Picasso:
di Francesco Buttarelli
Ammirare i dipinti di Pablo Picasso equivale ad entrare in una “scatola magica”, ove il suo genio creativo ed illimitato ci conduce ad una stupenda interpretazione critica sulla sua contemporaneità di stili.
Il cubismo rappresentò per l’artista spagnolo il momento fondante della sua vita pittorica; tuttavia si commetterebbe un grave errore se considerassimo soltanto le sue origini. Picasso fu uno studioso dell’arte e delle sue tecniche durante tutto l’arco della sua vita; seppe andare oltre il cubismo con una
disinvoltura che appartiene a pochi eletti. Il suo “essere eclettico” fu sempre alla base della sua attività artistica, concepita come impulso estremo nel compiere ogni tipo di realizzazione espressiva. Tra la fine del 1906 ed il Luglio del 1907, Picasso dipinge un’opera fuori da ogni schema precedente, che verrà considerata universalmente come la tela che segnerà il suo esordio del periodo cubista: “Les Demoiselles D’Avignon”.
Il quadro rappresenta cinque nudi di donna ritratti all’interno di un bordello. Il titolo originario dell’opera era “Il bordello filosofico”, dovuto al fatto che la tela rappresentava un significato altamente erotico, ricco di allegorie.
La sua realizzazione non fu semplice, Picasso effettuò numerosi schizzi, bozze e studi preliminari prima di riuscire ad evidenziare il suo pensiero. L’opera inizialmente, suscitò scandalo persino tra le persone più colte ed evolute, tanto da indurre l’autore a non esporre subito il quadro. Le forme ritratte sembrano venirci incontro dalla tela attraverso linee essenziali, taglienti ed angolose. Osservando da vicino le singole donne emerge subito la figura di sinistra che sembra avanzare scostando una tenda simile ad un sipario (la scena ci rimanda ad antichi concetti di arte egizia). Decisamente più classiche risultano le due figure centrali, con le loro braccia levate verso il cielo in un gesto quasi religioso, forse ispirato dal dipinto di Michelangelo “Prigione morente”.
Alla base dell’opera, in primo piano, è presente una natura morta posata su un piccolo tavolo. La donna nuda in piedi sembra un’incisione su legno, il volto piatto, da un lato appare quasi deforme ed il naso simile ad un cuneo che prorompe nella scena anticipa colori che ricordano maschere africane. Singolare risulta il viso colorato di arancione del nudo accovacciato a destra; in questo particolare della tela emerge il genio creativo di Picasso, capace di mostrare il volto della donna allo spettatore, pur essendo ritratta di spalle, contravvenendo alle regole della prospettiva tridimensionale.
L’intera tela offre diverse forme di ispirazione provocando lo spettatore verso una visione prospettica soggettiva, come nel caso delle due donne ritratte al centro dell’opera, con occhi frontali e nasi di profilo. La tela, nel suo insieme, non presenta interruzioni e Picasso come un attento regista di teatro, trasforma la composizione in tanti piccoli quadri collegati tra loro. In questo capolavoro la pittura di Picasso non mostra immagini di bellezza formale ma segue un pensiero narrativo fatto di emozioni che appartengono al suo vissuto; in questo modo il quadro ci trasmette una realtà ed una percezione visiva strettamente soggettiva attraverso una nuova struttura plastica. L’esperienza cubista porterà Picasso a liberare la propria mente a tal punto da poter dominare la realtà ricostruendola su tela, seguendo i propri sentimenti al di fuori di ogni formalismo accademico.
Picasso con “Les Demoiselles D’Avignon”, propone un realismo altamente espressivo, (contornato da colori che ci ricordano il Gauguin della Polinesia), frutto di un ardore artistico e di un costante sogno di rinnovamento. La “Réalité de Vision” su- pera i concetti naturalistici dell’ottocento introducendo il rinnovamento che avvia alla “Réalité de Conception”, un concetto caro a Picasso che durante la vita porterà sempre in ogni opera attraverso le proprie esperienze vissute in ogni luogo. L’eredità artistica dell’opera di Picasso sarà pietra miliare per ispirare “Il Grande Nudo” di Braque, assiduo frequentatore del- lo studio dell’artista spagnolo; in quel luogo l’artista francese comprese l’importanza della fusione tra linee, disegni e contorno in una miscellanea di colori frutto della spontaneità di Picasso.
