Stampa questa pagina

Nel Segno dell Musa. Le interviste di Marilena Spataro.

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
“Ritratti d’artista” - Maestri del ‘900
Enzo Cucchi
Tra i più noti protagonisti della Transavanguardia, apprezzato a livello internazionale fin dagli anni 80. Artista visionario, che sogna e fa sognare. Senza però dimenticare la necessaria concretezza del vivere, fatta di fatica e lavoro delle mani, come le sue salde radici marchigiane gli hanno insegnato da sempre.

© Courtesy dell’artista Omar Golli e della galleria Zero di Milano
ritratti 1













Qual è, maestro, la poetica di fondo che fa da filo conduttore alla sua arte. E quali i linguaggi artistici e le forme espressive che meglio la rappresentano?

Tra le tante altalene, marciapiedi, rampe che abitano la città suburbana che incorporo, la poetica che mi muove è in fondo la più locale, dove mi sposto nel quotidiano, e dove riconduco il mio passato. La lingua italiana è un canto senza fine. Poeti come Delfini, Rebora, Majakovskj, Campana, Penna, hanno allietato le mie letture. La pittura, il disegno e la scultura sono le forme espressive a cui sono più vicino. Al resto rinuncio.
Come nasce il suo interesse per l'arte e quali i maestri del tempo e del passato che più l'hanno influenzata agli esordi?
I Pittori vanno studiati tutti con attenzione, anche i minori, anche gli scarsi. L’artista deve studiare sempre.
Anche perché l’unica vera selezione che l’arte effettua nel tempo, selezionando se stessa, avviene tramite le opere.
Un disegno seleziona un altro disegno, un quadro seleziona un altro quadro. Così avanza la storia dell’arte.
Più che un interesse la mia è vita. Io non lavoro, vivo. Potete chiederlo a chi mi sta vicino. Non vado mai in vacanza, non parlo altro che di lavoro. Non mi interessa null’altro, oltre ai rapporti umani e sentimentali. Quanto agli artisti del passato, Piero della Francesca per citarne uno, ma bisogna studiarli tutti, dagli esempi più antichi di arte ai più contemporanei, andare in giro per mostre e poter parlare con giovani pittori per me è formativo, quanto guardare un’opera dentro una chiesa, ogni giorno.
ritratti 2


















Qual è il suo rapporto con la sua terra di origine. C’è qualche aspetto che abbia inciso ovvero che ricorra nel suo fare artistico?

Il rapporto con le Marche rispecchia anche il mio stato giuridico fiscale. Sono residente a Morro D’Alba, domiciliato a Roma. In quella terra ci sono nato. La linea delle colline la ricordo a memoria. è una terra di contadini, e tra loro sono cresciuto. Da loro ho appreso a fare le cose con le proprie mani (gli arti). Fare affidamento solo su figure necessarie, specialisti, per il resto, è bene sbrigarsi nel lavoro tutto il più possibile da soli. Poi si sta in compagnia, parlando di cosa è accaduto al lavoro, ma in maniera libera dal lavoro. Tutto ha un senso preciso, lo dimentichiamo sovente.
Come coglie oggi il senso della Transavanguardia da cui ha preso le mosse il suo lavoro?
La Transavanguardia fu utilissima per uscire dall’impasse ricolma di ipocrisia a cui si era autocondannata l’arte povera. Le ideologie applicate all’arte, negli anni ‘80, si svelarono come altarini, non vi è nessuna voglia di critica al sistema reale, ma solo alternativa brama di innestarsi in un mercato ricco. Più l’artista era per formativo e installativo e concettuale, facendosi beffe delle vecchie formule (“i quadri da salotto borghese”), più negli anni a seguire, proprio quell’artista così antisistema, divenne baluardo del mercato e dell’arte istituzionale che tanto intendeva criticare. La Transavanguardia, e prendo spunto proprio dagli ammirati detrattori, è stato invece l’ultimo movimento possibile. Il curatore fallimentare di come si muoveva il vecchio mondo. è stata l’ultima corrente artistica prima che il web prendesse il sopravvento su tutto.
La Transavanguardia attraversava tutte le correnti con il citazionismo, il culto della persona, vi erano già tutti gli ingredienti della società odierna, mancava la tecnologia che poi giunse e tutt’ora tutti ci appaga. Precursori nonostante il nostro volere, è così. Eravamo solo un gruppo eterogeneo di ragazzi che sognavano e producevano arte potente. Ognuno con la sua radice differente.
Cosa è rimasto nel mondo dell’arte e nelle sue stesse opere di quella eredità?
Il mondo dell’arte contemporaneo deve tutto alla Transavanguardia. Tanto i tratti lodevoli quanto i più macabri.
Tutto ciò che oggi potete analizzare a livello globale con qualsiasi artista, segue gli stessi schemi che vennero istituzionalizzati proprio negli anni ‘80 (nasce art Basel), proprio con dei giovani scapigliati a cui Bonito Oliva affibbiò il nome di transavanguardisti.
ritratti 3



















Da una parte sembra che nell’arte contemporanea si vada affermando, specialmente in Europa, un ritorno a forme espressive più legate alla tradizione e alla figura. Dall’altra, però, molti artisti vengono accusati di muoversi su coordinate individuali, rivolte più alla spettacolarizzazione che a un progetto artistico. Qual è il suo parere?

