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IMPRESSIONISMO E AVANGUARDIE - Capolavori dal Philadelphia Museum of Art Milano, Palazzo Reale dal 7 marzo al 2 settembre 2018

FIG 2. Mary Cassatt Donna con collana di perle in un palchetto 1879 1212Ad inizio marzo, preannunciando la primavera, si apre a Milano, nella splendida location del Palazzo Reale, una mostra con opere che arrivano d’oltreoceano, precisamente dal Museo d’Arte di Philadelphia. Cinquanta opere fruibili per ben 180 giorni, un’occasione unica per ammirare capolavori dei più grandi pittori a cavallo tra Otto e Novecento nel loro periodo di massima espressione artistica. L’esposizione è promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e MondoMostreSkira.
Fondata nel 1681, Filadelfia nell’Ottocento era la più grande città nordamericana, in cui i commercianti erano attivi nel settore navale e ferroviario, con conseguente sviluppo del settore bancario. La disponibilità di denaro rese possibile l’abbellimento della città, che nel 1876 ospitò la prima Fiera mondiale ufficiale negli Stati Uniti, contribuendo a stimolare i ricchi americani a spingersi sino in Europa per acquistare opere d'arte. Ne è nato il Philadelphia Museum of Art, che è stato inaugurato nel 1877 ed annovera nella sua collezione oltre 240.000 opere, rappresentative di oltre duemila anni di produzione artistica.
Fiske Kimball, direttore del museo per trent’anni dal 1925, dotò il museo di arredi originali provenienti da vari paesi, e le numerose donazioni da parte di imprenditori e appassionati collezionisti hanno arricchito negli anni il museo.
Gli americani, ed in particolar modo gli abitanti di Philadelphia, sono stati tra i primi a collezionare le opere impressioniste, che grazie alla loro tipica atmosfera ben si adattavano all’arredamento delle grandi residenze di questi imprenditori. E’ stata soprattutto l’artista Mary Cassatt, abitando a Parigi, a facilitare i contatti e gli scambi d’arte tra artisti e mercanti.
Aveva la propria sede a Filadelfia la Pennsylvania Railroad, un'antica società ferroviaria degli Stati Uniti d'America, costituita nel 1846 e cessata nel 1968 a causa della sua fusione con la società New York Central Railroad (NYC). A capo della società, Alexander Cassatt, fratello della pittrice Mary, fu il primo ad acquistare i quadri di Manet, Monet, Degas e Pissarro, influenzando gli altri dirigenti della società che fecero a gara nell’acquistare opere d’arte francesi. Frank Graham Thomson, successore di Cassatt, fu accompagnato dalla stessa artista nella galleria parigina di Paul Durand-Ruel, il più importante mercante d’arte impressionista dell’epoca. Thomson acquistò ben dodici dipinti di Monet e altre opere impressioniste.
FIG 3. Marc Chagall Nella notte 19431 1212I primi dipinti impressionisti entrarono nella collezione del Philadelphia Museum of Art nel 1921, quando il W.P. Wilstach Fund approvò l’acquisto di dieci opere dagli eredi di Alexander Cassatt. Tra gli altri collezionisti che contribuirono ad accrescere la collezione del museo figura anche Samuel Stockton White III, famoso culturista che nel 1901 fece da modello a Rodin, come documenta la bellissima scultura “L’atleta” esposta in mostra, visivamente legata al “Pensatore”, che documenta l’originalità di un artista le cui sculture, che sembravano non terminate, rivoluzionarono completamente gli standard dell’epoca. I visitatori della mostra milanese potranno constatare che è stata proprio quell’indefinitezza a rendere le opere di Rodin così particolari, in grado di trasmettere al fruitore realismo, tensione e dinamismo. White acquistò diversi dipinti impressionisti, che la moglie Vera lasciò al museo nel 1967. Altre donazioni furono il frutto della filantropia di Henry P. McIlhenny e della sorella Berenice McIlhenny Wintersteen, che acquistarono e poi donarono dipinti di Delacroix, Degas, Renoir, Matisse e Picasso.
La donazione che diede formalmente il via all’attuale collezione d’arte moderna del museo fu quella di Albert Eugene Gallatin, seguita da quella di Louise e Walter Arensberg, la cui collezione costituisce l’altra pietra miliare dell’arte del Novecento a Philadelphia. Gli Arensberg si affidarono a Duchamp per l’acquisto delle opere d’arte di Picasso, Matisse, Georges Braque e dello stesso Duchamp. La raccolta di pittura moderna del museo fu poi arricchita dalla donazione, nel 1964, della collezione Louis E. Stern, che si concentrò sulla pittura francese del XIX e del XX secolo, dai capolavori impressionisti e postimpressionisti di Renoir, Cézanne e Bonnard alle opere di Henri Rousseau, Henri Matisse e di maestri della Scuola di Parigi come Chagall e Soutine.
Per la mostra milanese sono state selezionate cinquanta opere, in un percorso di sicuro fascino. La luminosità delle opere di Monet è documentata, tra gli altri, da “Il sentiero riparato” (1873), che raffigura un personaggio che si incammina lungo un sentiero ai bordi di un bosco. Non poteva mancare un quadro che rappresenta una delle vere ossessioni di Monet, “Il ponte giapponese” (1895). Il soggetto è ispirato al giardino in stile giapponese della residenza del pittore a Giverny, dove egli coltivava diverse piante esotiche che decoravano un ponticello di legno. Insieme alle ninfee, Monet dipinse diverse versioni del ponte, inquadrato nelle varie ore del giorno, al fine di studiarne le variazioni cromatiche al variare dell’ora e delle condizioni atmosferiche.FIG 4 . Edgar Degas La classe di danza ca. 1880 1212
Molto bello il paesaggio di Sisley che raffigura “Le rive del Loing” (1885), mentre Pissarro, considerato dagli studiosi il precursore degli impressionisti, è presente con “Paesaggio (frutteto)” (1892), quadro dai colori vibranti e delicati.
