Stampa questa pagina

ENNIO CALABRIA

… verso il tempo dell’ essere
di Marina Novelli
La pittura capisce prima di me”.
Calabria 2
A Roma, Palazzo Cipolla ha visto fino allo scorso 27 gennaio, l’attesissima esposizione di uno degli artisti italiani fra i più significativi, stiamo parlando infatti della grande rassegna antologica di Ennio Calabria, in cui fa da protagonista assoluta la pittura in tutta la sua potenzialità di lettura del mondo attuale, ad esattamente sessant’anni dalla sua prima mostra personale, avvenuta nel novembre del 1958 presso la Galleria La Feluca e a poco più di trent’anni dalla sua ultima ampia mostra antologica nel Museo di Castel Sant’Angelo nel 1987. È doveroso precisare pertanto che l’uscita di scena negli Anni Sessanta di Ennio Calabria è da attribuirsi ai notevoli disaccordi intercorsi con Renato Guttuso, che lo vedevano come una parte politica all’opposizione e che ancor oggi, l’artista tratta come una questione di cui si limita a raccontare come di un ineluttabile fatto storico ampiamente do- cumentato. Ennio Calabria è stato il protagonista, sia culturalmente che pittoricamente parlando, della grande, enorme trasformazione dell’arte nel tempo, guidandone praticamente il mutamento e portando questa capacità creativa, questa sua assoluta supremazia, da allora ad oggi in ma- niera assolutamente originale e proiettando inoltre, il figurativismo italiano ed europeo dallo scorso secolo ad oggi, imponendosi pertanto quale protagonista assoluto, sempre in li- nea con il suo tempo. La grande esposizione di Palazzo Cipolla è stata fortemente voluta dal Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro Internazionale e realizzata da Poema, in collaborazione con l’Archivio Calabria e con il supporto di Civita Mostre. A curare questa grande espo- sizione, che suona quasi come una sorta di “risarcimento” nei confronti di Ennio Calabria, con sessant’anni di sublime pittura al suo attivo, è stata la indiscussa maestria di Gabriele Simongini, il quale scrive:《Lungo sessant’anni di ricerca la pittura per Calabria ha sempre avuto un potente valore sociale, in senso ampio, come strumento conoscitivo delle infinite trasformazioni di un mondo passato dalla Guerra Fredda all’attuale dominio globale delle corporazioni hi-tech e di un’Italia ormai irriconoscibile, passata dall’entusiasmo della ricostruzione e del boom economico allo spaesamento dell’o- dierno ruolo di emblema della crisi europea. Una pittura di “storia”, dunque e pur in senso ampio, etimologico (dal latino “historia”, ovvero “ricerca, indagine, cognizione”), mai illustrativo, con una profonda identificazione fra vicende collettive e autobiografia interiore》.
Calabria 3
“L’arte è eccellenza della soggettività che è l’antitesi del pensiero unico”. Ennio Calabria, da sempre orientato a cogliere i sintomi e le cause della regressione e della prevalenza di un istinto collettivo di inclinazione oppressiva quasi come se corrispondesse, per contrasto, ad un sempre crescente progresso tecnologico; oggi egli ritiene che la sua espressione pittorica “si deve porre come qualcosa che si sente, non come qualcosa che si capisce”. Di estremo interesse sono state le parole del Prof. Avv. Emmanuele F.M. Emanuele che ha asserito infatti, in fase di Conferenza Stampa, quanto segue: 《Ennio Calabria ha traghettato il figurativismo italiano ed europeo dal secolo scorso ad oggi, imponendosi come protagonista assoluto sempre in linea con il suo tempo. Dalle opere di questo artista - cui sono particolarmente lieto di dedicare un’antologica così ricca e completa come quella che qui presentiamo - promanano un’energia ed una vitalità che sono specchio del suo approccio critico ed appassionato al mondo che lo circonda, atteggiamento che sfocia in una ricerca a tutto tondo sulla condizione esistenziale