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Les fleurs et les raisins

Trasversali allegagioni d'arte.
BUTTERFLY EFFECT.
di Alberto Gross
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I generosi, affettuosi e longanimi lettori di questa rubrica ricorderanno il viaggio - voluto intraprendere qualche mese fa - nelle terre di Romagna, alla scoperta del vitigno bianco principe e identitario della regione, l’Albana.
Torniamo ora nelle medesime prossimità, specificatamente a Castrocaro Terme, Terra del Sole, a conoscerne l'interpretazione dell'azienda Marta Valpiani. Una cantina a conduzione familiare dove è il cuore a condurre lo sguardo e la natura a dettare tempi ed intervalli, volontà e rappresentazioni di un territorio munifico, nobilmente gagliardo e prodigo di colori, amore ed eleganza.
Le vigne nascono sopra i pendii della collina di Bagnolo, a circa trecento metri sul livello del mare: un territorio variegato che imprime alle uve peculiarità differenti a distanza di pochissimi metri. Le sabbie dorate e l’arenaria, le argille azzurre a nord, quelle rosse a sud e le rocce dello spungone, a testimoniare una antichissima genesi marina che suffraga e giustifica il carattere sapido e iodato di tutti i vini dell’azienda. I vitigni coltivati all'interno dei circa 12 ettari di proprietà sono gli autoctoni romagnoli: Sangiovese, Albana e Trebbiano. Il regime biodinamico asseconda e si lascia condurre dalle cadenze stagionali, cercando di tutelare e preservare le caratteristiche del territorio, evitando di confonderne identità e conformità aderenti ad un terroir così profondamente distinto.
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L’Albana “Madonna dei Fiori”, in omaggio alla patrona di Castrocaro Terme, nasce soltanto nelle annate più propense, da vigne che vanno dai 30 ai 60 anni di età: fermentazione spontanea, senza macerazione, sei mesi in cemento e almeno altri sei mesi di affinamento in bottiglia. Il dorato intenso e brillante del 2018 già seduce, promettendo frutta gialla matura, ammaliante e dalle fantasticherie esotiche; il naso non tradisce le aspettative, l'ingresso deciso è di albicocca, pesca nettarina, prima di intrecciarsi a delicate sfumature di mango, frutto della passione, uva passa e scorza d’agrume candita. Il sorso è goloso e sapido assieme, note resinose di tiglio, acacia, la sensazione tannica ad anticipare un finale accennatamente tostato di mandorla e nocciola.
Intrigante l’etichetta a raffigurare il Hemerocallis, il fiore “bello di giorno” poiché si dischiude al mattino per morire la sera stessa; similmente l’immagine della farfalla che campeggia sulla capsula delle bottiglie, simbolo di vita, rinascita, continuità ed immortalità dell’anima, trasformazione, metamorfosi e liquidità del tempo.
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Volteggiano nell’aria, volo di burro, le morbide curve melodiche di “Un bel dì vedremo” della Butterfly di Puccini, davanti agli occhi si alternano le grandi interpretazioni della tenera vicenda di Amore e Psiche: l’abbraccio semplice, sobrio e delicato di Canova, in cui Psiche dona al palmo dell’amato la propria vita e anima, trasportate dalle ali di una farfalla, la fragilità eburnea accarezzata da Francois Gerard, attraverso la quale i due amanti paiono quasi custoditi e protetti dalla vivida eternità di quello spiegarsi ed agitarsi d’ali sopra le loro teste.
Un’ultima suggestione da un artista che trasporta e traduce il surrealismo storico in una sorta di “realismo metaforico”: la “Partenza della nave alata” di Vladimir Kush, allegoria di vita variopinta, palingenesi, quasi orfica catarsi, viaggio senza fine, fino alla meraviglia senza parole, fino al cuore del prodigio.