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Impressionisti. Tra sogno e colore

Mastio della Cittadella a Torino.

A cura di Silvana Gatti.

3 MANET














Èdouard Manet
“Vaso di Fiori” - Olio su cartoncino - cm 35x25,5



Dall’11 marzo al 25 giugno 2023 il Mastio della Cittadella a Torino ospita la mostra Impressionisti. Tra sogno e colore dedica- ta al periodo dell’Impressionismo parigino tra il 1850 e il 1915. La mostra è stata progettata appositamente per questo straordinario spazio, recentemente restituito alla fruizione pubblica. La rassegna vanta un comitato scientifico internazionale, che comprende Vittorio Sgarbi critico e storico dell’arte, Gilles Chazal - ex Direttore del Petit Palais di Parigi, Maïthé Vallès-Bled - già Direttrice del Musée des Beaux-Arts di Chartres e del Musée Paul Valéry, Alain Tapié - storico dell’Arte, Direttore Peintres de Normandie, e Vincenzo Sanfo - curatore di mostre internazionali, e presenta ben oltre 200 opere tra dipinti, sculture, acquerelli, disegni, ceramiche, incisioni, opere grafiche, oltre a fotografie, documenti, libri e materiali di corredo, al fine di offrire ai visitatori uno spaccato della società al tempo della nascita e affermazione del movimento impressionista.
L’esposizione, che annovera splendide opere d’arte, è arricchita anche da aspetti multimediali, al fine di documentare i profondi mutamenti avvenuti nella società dell’epoca, con l’avvento dell’industrializzazione, la nascita della fotografia, del cinema, dell’elettricità, del telefono e dei primi voli aerei, immergendo i visitator nella Parigi della Bella Époque, che ha visto la nascita dei primi metrò, la costruzione della mitica Tour Eiffel e il raggiungimento di conquiste, che hanno cambiato le prospettive dell’umanità sul nascere del Novecento, all’alba della grande tragedia della prima guerra mondiale.
4 MONET












Claude Monet
“Deux canots échoués” - Circa 1857 - Disegno - cm 31x23


Questa mostra, come un viaggio a ritroso nel tempo, riporta i visitatori nell’atmosfera di quel periodo, ponendo l’accento su un particolare momento della ricerca artistica, forse meno nota, quella dedicata al disegno, all’incisione e in particolare alle tecniche di stampa, molto popolari all’epoca. Tecniche che trovarono sulla loro strada un nuovo linguaggio, quello della fotografia, che renderà obsoleta l’arte grafica imponendo una riflessione sull’utilizzo o meno di un mezzo, apparentemente superato. Divisi in due correnti, derivanti da Daumier e da Millet, si avvieranno così le sperimentazioni di Pissarro, le riletture goyesche di Manet e le ricerche di Renoir, che condurranno a risultati poi accolti nelle innovazioni formali di uno tra i più grandi sperimentatori delle tecniche grafiche e di riproduzioni a stampa, Toulouse-Lautrec. L’uso del bianco e nero porterà gli impressionisti davanti a delle problematiche a volte apparentemente insuperabili e li costringerà a dover forzare la loro capacità creativa, qui non più aiutata dall'uso del colore, ma solo dal segno e dalla grafia. Artisti come Monet si rifiuteranno categoricamente di usare l’incisione, anche se nello studio del dottor Gachet, spinto dall’entusiasmo di Pissarro, proverà ad incidere due lastre, per ora rimaste sconosciute e sino ad oggi introvabili. Esperienza che non lo entusiasmò e che non ripeté, dedicando invece tempo al disegno e alla tecnica del pastello, a lui più immediate e congeniali, come si può notare nel bellissimo disegno di due barche ormeggiate (Deux canots échoués).
Per altri artisti quello dell’incisione diverrà, invece, un aspetto interessante, ma marginale del proprio lavoro, come ad esempio per Sisley, che realizzò non più di sei tavole incise o litografate, o Cézanne, il quale ne realizzò appena nove, così come Berthe Morisot che lasciò non più di otto rare lastre incise. Manet, invece, ben prima dell’epoca impressionista si era appassionato alle tecniche dell’incisione e aveva realizzato lastre di grande qualità, ispirandosi alla pittura e all'incisione spagnola, in particolare guardando a Velásquez e a Goya e continuando per tutta la sua vita ad incidere e realizzare acqueforti e litografie molto ricercate, ancor oggi, dai collezionisti di tutto il mondo. Degas e Pissarro, comunemente inseriti tra i protagonisti della pittura impressionista, furono anche tra i protagonisti delle sperimentazioni dell’incisione e delle tecniche grafiche, realizzando opere innovative grazie alle loro manipolazioni, rinnovando un mezzo divenuto, a suo tempo, ripetitivo e banale. Essi contribuirono a fare delle tecniche dell’incisione un’arte nuo- va e autonoma, inserendo ritocchi, lumeggiature e altri interventi che le renderanno, di fatto, non opere seriali di riproduzione ma praticamente dei pezzi unici.
5 SOMM












