Marini Marino
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Marino Marini
Pistoia, 27 febbraio 1901- Viareggio, 6 agosto 1980
Referenze: Guastalla (Livorno)
Autentiche: Fondazione Marini (Pistoia) - Corso Silvano Fedi, 30 - 51100 Pistoia - tel. 0573 30285 - fmarini@dada.it
In permanenza: Tornabuoni Arte (Firenze) - Fondazione Gugghenaim (Venezia)
Formazione artistica: Accademia di Belle Arti di Firenze, allievo in pittura di G. Chini, in scultura di D. Trentacoste.
Nel 1929 insegna scultura presso la Scuola d’Arte di Monza.
Pittore/Scultore/Incisore: Figurativo moderno.
Tecniche: olio, tempera, pastello, matita, inchiostro, litografia, acquaforte, acquatinta, bronzo, legno, terracotta, gesso.
Soggetti: figure, nudi, cavalli, cavalieri, giocolieri.
Quotazione: riferimenti dalle case d’asta nazionali ed internazionali.
Mostre e Rassegne d’Arte: 1995 “Kunsthaus” (Vienna) - 1999 “Antologica” (Milano) 1999 “Pinacoteca Casa Rusca” (Locarno) 2000 “L’Incontro” (Chiari) - 2000 “Palazzo Rocca” (Chiavari) 2000 “Palazzo Fabroni” (Pistoia) - 2001 “Neue Pinakothek” (Monaco di Baviera).
Critica: testimonianze di: Carrieri, Vitali, Hammacher, Waldberg, Pirovano, Toninelli, Caramel, Coray.
“Marino Marini dagli anni Trenta si dedica quasi completamente alla scultura, solo dopo gli anni Cinquanta riprende a dipingere con rinnovato vigore, sviluppando i temi archetipi dei cavalli, cavalieri e nudi femminili con un linguaggio moderno e una sintesi cubista”.
...Il 14 dicembre 1938 sposa Mercedes Pedrazzini che da allora chiamerà Marina quasi a sottolineare l'intenso legame che li unirà per tutta la vita. Nel 1940 lascia Monza per diventare professore alla facoltà di scultura dell'Accademia di Torino e l'anno successivo diventa titolare della cattedra di scultura all'Accademia di belle arti di Brera a Milano. Durante la guerra si rifugia a Tenero[1], in Svizzera, nei pressi di Locarno (città natale della moglie), dove continua a lavorare. Si reca spesso a Zurigo e Basilea continuando a esporre fino al 1945. Solo nel 1948 torna a Milano dove riprende a insegnare e torna a ricoprire la cattedra all'Accademia di Brera a Milano, dove guida verso l'affermazione internazionale la giovane scultrice Amalia Del Ponte. Peggy Guggenheim acquista un suo Cavaliere, L'angelo della città, e lo installa a Venezia davanti al suo museo, dove si trova tuttora. Gli anni successivi vedono il suo progressivo svincolarsi dalle forme definite e un crescere del suo compiacimento...