Ammirare i dipinti di Pablo Picasso equivale ad entrare in una “scatola magica”, ove il suo genio creativo ed illimitato ci conduce ad una stupenda interpretazione critica sulla sua contemporaneità di stili.
Il cubismo rappresentò per l’artista spagnolo il momento fondante della sua vita pittorica; tuttavia si commetterebbe un grave errore se considerassimo soltanto le sue origini. Picasso fu uno studioso dell’arte e delle sue tecniche durante tutto l’arco della sua vita; seppe andare oltre il cubismo con una
disinvoltura che appartiene a pochi eletti. Il suo “essere eclettico” fu sempre alla base della sua attività artistica, concepita come impulso estremo nel compiere ogni tipo di realizzazione espressiva. Tra la fine del 1906 ed il Luglio del 1907, Picasso dipinge un’opera fuori da ogni schema precedente, che verrà considerata universalmente come la tela che segnerà il suo esordio del periodo cubista: “Les Demoiselles D’Avignon”.
Il quadro rappresenta cinque nudi di donna ritratti all’interno di un bordello. Il titolo originario dell’opera era “Il bordello filosofico”, dovuto al fatto che la tela rappresentava un significato altamente erotico, ricco di allegorie.
La sua realizzazione non fu semplice, Picasso effettuò numerosi schizzi, bozze e studi preliminari prima di riuscire ad evidenziare il suo pensiero. L’opera inizialmente, suscitò scandalo persino tra le persone più colte ed evolute, tanto da indurre l’autore a non esporre subito il quadro. Le forme ritratte sembrano venirci incontro dalla tela attraverso linee essenziali, taglienti ed angolose. Osservando da vicino le singole donne emerge subito la figura di sinistra che sembra avanzare scostando una tenda simile ad un sipario (la scena ci rimanda ad antichi concetti di arte egizia). Decisamente più classiche risultano le due figure centrali, con le loro braccia levate verso il cielo in un gesto quasi religioso, forse ispirato dal dipinto di Michelangelo “Prigione morente”.
Alla base dell’opera, in primo piano, è presente una natura morta posata su un piccolo tavolo. La donna nuda in piedi sembra un’incisione su legno, il volto piatto, da un lato appare quasi deforme ed il naso simile ad un cuneo che prorompe nella scena anticipa colori che ricordano maschere africane. Singolare risulta il viso colorato di arancione del nudo accovacciato a destra; in questo particolare della tela emerge il genio creativo di Picasso, capace di mostrare il volto della donna allo spettatore, pur essendo ritratta di spalle, contravvenendo alle regole della prospettiva tridimensionale.
L’intera tela offre diverse forme di ispirazione provocando lo spettatore verso una visione prospettica soggettiva, come nel caso delle due donne ritratte al centro dell’opera, con occhi frontali e nasi di profilo. La tela, nel suo insieme, non presenta interruzioni e Picasso come un attento regista di teatro, trasforma la composizione in tanti piccoli quadri collegati tra loro. In questo capolavoro la pittura di Picasso non mostra immagini di bellezza formale ma segue un pensiero narrativo fatto di emozioni che appartengono al suo vissuto; in questo modo il quadro ci trasmette una realtà ed una percezione visiva strettamente soggettiva attraverso una nuova struttura plastica. L’esperienza cubista porterà Picasso a liberare la propria mente a tal punto da poter dominare la realtà ricostruendola su tela, seguendo i propri sentimenti al di fuori di ogni formalismo accademico.
Picasso con “Les Demoiselles D’Avignon”, propone un realismo altamente espressivo, (contornato da colori che ci ricordano il Gauguin della Polinesia), frutto di un ardore artistico e di un costante sogno di rinnovamento. La “Réalité de Vision” su- pera i concetti naturalistici dell’ottocento introducendo il rinnovamento che avvia alla “Réalité de Conception”, un concetto caro a Picasso che durante la vita porterà sempre in ogni opera attraverso le proprie esperienze vissute in ogni luogo. L’eredità artistica dell’opera di Picasso sarà pietra miliare per ispirare “Il Grande Nudo” di Braque, assiduo frequentatore del- lo studio dell’artista spagnolo; in quel luogo l’artista francese comprese l’importanza della fusione tra linee, disegni e contorno in una miscellanea di colori frutto della spontaneità di Picasso.
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