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Piet Mondrian. Un alchimista nel XX secolo.

In occasione del 150° anniversario della nascita di Piet Mondrian ripubblichiamo l’articolo di Rita Lombardi.

1 Fig.1 mondrian



















Fig. 1
Tableau I con nero, rosso, giallo, blu e celeste
1921 olio su tela 96,5x60,5cm
Colonia Museum Ludwig

Piet Mondrian, figura chiave dell’Avanguardia Internazionale, nasce in Olanda nel 1872, vive tra Amsterdam e Parigi. Nel 1938, prevedendo una guerra, si trasferisce a Londra e da qui, nel 1940, per sfuggire ai bombardamenti, a New York, dove muore nel 1944.
Mondrian è stato, allo stesso tempo, un teorico dell’Arte e un pittore decisamente innovativo.
A partire dal 1921 sviluppa uno stile astratto-geometrico, raggiungendo l’armonia perfetta.
Scrive: “una sola cosa conta, creare, grazie alla matematica, una bellezza superiore, pura opera dello Spirito, che raggiunga, attraverso l’occhio, l’intelletto dell’osservatore”. E ancora: “l’emozione della Bellezza è sempre impedita dall’oggetto che deve, perciò, essere eliminato dalla rappresentazione”.
Nei suoi lavori, basati sul rapporto, a lungo studiato, tra colore e segno, dipinge, su un fondo rigorosamente bianco, una griglia di linee ortogonali che si prolungano idealmente oltre i confini della tela. (Fig.1).
Scrive: “il rapporto ortogonale è indispensabile per esprimere l’immutabile”. Non ammette la diagonale, tanto da rompere, per questo motivo, il rapporto con Van Doesburg.

2 Fig. 2 mondrian
















Fig. 2
Composizione in bianco, rosso e blu - 1936
olio su tela 98,5x80,3 cm - Stoccarda Staatsgalerie

L’uomo Mondrian

Nel 1910 Mondrian confida ad un amico: “La solitudine offre al grand’uomo la possibilità di conoscere sé stesso, il vero uomo, l’uomo-dio, e addirittura Dio. Così si cresce... e alla fine si diventa Dio”.
Nel 1909 diventa membro della società Teosofica con regolare documento, ma il suo primo contatto con la Teosofia risale al 1899, anno in cui legge “La dottrina segreta” di Madame Blavatsky e i testi di alcune conferenze di Steiner. Tra il 1915 e il 1916 ha lunghi colloqui con il matematico-teosofo olandese M. H. J. Schoenmaekers approfondendo il concetto di arte plastica pura, non-oggettiva. E proprio dal saggio “Matematica plastica” di Schoenmaekers, del 1916, Mondrian trae il termine “neoplasticismo”.
Schoenmaekers scrive: “la croce greca è sopra ogni cosa, la costruzione che diviene visibile della realtà naturale, opera del Logos creatore”.
Ma è anche, secondo “L’Iside Svelata” di Madame Blavatsky. la forma simbolica dell’incontro tra Anima e Spirito.
Mondrian si mette a lavorare sodo e ininterrottamente ai suoi quadri, ritirandosi dalla vita di società. Viene definito dai suoi conoscenti un “santo della pittura”, un “prete al servizio della superficie bianca” e tali appellativi non gli sono affatto sgraditi.
Nel 1920 scrive: “L’arte deve ricercare il riposo dello Spirito...il riposo diviene plasticamente visibile attraverso l’armonia dei rapporti, che sono di tre tipi: rapporti di posizione, rapporti di propor- zione, rapporti di colore. Il migliore rapporto di posizione è l’angolo retto che nella molteplicità origina il ritmo. Per i rapporti di proporzione le divisioni semplici e il numero d’oro, per i rapporti di colore l’accordo discreto e sonoro dei toni unici”. Dopo il 1932 ripensa ai principi della ripetizione ed elabora la caratteristica “linea doppia”, fino a creare complessi reticoli di linee (Fig. 2).

3 Fig. 3 mondrian
















Fig. 3
Composizione con rosso, nero, blu e giallo
1928 olio su tela 45x45 cm
Ludwigshafen am Rhein, Wilhelm-Hack-Museum
Qui si vedono molto bene le crepe sulla superficie

Il pittore Mondrian

Nel 1944 confida: “è difficile esprimere quello che si sente”. Mondrian dedica mesi e mesi allo stesso quadro, aggiungendo strati su strati, fino a quando non è soddisfatto del risultato. Poiché il processo di essiccazione dei colori ad olio è molto lento, impiega un medium inadeguato, forse petrolio, per affrettarne l’essiccazione, con il risultato che i suoi quadri, molto difficili da pulire, hanno un aspetto sporco e presentano una superficie piena di crepe profonde e che si sgretola facilmente (Fig. 3).
A New York trova le strisce di nastro gommato e può così creare i suoi quadri con più libertà.
Dal 1921, sulla sua tavolozza compaiono solo i pigmenti: nero, bianco, blu, giallo e rosso. Dove troviamo tutti e soli questi colori? Li troviamo nell’Alchimia.

