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VAN GOGH. Capolavori dal Kröller-Müller Museum.

8 ottobre 2022 – 26 marzo 2023.
Roma, Palazzo Bonaparte.


A cura di Silvana Gatti.
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

«Se senti una voce dentro di te che dice “non puoi dipingere”, allora a tutti i costi dipingi e quella voce verrà messa a tacere.»
Vincent van Gogh


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Apre a Palazzo Bonaparte di Roma la mostra più attesa dell’anno e dedicata all’artista più famoso e amato del mondo:
VAN GOGH.
Spesso il pubblico amante dell’arte si chiede quale sia la chiave che permette ad un artista piuttosto che un altro di diventare famoso, domanda più che legittima nel caso di Vincent Van Gogh, artista che in vita ha venduto presumibilmente solamente un’opera, La vigna rossa, eseguito ad Arles nel novembre del 1888 e comprato da Anna Boch, sorella di un amico di Vincent. Una risposta a questa domanda può darla senza dubbio la mostra romana, attraverso un percorso espositivo ed emozionale che grazie al prestito di ben 50 opere, provenienti dal Museo Kröller Müller di Otterlo, racconta la vicenda umana e artistica di Van Gogh.
Helene Kröller-Müller, fondatrice del museo omonimo, è colei che ha contribuito in buona parte alla fama postuma di Van Gogh. Letteralmente innamorata della sua arte, fu colta dalla febbre del collezionismo, contribuendo a rendere Van Gogh uno degli artisti più amati - e quotati - di sempre. Nonostante i due, per motivi anagrafici, non si incontrarono mai, furono legati da un filo rosso di matrice mistica.
Nato in Olanda il 30 marzo 1853, Vincent Van Gogh fu un artista estremamente sensibile e condusse una vita piuttosto tormentata. Sono noti agli storici i suoi attacchi di follia, i ricoveri nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul in Provenza, l’episodio dell’orecchio mozzato, così come l’epilogo della sua vita, che termina il 29 luglio 1890, a soli trentasette anni, con un probabile suicidio. Probabile in quanto la questione è tuttora dibattuta dagli storici. A detta di Steven Naifeh e Gregory Smith, due storici dell’arte americana, nella nuova biografia “Van Gogh: the life”, affermano che Van Gogh fu colpito da un colpo di pistola al petto nei campi di Auvers, partito involontariamente dalla pistola malfunzionante di René Secrétan, un ragazzo sedicenne che Vincent non volle denunciare. Ai posteri l’ardua sentenza.

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Helene Kröller-Müller, moglie del ricco imprenditore olandese Anton Kröller e nata in una famiglia di industriali tedeschi, iniziò ad apprezzare l’arte moderna una volta superati i 30 anni. Tra il 1907 e il 1938 mise insieme una collezione con opere di Picasso, Gris, Mondrian, Signac, Seurat, Redon e, naturalmente, Van Gogh. Una volta tornò da Parigi con 15 dipinti di Van Gogh, che negli anni precedenti la Prima Guerra Mondiale era ancora un artista oscuro e controverso. Fin dall’adolescenza, Helene era alla ricerca di una spiritualità personale, che trovò nelle lettere e nelle opere di Van Gogh. Anche lui si era allontanato dalla fede tradizionale e dalla ritualità borghese, dedicandosi a personaggi di tutti i giorni e scene del quotidiano, usando un colore sempre più espressivo per esprimere una spiritualità intimistica. Helene fu introdotta alla pittura di Van Gogh da Henk Bremmer, insegnante estimatore dell’artista. Nelle sue lezioni, l’opera del pittore era vista come il riflesso di un’esistenza vissuta in sofferenza per giungere a una profonda spiritualità. Nell’estate del 1911, quando Helene aveva 42 anni, le fu diagnosticata una grave malattia. Faccia a faccia con la caducità della propria vita, decise che se fosse sopravvissuta avrebbe creato “un monumento alla cultura”. Subito dopo la Grande Guerra la Kröller-Müller incaricò l’architetto e artista belga Henry Van de Velde di costruire un museo nelle sue proprietà di The Hoge Veluwe - nei Paesi Bassi orientali. Nel 1921 furono gettate le fondamenta dell’edificio, ma un anno dopo il progetto fu cancellato perché l’azienda di famiglia era sull’orlo della bancarotta. In questi anni di crisi Helene espose i quadri di Van Gogh in Europa e negli Stati Uniti, incrementando la fama dell’artista e quella della propria collezione, gettando le basi per convincere lo stato olandese a partecipare alla costruzione del museo. I lavori iniziarono nel 1937: un anno dopo il Kröller-Müller Museum apriva i battenti con Helene nel ruolo di direttrice.
La mostra a Palazzo Bonaparte, attraverso le opere più celebri del pittore olandese - tra le quali il suo Autoritratto (1887) - è un viaggio nella storia dell’artista più conosciuto al mondo ma la cui vita è ancora avvolta da un velo di mistero. Nonostante una vita difficoltosa dal punto di vista economico e sentimentale, l’artista ha dipinto numerosi capolavori, accompagnati dalle famose “Lettere” al fratello Theo Van Gogh, inventando uno stile del tutto personale che lo ha reso il pittore più celebre della storia dell’arte.

