarlo bello. Ed è anche vero che
diversamente da quanto succedeva pochi anni fa, quando si cercava l'arte ovunque, purche al di fuori di ciò che veniva insegnato nelle
scuole d'arte, ora sembra che siano proprio queste ultime a premere affinche tutto rientri il più rapidamente possibile, come a
disinnescare una bomba per renderla innocua [...] ma la «bellezza» dei “graffiti» resta intatta, con tutta la magia della sua forza, la
sua innocenza, la purezza delle cose essenziali e necessarie. Il suo parallelismo con le arti chiamate primitive è sorprendente [...] I
cambiamenti di gusto che nei nostri tempi ci hanno indotto a valorizzare le arti popolari e primitive non sono, come in altri casi, capricci
della moda, bensì poggiano su basi vitali e durature. Se oggi siamo colpiti da certi reperti preistorici, dalle forme di alcune maschere
africane, da certi oggetti rituali polinesiani, da determinate immagini precolombiane, e anche dal mistero che promana da molte pitture
«naives», dall'arte dei folli... o da molti graffiti di strada, ciò è dovuto essenzialmente al fatto che essi fanno risuonare in noi certi
rapporti necessari (non dimentichiamo che religione deriva da «religare») con determinate forze benefiche o malefiche, con l'armonia
dell'ordine cosmico, con i cicli naturali [...] In queste arti primitive sentiamo vibrare qualcosa di autentico e in certa misura più verosimile
e persino più utile per una mentalità moderna [...] Non vi è dubbio che, come tutte le fonti popolari, le arti primitive e il 'sapere' non
accademico, questo tipo di espressione ha influenzato gli artisti che, specialmente all'inizio del secolo, cercavano linguaggi diversi
dalla rappresentazione naturalistica che veniva loro insegnata nelle «scuole classiche» di allora [...] Si trattava di una vera e propria
rottura «di fondo» con tutto un modello di vita e un ritorno a certe origini essenziali di un'importanza e di una ricchezza di risultati
ancora imprevedibili [...] L'artista del nostro secolo, ripetiamo, non è stato insensibile al suo impatto, e in certa maniera, ne è stato
erede. E da Klee a Mirò, da Dubuffet a chi scrive [...] facciamo tesoro dell'insegnamento che ne promana come fosse la «magia»...