Inconfondibili le opere di Cézanne per lo stile geometrico, evidente nelle o- pere paesaggistiche quali “Le Quartier du Four, à Auvers-sur-Oise” (ca.1873) e “Paesaggio invernale, Giverny” (1894). Altri paesaggi sono quelli di de Vlaminck con “La Senna a Chatou” (ca.1908), “Paesaggio, e Chemin des Caucours, Cagnes-sur-Mer” (ca.1924) di Soutine. La Costa Azzurra è immortalata in una bellissima opera di Dufy, “Finestra sulla Promenade des Anglais, Nizza” (1938), che offre una bellissima veduta del lungomare nizzardo visto da una finestra. E imperdibili sono gli scorci cittadini come “I grands Boulevards” (1875) di Renoir, che ci ricorda un’atmosfera d’altri tempi per via degli abiti indossati dai passanti, e “Place du Tertre a Montmartre” (ca.1912) di Utrillo.
Riuniti quasi fossero “una mostra nella mostra” sono una carrellata di stupendi ritratti, genere pittorico con il quale si sono cimentati artisti del calibro di Manet, presente con “Ritratto di Isabelle Lemonnier” (ca.1877). Tra i pittori ritrattisti non poteva mancare Pierre-Auguste Renoir (Limoges 1841, Cagnes-sur-Mer 1919), che ha dipinto le donne conosciute durante la sua lunga carriera. Oltre alla moglie, ha dipinto amanti, amiche, modelle professioniste e giovani donne incontrate per strada, attrici ed esponenti dell’alta borghesia. Dai suoi esordi all’epoca del Secondo Impero fino al periodo dell’Impressionismo nella seconda metà degli anni ’70 dell’Ottocento, dal ritorno alla tradizione e ad Ingres, allo stile rubensiano degli ultimi anni, la figura femminile rappresentava la maggiore fonte d’ispirazione dell’artista, al punto da essere definito dalla critica il più grande pittore delle donne tra i suoi contemporanei: “È lui il vero pittore delle giovani donne di cui sa rendere, in quell’allegria di sole, il fiore dell’epidermide, il velluto della carne, la madreperla dell’occhio, l’eleganza del-la pettinatura”, scrisse Huysmans, esponente del mondo culturale parigino, dopo aver visitato la mostra impressionista del 1882. Era considerato come “il maestro di tutti, il grande pittore di nudo dei nostri tempi” (Arsène Alexandre) grazie ad opere come “Bagnante” (ca.1917-1918), esposta in questa mostra insieme a “Ragazza che fa il merletto” (ca.1906), e “Ragazza con gorgiera rossa” (ca.1896).

FIG 6. Pablo Picasso Donna e bambine 19611 1212In mostra sarà possibile confrontare, accanto al “Ritratto di Madame Cézanne” (1885-1887) di Cézanne, i diversi linguaggi pittorici tra Van Gogh, con “Ritratto di Madame Augustine Roulin e la piccola Marcelle” (1888) e “Ritratto di Camille Roulin” (1888) e Picasso, dallo stile cubista riconoscibile in “Nudo femminile seduto” (1908- 1909), “Uomo con violino” (1911-1912), “Donna e bambine” (1961).
Non mancano le pittrici dell’epoca, come Berthe Morisot presente con “Ritratto di bambina” (1894) e Mary Stevenson Cassatt, (Pittsburg 22 maggio 1844 – Château de Beaufresne, 14 giugno 1926), artista statunitense che visse molto tempo in Francia dove, diventando amica e allieva di Degas, espose le proprie opere insieme agli impressionisti. Cassatt ha realizzato molti dipinti che ritraggono la vita sociale e privata delle donne della sua epoca, presente con “Donna con collana di perle in un palchetto” (1879) accanto a ritratti eseguiti da Metzinger, Gleizes, Bonnard e Matisse.
Il genere della natura morta è presente con importanti composizioni di frutta e fiori di Gauguin e Van Gogh, Braque e Matisse, mentre rapiscono lo sguardo quadri come “Marina in Olanda” (1872) di Manet e “La classe di danza” (ca.1880) con le celeberrime ballerine di Degas.
La mostra documenta inoltre le cosiddette avanguardie fiorite dopo l’impressionismo, con opere quali “Una se- ra di carnevale” (1886) di Rousseau, “Cerchi in un cerchio” (1923) di Kandinsky, “Carnevale al villaggio” (1926) di Klee, “Simbolo agnostico (1932) di Dalí, “Pierrot con rosa” (ca.1936) di Rouault e “Nella notte” (1943) di Chagall, opera catartica che celebra il sentimento dell’amore.
E per finire, le sculture, da Rodin all’enigmatico “Il giullare (1905)” di Picasso, sino alla particolarissima scul- tura in pietra “Il Bacio (1916)” di Brancusi.
Tutti capolavori che un tempo arredavano le case di industriali americani o di illuminati collezionisti che, con grande generosità, decisero di donarli al Philadelphia Museum of Art. Un’anteprima che invoglierà qualche visitatore ad andare a Philadelphia per co- noscere le altre opere di questa imponente collezione di fama internazionale, come suggerisce Timothy Rub, Direttore del museo, che entro il 2020 verrà ampliato da Frank O. Gehry.