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Vasilije Josip Jordan. Il pittore della memoria.

Di Svjetlana Lipanović.

Vasilije Josip Jordan (1934-2019), pittore accademico croato, si distingue tra i pittori contemporanei per i suoi quadri poetici, dove si nota la nostalgia del tempo perduto. Nato a Zagabria da una famiglia originaria dalla Slovenia, il giovane Vasilije ha scoperto presto il suo innato talento artistico; si è iscritto nel 1946 presso la Scuola di musica dove ha studiato il violino e poi nel 1948 alla Scuola d’Arte Applicata nella sezione dedicata alla grafica. In seguito, si è diplomato nel 1958 - sotto la guida di Krsto Hegedušić e Ljubo Babić - all’Accademia di Belle Arti nella capitale croata. La sua splendida carriera è iniziata nel 1960 e, come artista indipendente, ha lavorato in vari settori che comprendevano: pittura, grafica, scenografia teatrale e l’insegnamento presso l’Accademia di Belle Arti. In patria e all’estero ha presentato - in numerose mostre - il suo mondo fantastico in cui è costantemente presente la rievocazione visiva del passato. Sicuramente, il passato doloroso e drammatico della sua infanzia ha lasciato un segno indelebile nell’animo sensibile del ragazzo Vasilije, che a solo nove anni perse il padre Martin in combattimento durante la Seconda guerra mondiale. Il pittore rimasse legato per tutta la vita alla sua famiglia in Slovenia, specialmente con lo zio Hanzek, una persona creativa che gli diede vari suggerimenti preziosi.
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I primi disegni sono dedicati alla madre nel 1950 e alla nonna nel 1952; i loro ritratti sono eseguiti con tratti delicati adoperando: inchiostro di china, creta o acquerello. Il suo esordio - con la mostra personale nel 1961 a Zagabria - fu un grande successo. Le opere rappresentavano un collegamento tra l’eredità della Scuola pittorica Croata di Monaco che coltivava la tradizione barocca e rinascimentale. Jordan, eccellente disegnatore e pittore si è ispirato agli artisti: Vermeer, Velàsquez, Račić, Stančić, Delvaux e ai pittori italiani più antichi. Il pittore ha coltivato vari interessi durante la sua esistenza; era un bravo violinista, assiduo lettore di opere filosofiche e letterarie, e un grande appassio- nato di fotografia, ritenuta una vera memoria del tempo.
I suoi temi prediletti nei quali si notano le sue passioni sono: immagini trasformate delle vecchie fotografie e delle cartoline di fine Ottocento e di inizio del secolo scorso, vecchie macchine fotografiche, antiche biciclette, navi, gondole, musicisti, cavalli, cavalieri, angeli, vecchi aeroplani, armadi, cancelli con le balaustre, muri, temi sacri, Il suo sguardo è rivolto verso il tempo che fu, pieno di nostalgia e di ricordi, simile a un sogno ad occhi aperti. In uno spazio senza tempo si materializzano -come per incanto- le immagini di passeggiate con persone vestite elegantemente al- la maniera della Belle époque, oppure di uomini e le donne con bambini seduti vicino al mare, in villeggiatura, riuniti intorno a un tavolo. Ogni tanto nelle tele si nota la presenza sorprendente del rinoceronte, forse un simbolo della forza primordiale della natura.
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Indubbiamente, le sue opere, piene di fascino, riconoscibile instantemente per i temi, i colori e l’aspetto antico si possono definire come metafisiche, simboliche, surrealiste. I suoi lavori sono eseguiti con rara accuratezza con olio su tela, tecnica mista su carta, tempera oppure olio su legno, con colori caldi ma soffusi. Spesso le immagini nell’ombra rischiara un rosso vivo pompeiano, mentre sul grande palcoscenico immaginario dipinto dell’artista si muovono figure bianche, evanescenti, quasi ricordi richiamati dal passato ai quali il pittore ha ridato una nuova, eterna vita. Una frase detta dal pittore è molto significativa e spiega bene la sua ricerca artistica: “Per me la vita è un enigma; con la pittura tento di risolvere questo enigma...”
I suoi cicli pittorici, con quali ha cercato il senso della vita, portano i nomi: La piscina, La scalinata, I giochi, I commensali, La dimora ed altro, ma in ognuno di loro è sempre presente la tragicità della transitorietà che caratterizza l’esistenza umana. Vasilije Josip Jordan ha esposto diverse volte a Bologna, Padova, Milano, Venezia, a Parigi, Antwerpen, San Paolo, Bruxelles, Amiens, Düsseldorf, Basel, e in numerose città croate. è stato così definito da Carlo Munari: “un pastore di fantasmi” che “ridiscende in strati remoti, percorre lontananze inaudite, si sofferma nelle contrade dell’incognito per cogliervi le ombre pallide e le labili tracce di una storia che non fu mai scritta, gli arcani segni incisi sul legno e sul cristallo, forse sull’aria, da presenze senza nome”.
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Durante la sua luminosa carriera ha ricevuto premi importanti; sulla sua l’attività artistica sono stati girati docu- mentari ed i più noti critici d’arte gli hanno dedicato i loro saggi inseriti in pubblicazioni. Le sue stupende opere si trovano nei musei, oppure nelle gallerie e in spazi sacrali, spesso in collezioni private.
Alla conclusione di questo testo sulla vita e l’arte di Vasilije Josip Jordan porto all’attenzione del lettore uno dei temi preferiti dall’artista “Il muro del tempo” che si ritrova sovente nei suoi quadri. Egli, con insuperabile maestria e volando sulle ali della fantasia è riuscito oltrepassare le barriere temporali, si è addentrato nel mondo al di là delle ombre e ha conquistato un universo immenso, arricchendolo con le sue immagini dipinte, lucenti stelle che brilleranno per sempre in suo ricordo.