“Tra&art”

Grande magazzino stile americano? rigattiere? porta portese? No, design.
Il designer o disegnatore di stile, è quello che deve trovare il giusto mezzo tra bellezza e funzionalità e questo mezzo, lo deve trovare sia per cose piccole come uno spillo, sia per cose grandi come un aereo. Il disegnatore può anche essere inventore; partendo da una forma di eleganza, di ergonomicità o di idroninamicità può, magari per serendipità, giungere alla creazione del nuovo oggetto utile che prima non c'era.
Potremmo anche definire il design come il bello messo al servizio dell’utile. Non si scappa e non s’imbroglia, l’oggetto di design deve essere bello e utile allo stesso tempo. Se l’oggetto è bello, ma inutile o poco funzionale, non è design; al massimo è un esperimento, una prova; al peggio è un fallimento.
Ma per parlare di design bisogna farlo con un disegnatore, così ho preso la macchina e sono andato a trovare uno dei più prolifici e longevi designer italiani: Fabio Lenci.
Questo nome non vi dice nulla? e vasca Teuco? Ecco, lui è l'inventore della famosa vasca-ambiente relax della Teuco.
Prima di partire, però, giusto due dati per farvi capire chi andrò a conoscere. Ingegner Fabio Lenci, leva 1935 ad oggi firma più di 700 brevetti, è stato professore di Product Design presso La Sapienza di Roma, alcuni progetti sono stati esposti al Museum of Modern Art di New York, altri a Pachino, Philadelphia e Monaco di Baviera. Con i suoi prodotti ha rappresentato l'Italia al Word Expo del 1988 a Brisbane, Australia. Premiato col Compasso d'Oro alla carriera nel 2016.
Nel 2001 nasce la Lenci Design, laboratorio di progettazione e prototipazione coadiuvate dal valente operato delle figlie Maela e Juna.
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Roma, Eur, primo pomeriggio. Seguo le indicazioni del navigatore pregustando l'arrivo presso uno delle magnifiche architetture del Piacentini. Parlo troppo presto, mi trovo invece in periferia, su una strada scassata, polverosa e piena di buche. Vuoi vedere che come al solito sto navigatore ha sbagliato strada?
–    Scusi, è da queste parti lo studio Lenci?
–    Sì, è laggiù, in fondo a destra.
In fondo a destra? Beh, male che vada troverò un bagno, magari della Teuco ;-)
Invece trovo un cancello al di là del quale un cartello appoggiato ad un muretto.
Suono, si apre, entro. Lenci mi viene incontro sorridente. Mi accompagna a fare un giro nel laboratorio, poi ci sediamo nel suo studio e inizio a tormentarlo di domande.
–    Me medesimo: Secondo lei il design può essere considerata una forma d'arte?
–    Lenci: No, secondo me il designer è un manipolatore di dati. Raccoglie dati dal mercato, dal-le nuove e più recenti tecnologie, dalla sociologia e anche dagli industriali stessi che poi sceglieranno il prodotto finale. Tutto è finalizzato alla realizzazione del giusto prodotto per quello specifico tempo e quella specifica azienda.
–    Me medesimo in persona: Forse una delle differenze tra arte e design sta anche nel fatto che il compito dell'artista sta nel procedere per introspezioni, prendendo la parte di sé per il tutto sociale, nel tentativo di affrancare l'uomo dall’“Insostenibile leggerezza dell'essere” alleggerendolo dalle sovrastrutture psicosociale (dovrebbe), mentre il designer lavora per la realizzazione di un prodotto meramente commerciale.
–    Lenci: Esattamente.
–    Me medesimo sempre me:  Come ha cominciato?
–    Lenci: Ho avuto la fortuna di avere dalla mia un grande pedagogista: mio padre. Da bambino desideravo un carretto e chiesi i soldi a papà. Lui mi disse che se volevo il carretto non dovevo far altro che costruirmelo. Ecco, direi che ho cominciato così, da quel momento non ho più smesso di inventare e costruire.
(Primi anni Ottanta, prototipi di scooter elettrici a tre ruote con postazione di ricarica dedicata).
–    Sempre me: Come si pensa un oggetto?
–    Lenci: Oltre alla raccolta dei dati di cui le dicevo prima, bisogna riuscire ad immaginare cosa sarà utile in futuro. Bisogna avere le antenne sintonizzate sul cosa sarà e cosa servirà.
–    Me: Cosa pensa che manchi oggi, se manca qualcosa?
–    Lenci: La bottega dell'arte. Manca il luogo dove il maestro insegna all'allievo nella condivisione di spazi e tempi, ed è quello che sto cercando di realizzare con i miei studenti dell'Università. L'Università sforna laureati che però non hanno un'idea di azienda, né un'idea del fare. Qui da me i ragazzi cominciano a capire come si fa impresa.
–    Me: Ma c'è la voglia, nei giovani, di provare, sperimentare, azzardare?
–    Lenci: No, purtroppo no. Hanno paura della novità, di fare impresa, di investire e di rischiare.
E' curioso, penso, viviamo davvero in un'epoca in cui tutto è capovolto: la giustizia, il merito, i diritti, i doveri e adesso sentire che il giovane, il nuovo, ha paura delle novità, mentre Lenci, ragazzo del 1935, ancora oggi si lancia in ardite avventure di sperimentazioni e, dopo aver attraversato con la matita e l'ingegno i più svariati campi dell'industria e aver firmato arredi, sanitari, yacht, poltrone, oggi si lancia, il Lenci, in una nuova avventura: la realizzazione di un idrovolante leggero.
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E guarda caso, non una azienda italiana, ma americana ha già mostrato interesse per questo gioiello della tecnologia e del design.
Lenci ed io ci domandiamo quan-do l'Italia tornerà a dare valore ai suoi figli, a riconoscerne i meriti e a tenerseli cari.
Nell'attesa che ciò accada, restiamo ad esposizione delle più esotiche borse internazionali che da noi vengono per fare spesa.
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