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Les fleurs et les raisins - Trasversali allegagioni d’arte

Il lato caldo della luna.
di Alberto Gross
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Piccola, piccolissima la Valle d’Aosta, con un clima difficile ed una conformazione territoriale quasi impervia: tuttavia la dedizione, il genio e la capacità dell’uomo sono riusciti - nel corso dei secoli - a gestire tali disagi e impedimenti volgendoli, al contrario, come fondamentali punti di forza per ottenere prodotti dalle caratteristiche uniche.
La viticoltura si sviluppa da nord-ovest a sud-est seguendo tutto il corso della Dora Baltea e prediligendo la sinistra orografica del fiume, denominata “adret” (a differenza della destra, “envers”, esposta a nord e caratterizzata prevalentemente dalla presenza di boschi).
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I pochissimi produttori - per la maggior parte organizzati in cooperative - si dividono i circa 400 ettari di superficie vitata tra terrazzamenti, muretti a secco e sistemi di allevamento a pergola bassa, per ridurre al minimo i danni del vento e del gelo invernali e per sfruttare il calore restituito dal terreno, giustificando e meritandosi l’appellativo, oramai comune, di viticoltori eroici. Ai piedi del Monte Bianco, tra i comuni di Morgex e di La Salle, i vigneti si innalzano fino ai 1200 metri di altitudine: è questo il territorio d'elezione del Prié Blanc, unica varietà autoctona a bacca bianca dalla particolarità di essere coltivata a piede franco, dal momento che anche la fillossera preferisce evitare di "lavorare" a queste quote e con temperature più che rigide. Ulteriore qualità del Prié Blanc quella di germogliare tardivamente - evitando così le possibili gelate primaverili - e di maturare presto, mantenendo quell'elevata acidità che lo rende particolarmente vocato anche per la spumantizzazione a metodo classico.
L’autentico gioiello però che se ne ricava appartiene a quella categoria esigua di vini nati negli angoli più freddi della mappa vitivinicola mondiale denominati - a seconda degli idiomi - Eiswein o Icewine.
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Qui si parla di Vin de glace, vini di ghiaccio, quasi una sfida dell'uomo nei confronti della Natura: in sostanza i grappoli vengono lasciati a surmaturare in pianta e vendemmiati oltre la metà di novembre, di notte, poco prima dell'alba, con gli acini parzialmente ghiacciati. La pressatura immediata permette di eliminare la parte acquosa gelata e di trattenere un mosto molto concentrato ma ancora in possesso di un’elevata acidità.
Lo “Chaudelune” di Cave Mont Blanc, una volta vinificato, viene affinato per 12 mesi in botti scolme di differenti carati ed essenze. Il 2020 è uno specchio dorato nel bicchiere; effluvi di erbe alpine, ginepro si intrecciano a profumi più caldi e dolci di camomilla, miele, cera d’api, fico bianco essiccato. Al palato la sensazione tattile è di una cremosità vellutata, la piacevole acidità lo rende teso e dinamico chiudendo, senza stancare, su ricordi gradevolmente speziati.
L’estetica del sublime, con l’intero suo coté di tensione mistica e spirituale, si impadronisce di noi come in un dipinto di Friedrich, ci abbandoniamo alla brevità aforistica dei contrappunti di Debussy vagheggiando le fantasie pomeridiane di un fauno e del suo flauto e cedendo, infine, al meravigliante sogno di Méliès, accompagnandolo a bordo del suo razzo a centrare l’occhio della Luna.