Siamo in un momento di grande fragilità del tessuto artistico, in quanto parte più sensibile di tutta la società, si può analizzare lo stato di salute di una civiltà ammirandone le arti. Oggi il caos predomina, sistemi enormi si autoorganizzano da soli, e anche l’arte sembra essere messa sotto scacco dalla tecnologia. Ma una delle qualità primarie dell’uomo è saper guizzare via dalle situazioni. Credo che anche questa volta, ci affideremo a una tecnologia considerandola uno strumento di salvezza, senza renderci conto che quella tecnologia ci arrecherà danno, ma a danno fatto sapremo velocemente abbandonare e dimenticare quella data tecnologia e svilupparne un’altra, sulle macerie che siamo soliti produrre attorno a noi. Siamo dei gran distruttori sa? Gli artisti verranno sempre accusati di qualcosa. Fare l’artista, a livello interiore, è un grande dramma, checché se ne dica. Siamo figure protette... individualisti, collettivisti, se si definiscono artisti, sono coraggiosi a prescindere.
Come vive da artista e da uomo la contemporaneità?
Consapevole di essere io la contemporaneità. Consapevolezza che dovremmo avere tutti.
Quale a suo avviso il rapporto che deve intercorrere tra etica ed estetica?
Il rapporto intrinseco tra etica ed estetica è un feedback. L’estetica influisce sull’etica e viceversa, è un equilibrio dinamico costante e simbiotico.
Quanto l’arte influenza la società e viceversa?
Credo che l’arte sia, in maniera del tutto inconsapevole ed inevitabile, la vera testa d’ariete della società umana.Tutto viene mosso dall’arte, le scienze, la moda, i costumi, la politica. Quando l’arte viene influenzata troppo dai tempi che corrono, non è arte di livello eccelso. è ovvio che la produzione artistica venga influenzata dai tempi in cui viene formalizzata: tecnologie a disposizione e politiche (che nascono però entrambe da intuizioni artistiche passate) influenzeranno la produzione dell’opera, ma non la concezione. è un feedback materia spirito. L’idea nasce indipendentemente dalle materie a disposizione? Non ci è dato saperlo. Con le materie e gli attrezzi a disposizione si cercherà di creare l’opera derivata dall’idea. è un movimento continuo di mirabile perfezione, abbastanza indipendente da noi. Il libero arbitrio credo muova al massimo il 30% delle cose. Il resto è purissimo determinismo. L’artista è solo un’antenna un po’ più sintonizzata delle altre. Non ricordo chi disse: “tu sei figlio del tuo tempo, io sono figlio del tempo”.
ritratti 4


















Qual è, maestro, la sua previsione sul futuro delle arti figurative, in particolare le più tradizionali quali pittura e scultura, in un mondo globalizzato e in un’era come la nostra, segnata irrimediabilmente dal virtuale e da tecnologie sempre più avanzate e socialmente invasive, seppure spesso di grande utilità?

Il disegno, la scultura e la pittura più che mai assumeranno valore. Più l’epoca va digitalizzandosi, più le prove concrete della mano dell’uomo vengono meno. Le opere svolte con tecniche tradizionali diverranno, lo sono già, come dei fossili di una tecnologia ancora vivente ma non più funzionale. Se tutto presto venisse stampato in 3D? Anche le emozioni ormai vengono ricercate in formule visive, come i video, ben più intrattenenti e interattive di un quadro.
L’effimero diverrà più che mai Necessario in un mondo volto alla massima funzionalità. Si immagini una futura Resi- stenza contro un despota AI fantascientifico, dove come in fahrenheit di Bradbury ogni uomo saprà sempre riprodurre, tramite una matita e un pezzetto di carta, un disegno, un segno, un messaggio indecifrabile alle macchine e alle telecamere che galleggeranno tra di noi come passerotti paranoici. Posso immaginare oasi costosissime che venderanno la possibilità di restare disconnessi… I giri che sa fare l’umana mente sono sempre intricati, difficilmente una civiltà si svilupperà in maniera semplice e prevedibile, come la ricerca del bello. Sempre presente nell’uomo, ha canoni molto variabili nel tempo, intercettarlo non è da tutti.
Artista affermato e di fama internazionale, con una carriera di enorme successo. Enzo Cucchi come si definisce oggi. Quali i suoi progetti futuri. C’è ancora un sogno nel cassetto che desidera si realizzi?
Vivo, e ogni giorno spero, alla stessa maniera. I sogni li espongo dentro le gallerie che mi permettono di farlo: la Galleria Zero… di Milano, la Galleria Giustini-Stagetti di Roma, Balice-Hertling Galerie di Parigi, la Hillsboro Fine art di Dublino e a Galeria Madragoa, di Lisboa.