Henry Somm
“Le Chagrin” - 1890 ca. - Pastello - cm 44,5x54



Il percorso espositivo prende il via dagli artisti aderenti al movimento dell’École de Barbizon, con una particolare attenzione alle varie tecniche da loro sperimentate e utilizzate, per proseguire con gli artisti che parteciparono alle otto mostre ufficiali impressioniste. Quando, nell’aprile del 1874, il gruppo di artisti riunito sotto l’egida della Società Anonima degli Artisti Pittori Scultori e Incisori si diede appuntamento a Parigi per una mostra collettiva nello studio del fotografo Nadar in Boulevard des Capucines, non avrebbe mai immaginato di firmare, da lì a breve, il rivoluzionario atto di nascita di un fenomeno senza precedenti. Le tecniche dell'incisione furono, per molti degli impressionisti, il campo più fertile in cui studiare, sperimentare e prendere appunti, come ad esempio per Monet. Basti comparare l'opera simbolo di Monet, il dipinto “Impressions, soleil levant” per notare il riferimento all’incisione di Jongkind “Soleil couchant Port d'Anvers”, realizzata dal grande pittore olandese già nel 1868 e che Monet, dopo averla vista, fece sua attraverso il dipinto divenuto storico e fondamentale per l'arte universale. In quell’esposizione le opere di Pissarro, Degas, Cézanne, Sisley, Monet, Morisot, Renoir scioccarono letteralmente il pubblico generando sgomento e critiche, mentre proprio “Impression, soleil levant” di Monet, venne citato dal critico dell’epoca, Louis Leroy, che, parafrasandone il titolo, creò il termine di pittura “impressionista”.
Una carrellata di opere di grandi protagonisti quali Monet, Degas, Manet, Renoir, Cézanne, Gauguin, Pissarro, ac- canto ad altri nomi come Bracquemond, Guillaumin, Forain, Desboutin, Lepic e tutti gli altri artisti che con loro hanno condiviso l’avventura di un nuovo modo di fare arte, in questa mostra che documenta l’influenza che il movimento impressionista ha avuto nel mondo artistico di fine Ottocento, con la presenza di alcuni artisti quali Toulouse-Lautrec, Permeke, Derain, Dufy, Picasso. La mostra, a cura di Vincenzo Sanfo, si articola in tre sezioni, partendo dal clas- sicismo di Ingres, attraversando il realismo di Courbet e la lezione della scuola di Barbizon - una corrente paesaggista del realismo collegata alla località di Barbizon in Francia, che ha portato alla nascita dell’Impressionismo e alla sua eredità.
Dedicata ai cosiddetti pre-impressionisti, la prima tappa di questo viaggio, “Da David all’École de Barbizon, i fermenti dell’Impressionismo”, ripercorre il fermento artistico della Parigi di fine ottocento, strettamente legata all’accademismo e controllata dal rigido meccanismo dei Salon. La pittura aulica e dai temi classici dominava il mercato, e la ricerca artistica verso nuovi linguaggi espressivi non era vista di buon occhio. Furono artisti quali Delacroix, Courbet, Millet, Corot ed altri che, uscendo dagli studi e dagli atelier, andarono nelle strade, nei campi, nel mondo reale, per descrivere i mutamenti di una società che si affacciava verso un nuovo secolo, denso di scoperte e trasformazioni, sia sociali che tecnologiche. L’École de Barbizon (la definizione venne coniata del critico scozzese David Croal Thomson nel 1890) comprendeva un gruppo di artisti dagli stili e dalle ispirazioni molto diverse fra di loro che a partire dal 1822, data del primo viaggio di Camille Corot a Barbizon, desideravano lasciare l’ambiente urbano parigino per dipingere a contatto con la natura, prediligendo scene rurali, spesso popolate da personaggi di umile origine quali contadine e massaie. In questa sezione sono esposti lo studio per La morte di Sardanapale di Delacroix, tre capolavori di Courbet, e ancora l’arazzo Le seminatrici di Jean-François Millet, oltre ad una rara serie di cliche-verre di Corot e Daubigny. Questo fermento causò una rivolta nei confronti dell’imperante accademismo e sfociò nella scelta di tematiche rivolte al mondo contadino ed operaio, tanto decantato da Millet, pittore del sociale anticipatore di molte tematiche toccate in seguito da Van Gogh.
2 CEZANNE