4 Fig. 4 mondrian














Fig. 4
Composizione con linee gialle
1993 - olio su tela diagonale 112,9 cm
Gemeentemuseum Den Haag

L’alchimista Mondrian

L’Itinerario Alchemico consiste di più fasi che conducono gradualmente alla metamorfosi personale spirituale dell’alchimista (cfr. “Le 4 fasi dell’alchimia e il blu” di Maria Grazia Monaco e Pier Pietro Brunelli in Albedo Imagination).
Secondo la tradizione ermetica, queste fasi sono caratterizzate da specifici cambiamenti di colore, metafore di percorso iniziatico, e corrispondono ad altrettante trasformazioni, che si possono avere in laboratorio per effetto del fuoco sulla materia. Tali fasi erano inizialmente quattro:
1° nigredo, annientamento, di colore nero;
2° albedo, purificazione, iniziazione, di colore bianco;
3° citrinas, maturità, saggezza, di colore giallo;
4° rubedo, sublimazione, di colore rosso.
Successivamente, viene aggiunta una fase di transizione tra il nero e il bianco, che rappresenta l’ascolto profondo di sé, di colore blu oltremare o blu cobalto.
Questo itinerario deve avvenire attraverso l’isolamento dal mondo sensibile, esaltando e dirigendo il potere mentale, in modo che la coscienza e le qualità più sottili si liberino dalle passioni e dai desideri materiali.
Con il Bianco si conclude la Piccola Opera. Attraverso il Giallo, si giunge al Rosso della Grande Opera, cioè le nozze alchemiche tra Anima e Spirito, la stessa meta della Teosofia.
Il colore giallo, secondo il teosofo Charles Leadbeater (cfr. “L’uomo visibile e l’uomo invisibile”) è presente in abbondanza nell’aura di un uomo molto intellettuale, in particolare l’aura assume un bel colore giallo luminoso e brillante se l’intelletto è indirizzato verso scopi superiori, disinteressati.
Aggiungo anche che con la Prima Iniziazione, secondo la Teosofia, l’uomo diventa membro della Grande Fratellanza Bianca.
A conferma di questa mia tesi analizzo tre opere:
“Composizione con linee gialle” terminato nel 1933 (Fig. 4) è un quadro che Mondrian dipinge su incarico di alcuni amici che vogliono regalare ad un mu- seo una sua opera che sia rappresentativa della sua posizione artistica. Su un fondo rigorosamente bianco, ci sono soltanto quattro segmenti, di un bel giallo brillante, di diverso spessore, che formano con il quadrato della tela un ottagono.
Poichè l’ottagono è considerato il simbolo dello stadio intermedio tra il quadrato (la terra, la materia) e il cerchio (la perfezione, lo Spirito) e poichè ha scelto il colore giallo (intelletto, maturità, saggezza) sono convinta che sia l’autoritratto di un uomo consapevole della propria evoluzione spirituale.
Negli USA dipinge “Broadway boogie woogie” (Fig. 5) e in previsione della vittoria degli alleati, “Victory boogie woogie” (Fig. 6) rimasto però incompiuto per la sua morte. Entrambi sono un trionfo di giallo, rosso e blu su fondo bianco, con un ritmo pieno di vitalità e gioia. Penso che siano la testimonianza della sua ulteriore evoluzione spirituale, le nozze alchemiche e della sua ritrovata fiducia nell’umanità.

5 Fig. 5 mondrian
















Fig. 5
Broadway boogie woogie
1942-43 - olio su tela 127x127 cm
New York The Museum of Modern Art

La Teosofia

Teosofia significa Sapienza Divina o degli Dei. La società Teosofica è stata fondata nel 1875 a New York da Elena Petrovna Blavatsky.
I suoi numerosi scritti diffusero in Europa una nuova concezione dell’essere umano, dello scopo dell’esistenza e della vita dopo la morte, influenzando scrittori come J. London e D. H. Lawrence, musicisti come Malher e Sibelius e pittori come Kandinskiy, Gau- guin, Klee, Kupka, oltre a Mondrian (cfr. “La chiave della Teosofia” edizioni teosofiche italiane).
I suoi insegnamenti, scaturiti da testi tibetani e indiani, erano già noti nell’antichità, presso gli Egizi, i Greci, i Romani, ma considerati eretici dal Cristianesimo, furono dimenticati e diffusi segretamente solo tra alcuni iniziati, come gli alchimisti. Al pari di questa antica pratica, troviamo il concetto di evoluzione e di nozze mistiche.
Secondo gli insegnamenti teosofici, l’uomo è costituito non solo di corpo fisico, ma anche di un’anima vitale cosciente e di spirito.
L’anima vitale cosciente ha due aspetti, il Manas (Mente) inferiore o principio vitale dell’istinto, che è attratto da piaceri più grossolani e dalle passioni e il Manas (Mente) superiore o Ego pensante cosciente che è attratto dallo Spirito ed è questo l’aspetto che si re- incarna rivestendosi di un nuovo corpo. In alcune persone prevale il Manas superiore e sono individui di nobili sentimenti, molto intellettuali o di interessi spirituali. Le persone nelle quali prevale, invece, il Manas inferiore, vivono una vita materialistica, sono poco interessate all’intelletto, addirittura grossolane o inclini all’animalità.
L’Ego può procedere verso la perfezione, cioè tornare alla Divinità di cui siamo emanazione, solo tramite continue rinascite e devono essere vite di arduo lavoro dedicate al raggiungimento di questa meta.
In “L’uomo e i suoi corpi” di Annie Besant (Edizioni teosofiche italiane) scopriamo che il corpo mentale Manas cresce tramite l’esercizio delle facoltà mentali, con lo sviluppo delle qualità artistiche e con le emozioni più elevate. Sviluppare queste facoltà e alimentare pensieri costruttivi e nobili, determina, vita dopo vita, l’evoluzione di un individuo.
L’Anima desidera la beatitudine, ma non può raggiungerla, dicono i testi esoterici, se non ha ricevuto il “bacio santo”, cioè se non si riunisce con lo Spirito. In un’opera ermetica possiamo leggere: “guai all’Anima che preferisce il matrimonio terrestre con il suo corpo terreno al matrimonio con il suo sposo divino, lo Spirito”.

6 Fig. 6 mondrian


















Fig. 6
Victory boogie woogie (incompiuto) -
1492-44 olio e carta su tela, diagonale 178,4 cm
L’Aia - Gemeentemuseum Den Haag