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Sabrina Barbagallo: Futuro, passato e presente

Di questo sono certo. Se apriamo una lite tra il presente e il passato, rischiamo di perdere il futuro. (Winston Churchill)

Esattamente come nel titolo: prima il futuro, seguito a ruota da un passato a cui attinge per la sua importanza, quindi il presente di una donna fuori dagli schemi, agguerrita nel difendere le sue scelte artistiche perché sempre convincenti e mai banali. Per Sabrina Barbagallo il futuro non va solo sognato, idealizzato e immortalato come lei ha fatto nelle sue opere dedicate a città ideali, piene di luci e di panorami che sanno di avvenire quasi spaziale. Il futuro è quasi dietro l’angolo e perciò arrivarci avendo immaginato il “come saremo” non diventa vano esercizio di pittura, ma risuona come un ammonimento, come la figurazione del rischio che corriamo se ci lasciamo prendere la mano dalle ansie o se non ce ne interessiamo.
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Fascinose proiezioni della sua immaginazione, le visioni Urban della sua pittura lasciano in sospeso le linee dei veicoli che attraversano crocevia notturni, tracciano nel cielo della notte scie policrome ed a volte raccontano luoghi dell’esistente, silenzi urbani arricchiti da resine che esaltano parti del quadro come a cristallizzarne il significato. Per Sabrina il futuro è importante, ma tenere i piedi a terra lo è ancora di più. E allora compone le sue opere tenendo fede a quell’attaccamento alle visioni di periferia che le hanno fatto apprezzare il primo Sironi, mescolandole al sapore di ignoto ed imprevedibile che il concetto stesso di futuro tiene in sé. Non mancano le solitudini, rese dinamiche da una velocità raccontata col sovrapporsi di linee policrome che spiegano come stiamo vivendo e quanta rapidità ci anticipa. O lasciate al loro destino, come in uno scatto che blocca il tempo su un attimo infinito. Siano grattacieli impressionanti o vedute di città reali ed immaginate, nella sua pittura è viva l’immaginazione quanto l’osservazione. La certezza quanto la speranza. Basta la fermata di un métro, il passaggio di una auto in galleria a raccontare una attenzione acuta e realistica, piena però di progetti e di impegno. E dall’impegno arriva il lavoro con la ceramica Raku.
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Una lavorazione complessa, dettata dalle regole che già nel quindicesimo secolo erano in uso in Giappone. Studio, dunque, e rispetto per le tecniche del passato. Ma stavolta i soggetti sono le favole, la fantasia, l’immaginario tangibile, i racconti fatti ai bimbi per farli addormentare o le evocazioni di antichi simboli. Pinocchio, Cenerentola, Alice, il Principe ranocchio, prendono fattezze sospese tra favola e passato, si concretizzano in uno sforzo fatto di attese, tempi di cottura delle terre plasmate alla maniera antica e colorate con piglio deciso. Dunque, il passato, con la sua infrangibile identità, prende corpo nelle creazioni della Barbagallo, che pare abbandonare quelle visioni aeree e futuristiche per immergersi nella difficoltà di una operazione artistica certamente non semplice. Era regola, un tempo, misurare gli artisti guardando alla loro capacità di esprimersi sulla tela, sulla carta, con la pietra, nel disegno e plasmando manualmente la materia. In questo Sabrina sembra dirci che, benché sempre pronta ad affrontare le visioni di città e luoghi staccati dal presente, sceglie di omaggiare una antica arte e raccontare vicende antiche, pur rimanendo ancorata a visioni da fiaba.
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Già, il presente. Non è ultimo della fila nelle sue attenzioni perché lei non ci bada, ma lo vede come una immodificabile situazione, dalla quale uscire col sogno del futuro e con le certezze del passato. Ne tiene debito conto, lo fronteggia con coraggio e dedizione ma lo schiva con altrettanta convinzione. Per Sabrina Barbagallo conta il misurarsi sempre con nuove avventure, e questo sa di futuro. E conta saper fare, in maniera metodica e costante, e qua si rilevano le conoscenze della nobiltà del passato. Vive fermamente nel presente la sua storia di artista e lo provano le mostre e gli eventi sempre importanti ai quali ha partecipato. Intervenendo in collegamento dal suo studio durante una puntata di Laboratorio Acca, Sabrina ha raccontato sé stessa con una disinvoltura tipica di chi vorrebbe già essere al giorno dopo. Non perché detesti il presente, anzi. Ma perché l’avventura della sua arte è fatta di conoscenza ed è premiata, in gran parte, da collezionisti raffinati e lei lo sa. E allora pensa sempre a come poterci sorprendere, al domani, sospesa tra la fantasia ricca delle sue creazioni Urban e lo strapotere dei racconti immortali del suo amato Raku.
Giorgio Barassi