Paul Cezanne
Autoportrait - Héliogravure da litografia
cm 16,5x23
Litografia del 1898 - Ed 1939


La seconda sezione documenta la rivoluzione impressionista con dipinti che raccontano la vita quotidiana, esaltando la realtà di un mondo in veloce cambiamento. L’avvento della fotografia, del cinema e delle grandi trasformazioni, sociali e tecnologiche trasformeranno anche il mondo dell’arte. Attraverso le opere di alcuni dei grandi protagonisti e dei loro comprimari, la mostra racconta l’avventura dell’Impressionismo, che toccò tematiche, sperimentazioni e scoperte di un gruppo di artisti che, pur molto diversi tra loro per stili e tematiche, hanno contribuito, con il loro coraggio, a cambiare in modo radicale il mondo dell’arte, dando vita all’arte moderna. Qui il visitatore apprezzerà le opere di circa 50 artisti protagonisti del movimento. Dipinti, acqueforti, disegni di Degas, Pissarro, Cézanne, si alterneranno alle xilografie e alle sculture di Gauguin. Di stampo prettamente impressionista il dipinto dalle linee essenziali Vaso di fiori di Manet, per proseguire con un ritratto di Berthe Morisot, con i piatti in ceramica dipinti di Bracquemond e l’acquaforte di Renoir del celebre dipinto Il palco, e infine La Senna che si getta tra le braccia del Rodano di Renoir, opera dove l’artista lascia libero accesso alla sensualità.
Dopo la rivoluzione impressionista, l’arte non sarà più la stessa e nuovi artisti si faranno avanti, facendo proprio il modo di dipingere, rapido ed essenziale, degli Impressionisti. All’eredità dell’Impressionismo, racchiusa nelle opere di 30 artisti, da Bonnard a Toulouse-Lautrec, da Ѐmile Bernard a Maurice de Vlaminck, è dedicata la terza e ultima sezione della mostra, con opere di artisti che hanno contribuito a rafforzare il messaggio rivoluzionario dell’Impressionismo. La pittura “en plein air” diverrà, infatti, un modo imprescindibile di dipingere, così come l’utilizzo e la ricerca di tematiche non usuali. Emersero i seguaci del nuovo movimento, dando vita a sperimentazioni, provocazioni e ricerche, prima inimmaginabili. Questo vento di novità libererà il mondo dell’arte, diffondendo quella visione di libertà e provocazione da cui è scaturita l’arte, così come la vediamo oggigiorno.
Prodotta da Navigare srl in collaborazione con AICS e Artbookweb, con il patrocinio del Comune di Torino e della Regione Piemonte, la mostra ripercorre le origini e la storia del rivoluzionario movimento artistico nato in Francia a metà dell’Ottocento, attraverso dipinti ad olio, opere grafiche, studi preparatori, sculture, ceramiche. La mostra Impressionisti tra sogno e colore sarà aperta tutti i giorni con orario continuato: dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 19.30, sabato, domenica e festivi dalle 9.30 alle 20.30.