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Un percorso cronologico che segue i periodi e le località dove il pittore visse: da quello olandese, al soggiorno parigino, a quello ad Arles, fino a St. Remy e Auvers-Sur-Oise.
Ricercatore instancabile di una pittura di timbro catartico, Vincent passa dagli scuri paesaggi della giovinezza allo studio sacrale del lavoro della terra: nascono nelle sue opere personaggi quali il seminatore, i raccoglitori di patate, i tessitori, i boscaioli, le donne intente a mansioni domestiche o affaticate a trasportare sacchi di carbone o a scavare il terreno. Opere come Contadina che spigola e Donne che trasportano sacchi di carbone nella neve destano infinita commozione e sono colme di struggente poesia.
Particolare attenzione è data al periodo del soggiorno parigino in cui Van Gogh rivolge la sua ricerca artistica al colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti, raggiungendo uno stile più immediato grazie ad un ricco cromatismo.
Si perfeziona anche il suo interesse per la figura umana, che sfocia nella produzione di numerosi autoritratti. È di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, esposto in mostra, dove il volto del pittore è raffigurato di tre quarti, con lo sguardo penetrante che denota la fierezza di chi insegue la propria passione con caparbietà. Le pennellate sono stese velocemente l’una accanto all’altra e riflettono il nervosismo di un uomo dal carattere complesso e tumultuoso. A partire dal 1887 i colori virano verso un cromatismo più accentuato, e la luce del sud della Francia regala a Vincent maggiore ispirazione. L’immersione nella luce e nel calore del sud, a partire dal 1887, genera aperture ancora maggiori verso eccessi cromatici. Nascono tele meravigliose come “Il seminatore”, realizzato ad Arles nel giugno 1888, con il cielo intriso dalla luce del giallo cromo accostato al viola del campo. Un soggetto, il seminatore, già caro a Millet, ripreso tante volte da Vincent e rielaborato in chiave personale. Dipingere in giardino, all’aperto, dava a Van Gogh la speranza che la pittura lo avrebbe aiutato a superare la sua malattia. Rinchiuso in un ospedale, temeva d’impazzire. E così Il giardino dell’ospedale a Saint-Rémy (1889) assume l’aspetto di un intricato tumulto, ed opere come Burrone (1889) sembrano allontanare ogni speranza, disperazione che culmina in opere quali Vecchio disperato (1890).

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Con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma - Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta da Arthemisia, realizzata in collaborazione con il Kröller Müller Museum di Otterlo ed è curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti. La mostra vede come main sponsor Acea, sponsor Generali Valore Cultura, special partner Ricola, mobility partner Atac, media partner Urban Vision ed è consigliata da Sky Arte. La mostra è corredata da un bellissimo catalogo è edito da Skira.