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Alta Formazione - Intervista a Luciano Massari.

Di Marilena Spataro.

La vita artistica e professionale di Luciano Massari, nato a Massa, nel 56, è profondamente legata all’Accademia di Belle Arti di Carrara, tra le più antiche e prestigiose d'Italia, che gode di grande apprezzamento a livello internazionale. Basta, infatti, pensare che oggi, tra circa un migliaio di studenti iscritti, poco più di un terzo proviene da Paesi stranieri, in stragrande maggioranza Cina, ma anche da Russia e Corea. Qui, il professore Massari, ha studiato, qui, titolare di cattedra, insegna scultura, e, sempre qui, dal 2016, ne è il Direttore, dopo aver ricoperto la stessa carica presso l’Accademia Albertina di Torino.
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Ed è proprio in virtù del suo lungo incarico, sebbene prossimo alla scadenza, nonché della sua lunga frequentazione e, quindi, radicata conoscenza di questa Accademia, che lo abbiamo intervistato per meglio capire la realtà attuale, i percorsi futuri e le sfide che questa storica istituzione carrarese andrà ad affrontare in rapporto ai grandi mutamenti sociali che si profilano all'orizzonte in un mondo sempre più globalizzato.
Direttore già da parecchi anni lei è alla guida dell'Accademia di Belle Arti di Carrara, tra le piu antiche e prestigiose d’Italia, nonché di fama internazionale. Quali le maggiori sfide che ha dovuto affrontare fin ora e quali gli obiettivi raggiunti. Vuole fare un bilancio?
Fare un bilancio di questi anni da Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Carrara è una sfida di per sé. Ho voluto fortemente attualizzare l’offerta formativa, integrando i corsi cosiddetti “tradizionali” con altri. Dal 2022 con l’attivazione di quattro nuove scuole (Cinema, fotografia e audiovisivo; Didattica dell’arte; Design; Fumetto e illustrazione), approvate dal Ministero dell’Università, siamo in grado di rispondere al meglio alla richiesta di formazione che proviene in questo momento dal mondo dell’arte. L’ampliamento dell’offerta didattica ci ha portato, come Istituzione, a dover fare i conti con un problema pratico: la carenza di spazi adeguati per accogliere gli studenti e ospitare i corsi. Siamo riusciti a fronteggiare l’emergenza raggiungendo un obiettivo nell’obiettivo: quello di realizzare un’Accademia diffusa nel centro cittadino coinvolgendo istituzioni e privati, recuperando palazzi storici in stato di abbandono o di disuso che costituiscono un enorme patrimonio storico-artistico.
Ci descrive in breve come sono articolati attualmente gli insegnamenti. Quali sono gli aspetti che intende implementare e le priorità da portare avanti?
Attualmente i nostri corsi, suddivisi per scuole, permettono di ottenere Diplomi accademici di I livello (laurea triennale) e di II livello (laurea specialistica). Stiamo procedendo ad ampliare la nostra offerta con Master post Diploma e Dottorati di ricerca, secondo le direttive ministeriali.
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L’Accademia, sebbene legata a una forte tradizione con il passato, a sua volta mostra una sempre maggiore vocazione sperimentale e internazionale. Come vi state muovendo e quali le novità più importanti messe in atto in tale direzione?

L’internazionalizzazione è parte fondamentale della formazione che vogliamo offrire agli studenti. L’Accademia aderisce al programma Erasmus di mobilità studentesca all’interno dell’Unione Europea. E cerca di ampliare il suo orizzonte al panorama internazionale sostenendo altre iniziative di rilievo. Siamo parte del progetto Yes (Young European Sculpture), insieme a Francia, Portogallo e Lituania, promosso dalla Commissione Europea. E del progetto artistico Hydra, che vede coinvolti Grecia e Portogallo. Guardiamo a una didattica internazionale e condivisa con partner stranieri, anche a livello extra europeo.
Da sempre la storia della vostra Accademia si intreccia con quella della produzione e della lavorazione del marmo. Qual è oggi il rapporto che intercorre tra queste due realtà. Quanto è importante la formazione, o meglio l'alta formazione rispetto agli aspetti artistico lavorativi legati al mondo del marmo?
Il rapporto tra l’Accademia e il mondo della produzione e della lavorazione del marmo, fiore all’occhiello della città di Carrara, è ottimo: l’alta formazione che garantiamo in questo settore riesce a tradursi in pratica in modo proficuo attraverso collaborazioni con le realtà locali. Ci tengo a sottolineare che lo stesso avviene per i nostri programmi accademici che non hanno a che fare con il marmo, in un dialogo vivo e costante tra la didattica e il mondo del lavoro, tra la formazione teorica e l’applicazione pratica. Per fare degli esempi: siamo l’unica Accademia ad avere una fonderia attiva e attraverso convenzioni con i teatri locali permettiamo ai nostri studenti di confrontarsi sul campo con la macchina scenica.
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Rispetto alle realtà territoriali museali, ma non solo territoriali, come si interfaccia l’Accademia?

Di grande collaborazione sono anche i rapporti con le Istituzioni del territorio e quelli con le Fondazioni (cito la Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara, La Fondazione Marmo Onlus e la Fondazione Giorgio Conti). Lo stesso vale per le relazioni con i musei cittadini. A dirigere il CARMI (Museo Carrara e Michelangelo) e il CAP (Centro Arti Plastiche) sono due docenti dell’Accademia, considerato lo stretto legame tra l’Amministrazione comunale e l’Istituto di alta formazione artistica. Questo si traduce in un reciproco coinvolgimento in manifestazioni e iniziative di alto valore, per la valorizzazione di tutto il patrimonio artistico di cui disponiamo.
Qual è il suo sguardo e quali le sue previsioni, da dirigente, insegnante, nonché scultore, rispetto al futuro delle arti figurative tradizionali, specie per pittura e scultura. Pensa ci possa essere spazio per queste in un mondo sempre più digitalizzato in tutti gli ambiti, arte compresa?
Credo che la figurazione intelligente trovi sempre il modo di inserirsi in ambiti di ricerca attuali, qualunque siano i mutamenti del mondo che ci circonda e le tendenze congiunturali.
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Quale il ruolo che le Accademie di Belle Arti devono assumere per restare al passo con i tempi, tuttavia salvaguardando la tradizione? Come vi state attrezzando in Accademia per affrontare i mutamenti epocali cui ogni giorno assistiamo nella contemporaneità?

L’Accademia nasce storicamente per fornire una formazione che, partendo dalla tradizione, sia il più al passo con i tempi possibile. Oggi questo significa avere una vocazione sperimentale e, insieme, internazionale.
Sollecitare la creatività dei propri allievi formando, come in passato, bravi artisti, è un obiettivo ancora prioritario da perseguire dall’Accademia, oppure prevale la tendenza a formare tecnici eccellenti, da impiegare, nel vostro caso, quali scultori nell'industria del marmo?
Ovviamente l’Accademia deve fornire ai suoi studenti una formazione teorico-pratica su base tecnica, ma ciò a cui ambisce a monte e maggiormente è: cercare di formare il pensiero dei suoi allievi. E la creatività è proprio una componente fondamentale di quest’ultimo che cerchiamo sempre di stimolare.