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Biografie d’Artista - Lo sguardo del critico

Di Marilena Spataro.

Il mondo visivo di Luciana Ceci, tra realtà e sogno.

L'arte di Luciana Ceci ha sguardi ampi, frugali e immaginifici insieme; un altro mondo visivo, più vivo, inquieto, si pone, attraverso le sue opere, davanti agli occhi dello spettatore.
Pittrice, disegnatrice, calcografa, scultrice, di grande esperienza, questa eclettica artista marchigiana, guarda da sempre all’arte come refrigerio dell’anima, portatrice di bellezza e di armonia, nonché di idee che traggono linfa da una comprensione profonda della condizione umana e della sua caducità. E che affondano le proprie radici nel genius loci della sua affascinate Terra, le Marche.
Terra affascinante sì, quanto, spesso, tormentata dai capricci di una natura sublime, tuttavia capace di enormi spietatatezze e di cui, nella sensibilità artistica di Luciana, in qualche modo si colgono le tracce. È da qui, da una visione esistenziale e da un fare artistico di ampio respiro che bisogna partire per individuare il senso più profondo che caratterizza il lavoro di questa artista, in tutte le forme espressive in cui di volta in volta esso si manifesta, sempre e comunque attraverso un imprinting dal segno inequivocabile, che va dall’uso originale e sapiente del pennello, al bulino e ad ogni altro strumento calcografico, alle sue stesse mani.

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Attenta conoscitrice della Storia dell’arte e delle diverse tecniche delle arti plastiche e figurative, di cui, peraltro, è stata insegnante presso diversi istituti privati, Luciana Ceci negli anni della sua formazione ha attinto alla migliore tradizione novecentesca dei grandi maestri, quali, in scultura, Henry Moore sotto l'aspetto formale, Alberto Giacometti per senso poetico. E se, nella recente opera “Lei”, l’eco è giacomettina, in “Amiche” la scultura di Luciana si spinge più in là, alle prime avanguardie storiche, in una splendida performance plastica e stilistico compositiva che porta dritto a Matisse ed al suo meraviglioso capolavoro “La Dance”. Citazioni colte e raffinate che, in “Battaglia di Campaldino” e in tanti altri gruppi scultorei, riecheggiano Arturo Martini per composizione, ruvida matericita', oltre che per la presenza di basi a supporto delle sculture, realizzate in modo da diventare così elemento del tutto. Solitamente si tratta di basi nere a supporto di opere monocromatiche in terracotta refrattaria, perciò bianca, indicative di una visione, quella del bianco e del nero, della luce e del buio, che guarda agli opposti non quali elementi contrastanti, bensì quali elementi complementari: la coniutio oppositorum di junghiana memoria, ovvero lo Yin e lo Yang del pensiero orientale, da cui si genera l’armonia dell’universo, del Tutto.
In pittura sono i maestri del Realismo magico che sembrano voler tracciare inizialmente il percorso artistico di Luciana Ceci, tra essi Ubaldo Oppi, con il suo mondo sognante sospeso tra naturalismo e metafisica (come nel recente quadro dell’autrice, “Il Manifesto”), ovvero Felice Casorati, con i suoi rimandi a una pittura neorinascimentale fatta di personaggi immobili in pose frontali, nonché composizioni algide e dall’assoluto rigore geometrico (così come in “Sconosciuta” del 2021).

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Nel 1928, Massimo Bontempelli riferendosi al Realismo magico, scrisse: un mondo delineato con «precisione realistica di contorni, solidità di materia ben poggiata sul suolo; e intorno come un’atmosfera di magia che faccia sentire, traverso un’inquietudine intensa, quasi una altra dimensione in cui la vita nostra si proietta». Considerazione che, a mio avviso, ben descrive l’arte del dipingere della nostra artista.
Un discorso a parte, merita l’opera incisoria di Luciana, che pur avendo conoscenza della migliore tradizione dell’incisione del passato e dei suoi più importanti maestri, tende ad avvalersene poco. La soluzione alla quale ella giunge, nel tratto, nei soggetti, nelle immagini e nella composizione, è l’esito di una personale ricerca connotata da estrema modernità, originalità e da un elevato profilo artistico.
Tante, dunque, le influenze e i rimandi cui l’artista marchigiana ha rivolto nel tempo lo sguardo per cogliere l’essenza e i segreti dei grandi maestri, a partire da quelli del ‘900. Di ciascuno ha saputo fare tesoro, assorbendo e metabolizzando nel corso della sua carriera la lezione estetica, nonché ogni altro aspetto percepito come congeniale ed affine.
Il che le ha consentito di giungere a una sintesi pittorica, scultorea e incisoria, e a un linguaggio espressivo, personalissimi, di assoluta riconoscibilità e in cui le suggestioni dell’immagine e la magia delle atmosfere conducono immancabilmente ad una personalità d’artista a tutto campo, che si inscrive tra i migliori talenti del panorama artistico contemporaneo.

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Nota

Luciana Ceci è nata a Chiaravalle (AN). Nel suo percorso formativo ha approfondito le tecniche di pittura, scultura e ceramica con maestri tra cui Thomas Orthmann per la pittura a olio, Adriano Calavalle per l’incisione e Cosimo Carrino per la manipolazione dell’argilla, dando sempre primaria importanza al colore. In modo personale inventa corpi umani, volti, facce, paesaggi. Espone dal 1996 in personali e collettive in Italia e all’estero ottenendo premi e riconoscimenti. Alcune sue opere sono state acquisite per collezioni private e pubbliche in Italia, Germania, Ucraina, Lituania e Austria. Vive e lavora a Fano (PU).
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