dell’individuo contemporaneo e sulle dinamiche di un’epoca in perenne evoluzione》. Significativo è anche il fatto che in questa mostra, nella disposizione delle opere, si sia deciso di compiere un percorso non cronologico, a ritroso per l’esattezza, consentendo ai visitatori di ammirare subito, non appena entrati nella prima spaziosa sala di Palazzo Cipolla e di essere magnificamente investiti dalle sue opere più recenti, attratti come calamite dalla suggestiva potenza del- la sua espressione artistica al giorno d’oggi, che di certo non si smentisce e non smette mai di sorprenderci; sebbene però, la mostra sia stata aperta con un quadro non certamente privo di significato quale “Imponderabile nel circo” esposto per la prima volta nel 1958 in occasione della sua prima personale, opera a cui hanno fatto seguito i suoi più noti capolavori quali: “La città che scende” del 1963; “Funerali di Togliatti” del 1965, opera questa che è stata esposta molto di rado; “Pantheon” del 1978-79; “Il traghetto di Palermo” del 1984; “La città dentro” del 1987; “Eretto antropomorfo” del 1993 per quanto riguarda il passato, ma a cui ha fatto seguito un ampio spazio di significative opere realizzate dal 2000 ad oggi: “Presentimento d’acqua” e “Ombre del futuro” del 2008; “Il pensiero del corpo” del 2010, “ Patologia della luce” del 2012; “L’uomo e la Croce” del 2016 e molte altre; esposizione a cui sono state incluse pertanto le cinque opere inedite realizzate espressamente per l’occasione nei mesi più recenti prima che la mostra avesse inizio. Una particolare attenzione meritano anche i suoi suggestivi ritratti, partendo da “Stalin” del 1964 e “Mao Pianeta” del 1968, fino a “Italo Calvino. Voglia di eterno” del 2013, tanto per citarne alcuni e agli indimenticabili ritratti dedicati a Papa Giovanni Paolo II, nonché ad una nutrita serie di autoritratti, pastelli e una serie di manifesti realizzati da Calabria nel corso degli anni.
Calabria 4
Ad accrescere il valore intrinseco di molte opere esposte abbiamo visto alcuni testi scritti di pugno dall’artista e inseriti nelle didascalie delle opere stesse, ampliandone così, immancabilmente, il valore della fruizione. “L’arte restituisce alla storia i sintomi delle mutazioni in atto”. Delle 80 opere eccellentemente esposte nelle sale, due dei cinque quadri datati 2018 mi hanno particolarmente colpita: “L’ombrello rotto” e “Il branco”. L’opera “L’ombrello rotto” è intesa come il simbolo della perdita di tutte le protezioni. Con l’ombrello infatti ci proteggiamo dalla pioggia e quando l’ombrello si rompe, si sconquassa ed esplode riducendosi in brandelli, ci sentiamo senza protezione alcuna… indifesi! Estremamente esposti a qualsiasi tipo di insidia! L’opera pertanto sta a significare quanto gli esseri umani senza ideologie e, spesso e purtroppo, senza Fede… siano soli. Smarriti.! Il dipinto “Il branco” invece, è scaturito da un incontro reale, in cui egli stesso si è imbattuto una notte mentre in auto faceva ritorno nel suo studio; con i fari della sua auto infatti ha illuminato un branco di cani randagi, famelici, restando profondamente colpito dalla forza di questa visione. Egli, nella sua espressione pittorica non ne fa una visione prettamente realistica, ma la traspone nel simbolo del “branco” oggi, in riferimento a tutto ciò che significa fare “gruppo ciecamente”, vedi ad esempio il “branco di stupratori”; l’esempio di una società massificata in cui stanno prevalendo le forze brutali ed aggressive, senza controllo, insite negli istinti umani più bassi. Una volta ancora in Calabria notiamo quanto egli parta dal quotidiano per arrivare ad una visione sociale di più ampio respiro… un Calabria sempre di una attualità sorprendente… che sembra quasi fermare o addirittura, precorrere i tempi! “La pittura non dice, racconta”. (Ennio Calabria)