Il colore e la luce nell’arte di Domenico Asmone

a cura di Fabrizio Sparaci.

Secondo il pittore e musicista svizzero Paul Klee, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, l’arte deve osservare la natura e l’artista non deve copiare quanto già esiste, ma, con l’immaginazione e sperimentando tecniche e materiali diversi, creare un nuovo mondo di forme naturali e astratte. Un pensiero che calza perfettamente con l’interpretare l’arte di Domenico Asmone, pittore e scultore eclettico tanto nello stile quanto nel linguaggio, che ha nella natura il punto di partenza delle sue opere e che ha voluto intitolare la sua ultima mostra svoltasi dal 3 al 17 febbraio alla Fondazione Luciana Matalon di Milano con una frase proprio di Paul Klee, “Il colore mi possiede”.
Nel capoluogo lombardo l’artista nato a Bologna nel 1963 ma trasferitosi giovanissimo a Pistoia, dove tutt’oggi vive e crea, ha presentato oltre 20 opere tra dipinti ad olio su tela, sculture in ceramica e altorilievi in ceramica smaltata, tutte realizzate negli ultimi tre anni, in decisa dialettica con il suo recente passato.
Una produzione che si distacca fortemente dai suoi primi lavori degli anni Ottanta, quando partiva da un figurativo ragionato e oggettivo, dalle forme delineate e leggibili. Oggi Asmone si esprime ed emoziona il pubblico attraverso un’informale fortemente istintuale e materico, ricco e denso, per una arte caratterizzata dal colore e dalla luce, i due elementi che maggiormente definiscono le sue opere.
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Le opere su tela sono la naturale evoluzione della ricerca poetico-espressiva delle esperienze informali che guardano agli anni Quaranta e Cinquanta del ‘900. Ma per Asmone non si tratta di espressioni volte a testimoniare una tensione sociale o un disagio esistenziale, né tantomeno una critica a tutto ciò che può essere riconducibile a una forma. L’artista vuole restituire l’energia della materia pittorico/cromatica prendendo a riferimento la natura che, dell’energia, ne è la fonte più pura.
Asmone parte dal paesaggio circostante focalizzandosi sulla forza emotiva del colore. Da qui la decisione di porre davanti al titolo di ogni opera l’aggettivo “cromatico”, come ad esempio Cromatico mare o Cromatico rosso, realizzate rispettivamente nel 2020 e 2019 proprio con l’intento di “condizionare” chi le osserva. Lavori che si basano sulla forza dei colori, sui contrasti cromatici e sulle implicazioni percettive che accompagnano la fase emozionale.
La dimensione emotiva che scaturisce dal colore è centrale anche nelle sculture in ceramica, fortemente impattanti nel richiamo a figurazioni primitive e ancestrali.
Il punto di partenza è sempre la natura e la dinamica del cromatismo. Tuttavia, sebbene ci sia coerenza di stile e di linguaggio, il risultato percettivo ed emozionale è del tutto diverso proprio perché il medium non sono più i colori a olio stesi a spatola bensì gli smalti ceramici: la lucentezza della smaltatura, i gradienti di intensità cromatico-luminosa variegati, la singolarità delle gamme cromatiche tipiche degli smalti ceramici, nonché la fusione di due o più colori voluta dall'artista, portano a soluzioni dalla singolare efficacia estetica, come appare evidente in Madre Terra, realizzata nel 2020.
Gli altorilievi in ceramica smaltata, ulteriore evoluzione delle sculture in ceramica dipinta, si caratterizzano per la doppia cottura, prima del corpo ceramico e poi dello smal- to che lo ricopre, offrendo una ulteriore varietà di forme e di effetti cromatici assolutamente inaspettati.
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Ancora una volta l’artista si ispira alla natura, ma ciò che maggiormente colpisce è il forte richiamo alla città di Pistoia e in particolare alle chiese in stile romanico-gotico, che presentano le tipiche facciate bicrome in pietre bianche e verde scuro, oltre agli architravi medievali scolpiti: opere straordinarie dove la citazione alla bicromia delle facciate, così come agli architravi, sono ben intuibili nel connubio forme-colori.
Che si tratti di dipinti o sculture, immergersi nelle opere di Domenico Asmone significa ritrovarsi in una realtà viva e palpabile, nella quale il colore assume un’importanza fondamentale nel trasmettere emozioni, e i giochi cromatici non sono assolutamente casuali, bensì ricercati con sapienza e pazienza, impressi sulla tela o “scavati” nella ceramica.
La mostra alla Fondazione Luciana Matalon di Milano, realizzata in collaborazione con la Galleria Colonna di Appiano Gentile (CO), è stata accompagnata da un catalogo edito dalla Casa editrice “Gli Ori” di Pistoia con testi critici di Nello Taietti, Siliano Simoncini e Alessandro Paolo Mantovani.