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Consigli di lettura - Il tempo del corvo e del ragno

a cura di Marilena Spataro.
Raccolta di versi di Francesca Tuscano.

Pubblicato pochi mesi fa (Settembre 2021), da Bertoni editore, per la collana Miele, presentiamo qui il libro dell’ultima raccolta di versi di Francesca Tuscano, pregevole opera poetica, suddivisa in più sezioni e intitolata “Il tempo del corvo e del ragno”. Francesca Tuscano, laureata in Russo e in Italianistica, ha pubblicato diversi saggi sui rapporti tra la cultura russa e quella italiana e la monografia La Russia nella poesia di Pasolini (Book Time, Milano 2010). Ha scritto della storia e della lingua della comunità greca di Bova in Bova di Domenico Alagna (2005); Due storici e operatori culturali del 1700: il pievese Cesare Orlandi e il bovese Domenico Alagna. (2006), e Storia e vita di San Leo (2012) con il saggio Fra grecità e latinità - Due manoscritti settecenteschi bovesi a confronto e la traduzione dal latino del Compendium gloriosae vitae et mortis S. Leonis. Ha scritto libretti d’opera per Fausto Tuscano, Juan Garcia Rodriguez e Renato Miani. Ha pubblicato le raccolte di poesia La notte di Margot, (Hebenon-Mimesis 2007), Gli stagni di Mosca (La Vita felice 2012), Thalassa (Hebenon-Mimesis 2015), Nella notte di San Lorenzo (per l’Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, Corraini edizioni 2016), Il tempo del corvo e del ragno (Bertoni editore 2021).
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Scrive, nella prefazione al libro, il critico letterario e scrittore Piero Pieri (già docente di Letteratura italiana contemporanea al Dams dell’Università di Bologna):
«Probabilmente, Francesca Tuscano è la sola poetessa italiana che padroneggi la forma poesia attraverso una determinante tanto storica e ancestrale, quanto ricca di vissuti privati e collettivi - quelli propri dell’identità femminile della donna in magico rapporto con le proprie radici calabresi, e quelli provenienti da una coscienza lirica slava (che le viene dalla conoscenza profonda della lingua russa e della sua tradizione poetica e narrativa). Calabria e Russia determinano il nervo sensibile della poesia di Tuscano, ne predispongono l’orizzonte, ne movimentano l’alto tasso simbolico, la cruda quanto esatta rarità delle movenze discorsive. E in Lei, nella sua poesia , parla il testimone storico di una Russia in transito e in bilico fra una certa sua storia e una storia in divenire, storia radicale quanto percussiva di inquietudini sociali, che nel proprio smarrimento, nel proprio disancorato divenire, definiscono lo stato dell’abbando- no e quello della speranza come schizza la ballata del vento al Cremlino».

"ballata del vento al Cremlino"
Quel giorno mi ero svegliata per non fare niente,
nella città dei lavoratori.

Andai a guardare le scarpe dei passanti
dietro il muro rosso.

Contai i passi, le velocità, le pause.
Chiusi gli occhi per non sognare.

Passò una sposa, molti militari
(uno con un falcone al braccio),

e donne stanche, uomini ubriachi,
trafficanti svogliati, e brave persone.

Mi sfiorarono tacchi a spillo, stivali,
scarpe sfinite o appena indossate.

Le aiuole erano esatte. I fiori allineati.
Il chiosco dei gelati dove l’avevo lasciato.

Mi ricordai di te, dello stagno,
della chiesa del perdono, del giorno dopo.

Tutto era rimasto. Tutto era finito.
Guardai il cielo grande sopra il disincanto.

Il vento spegneva la sigaretta, con un’ultima fiamma.
E mi dissi - ricordati di dimenticare.

La gru era immensa,
sospesa nell’ansia meccanica
di dare un nome all’ordine delle scelte,
di affidare agli archivi delle crepe
le distanze delle intenzioni;

e quando divorava le innocenze
già marchiate dalle necessità,
il silenzio era un fascio di luce
che creava volumi nell’inesistente;

c’era chi ne calcolava il volo,
chi ne nascondeva l’ombra,
chi sperava di somigliarle;
ma i brandelli delle costruzioni
erano simili all’acciaio delle torri di guardia;

tutto si assomiglia
nella paura del nulla,
e non c’è assassino che non sappia
che il vuoto è la resa di un prestito