André Derain: sperimentatore controcorrente

a cura di Silvana Gatti.
Il Museo d’arte di Mendrisio organizza una retrospettiva di ampio respiro sull’opera del pittore francese Derain: 70 dipinti, 30 opere su carta, 20 sculture, 25 progetti per costumi e scene teatrali, illustrazioni di libri e alcune ceramiche per documentare la creatività e l’attività poliedrica di questo protagonista dell’arte moderna. La mostra, a cura di Simone Soldini, Francesco Poli e Barbara Paltenghi Malacrida, è nata grazie alla collaborazione degli Archivi André Derain e ai prestiti di alcuni prestigiosi musei francesi.
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André Derain nacque a Chatou (Parigi) nel 1880 e nel 1898 si iscrisse all'Accademia Julian, nonostante il padre lo avesse avviato agli studi di ingegneria. In quel periodo entra in contatto con Henri Matisse e Maurice de Vlaminck, con il quale condivide uno studio a Chatou. Impara a conoscere le opere di Vincent Van Gogh, di Paul Cézanne e di Henri De Toulouse-Lautrec, maestri fondamentali nel suo percorso artistico. Nel 1905 espone al Salon d’Automne e al Salon des Indépendants, collocandosi tra i Fauves. Erano i primissimi anni del Novecento, in cui una manciata di artisti apportò all’arte profondi cambiamenti. Tra i massimi innovatori ci furono Derain e Matisse, che trascorsero vari anni a dipingere insieme le marine di Collioure, nel Sud della Francia. I due diedero vita tra il 1905 e il 1910 al movimento per il quale si coniò il termine Fauve, cioè il gruppo dei “Selvaggi”, a causa dei vivacissimi, infuocati colori che caratterizzavano le loro opere. I primi quadri del giovane Derain, come “L’Estaque” (Olio su tela, cm. 129x195, Houston Museo delle Belle Arti), esposto in questa mostra, non aderiscono del tutto ai dettami del movimento avanguardista francese: l’artista, pur utilizzando i colori forti alla maniera fauvista, li ingloba armonicamente nel rispetto dei vari elementi che rendono la composizione del paesaggio. In questo quadro le forme degli alberi sono distorte ma riconoscibili, contrariamente alle opere dei pittori fauves. Sia le forme che i colori, in prevalenza blu e verde, in quest’opera risentono fortemente l’influenza di Cézanne, come “Il vecchio albero” (olio su tela, cm. 41x33, 1904, Acquisto del 1951, Centre Pompidou, Paris. Musée national d'art moderne-Centre de création industrielle), qui esposto. Sono molteplici le correnti artistiche che influenzano Derain, in particolar modo nel primo decennio del Novecento, periodo in cui sperimenta e si accosta alla pittura. Si può dire che Derain è stato l’erede dell’Impressionismo, l’iniziatore della pittura Fauve e uno dei padri del Cubismo, nonché il precursore del Ritorno al Classicismo.
Alcune opere di Derain sono influenzate dal puntinismo di Paul Signac, altre dalla luminosità di Claude Monet, grazie al periodo trascorso a Londra nel 1906, mentre le opere influenzate da Paul Gauguin hanno colori più tenui. Amico del poeta Apollinaire, nel 1909 illustra un volume del poeta e, tre anni più tardi, arricchisce con i suoi preziosi disegni una raccolta di Max Jacob. L’attività di illustratore prosegue per il primo libro di Andrè Breton, nel 1916, per le favole di Jean de La Fontaine e per un’edizione del Satyricon di Petronio. Nel contempo continua a dipingere avvicinandosi al cubismo di Braque e di Pablo Picasso, senza giungere alla scomposizione della forma in quanto riscopre presto la pittura classica tradizionale, tornando ad usare la prospettiva e il chiaroscuro. Un “ritorno all'ordine” ed un ritorno alle “forme classiche” in parallelo a quello intrapreso in quel periodo da molti altri artisti europei, tra cui Gino Severini, Pablo Picasso dopo il suo viaggio in Italia, Giorgio De Chirico con la sua neonata metafisica, i movimenti Valori plastici e Novecento in Italia e Nuova oggettività in Germania.
Nel 1911 si accosta alla scultura africana e ai primitivi francesi, dipingendo nature morte e scolpendo figure rigide e stilizzate. Fu Derain a introdurre Picasso nel mondo dell’arte africana e con Derain Picasso fece i primi passi verso il Cubismo. Entrambi furono amanti della mondanità, uomini di grande successo, celebrità del mondo artistico del XX secolo.
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Ma se la fortuna di Picasso crebbe per tutto il secolo, quella di Derain ebbe un brusco, momentaneo declino dopo la seconda guerra mondiale, complice il mondo delle gallerie d’arte e del mercato. Terminata la Prima Guerra Mondiale, l’artista prende decisamente le distanze dal Cubismo e dal Surrealismo, ritenendoli movimenti antiartistici. Rimasto suggestionato dalle bellezze della città di Roma e dai pittori italiani del Rinascimento, viene rapito dal classicismo. Nel 1928 riceve il prestigioso premio “Carnegie”, e nello stesso periodo espone a Londra, Berlino, New York, Francoforte, Duesseldorf e Cincinnati. Rimane a Parigi durante l’occupazione tedesca della Francia, in seguito al Secondo Conflitto Mondiale, e nel 1941 rifiuta la direzione della Scuola Nazionale delle Belle Arti di Parigi. Durante un soggiorno a Berlino partecipa ad una mostra nazista dell’artista Arno Breker, e di conseguenza viene additato come collaborazionista della propaganda nazista e abbandonato da molti artisti. Muore nel 1954 investito da un automobile, a Garches. Amico di Picasso, Matisse, Braque, Giacometti, André Derain è uno dei protagonisti della rivoluzione artistica dell’inizio del XX secolo, sia pittorica sia scultorea, un’icona dell’arte del Novecento. Picasso nutrì grande ammirazione per Derain, con cui dal 1910, per diversi anni, collaborò grazie ad un’amicizia che durò fino agli anni Trenta. Il Cubismo, corrente artistica che trasformò l’arte ad inizio del ‘900, ebbe origine da Georges Braque, oltre che da Derain e Picasso. Nel periodo in cui Braque e Derain dipinsero insieme nel quartiere parigino della Ruche, Braque apprezzò molto il Primitivismo di Derain e quest’ultimo guardò molto al moderno classicismo di Braque.
Anche Alberto Giacometti apprezzò l’opera di Derain, in particolar modo la sua capacità di cambiare stile rifacendosi alla tradizione dell’arte antica. Dalla metà degli anni Dieci, la ricerca artistica di Derain vira in direzione opposta rispetto allo spirito avanguardistico che aveva caratterizzato la sua prima fase. Negli anni Venti e Trenta raggiunge un grande successo internazionale, ma a causa di questo cambiamento di rotta viene criticato dall’ambiente dell’avanguardia. André Breton, che era stato un suo grande ammiratore, lo accusa (al pari di Giorgio de Chirico) di aver esaurito la sua autentica vena creativa e di essersi rifugiato nella dimensione nostalgica della tradizione, inaridendo il suo incontestabile talento. Dei suoi vecchi amici, Braque fu l’unico ad aiutare Derain nei momenti di difficoltà, subito dopo la seconda Guerra Mondiale. La mostra intende esplorare tutti i principali aspetti della ricerca di Derain, e in particolare si focalizza sulle qualità della sua complessa e articolata produzione fra le due guerre e fino alla sua morte. Questa mostra documenta come Derain rimase sempre fedele alla pittura figurativa – il ritratto, il paesaggio, le nature morte – trovando ispirazione nell’arte greca e romana e nei grandi maestri dell’Ottocento. Chi ha forse compreso meglio di tutti il senso autentico della sua arte è Alberto Giacometti, che diventa suo grande amico, dal 1936 in poi. Giacometti dedicò un lungo articolo alla sua straordinaria capacità di raccogliere idee da tutta la storia dell’arte, trasformandola in qualcosa di personale. Alla morte del maestro, fu Giacometti ad aiutare i famigliari a salvare decine di sculture di Derain. Nell’ultimo periodo della sua vita Derain si isola sempre di più, e neanche la mostra postuma al Musée National d’Art Moderne di Parigi nel 1954 (anno della sua scomparsa) riporta l’attenzione della critica dominante sulla sua opera, di cui è apprezzato solo il primo periodo avanguardista.
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Per l’avvio di una vera rivalutazione dell’artista bisognerà attendere la grande retrospettiva al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (1994-95). La rassegna di Mendrisio analizza l’evoluzione e le sperimentazioni stilistiche e tematiche della pittura di Derain, oltre ai numerosi collegamenti nei più diversi territori dell’arte di tutte le epoche. E questo nei vari generi: il paesaggio, la natura morta, il ritratto, il nudo femminile, le composizioni più articolate. Non poteva mancare la produzione scultorea, che viene documentata con un gruppo interessante di lavori tra cui Femme au long cou, (dopo 1938 - bronzo, 32x19.5x4 cm). Appassionato di teatro, l’artista collabora a molte scenografie di spettacoli e balletti. Una sezione mette in luce questo aspetto meno noto ma molto rilevante dell’attività dell’artista attraverso una selezione di disegni, bozzetti e documenti fotografici. Un catalogo di circa 230 pagine, edito dal Museo d’arte Mendrisio, documenta con fotografie storiche e schede tutte le opere in mostra, introdotte dai contributi di studiosi e curatori e seguite dai consueti apparati riportanti una bibliografia scelta e una selezione delle esposizioni. Vengono inoltre pubblicati alcuni testi teorici esemplari dell’artista, tradotti per la prima volta in italiano.