Biografie d’Artista - Mario Zanoni.

La creta, materia divina da cui scaturiscono sogni “per consegnare al mondo una goccia di splendore”.
Di Marilena Spataro.

Nato in Romagna nel ‘46 dove vive, Mario Zanoni, opera in terracotta, bronzo ed altri metalli. Espone in permanenza in collezioni pubbliche e private, per vari committenti ha realizzato opere monumentali.

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“Non è facile comprendere, senza esperienza diretta, cosa provano le mani immerse nella creta così fredda e appiccicosa che sembra non poter esprimere altro che la sua viscida consistenza”. Col fango - dice Zanoni - nostro Signore modellava figure antropomorfe a volte incapaci di esprimere quel che il Creatore sperava, a volte invece parve che l’intera potenza divina si manifestasse attraverso l’opera di queste creature.
Lo conferma il fatto che alcuni di questi ‘geniali’ seppero trasformare sogni, sentimenti, amori e dolori in qualcosa che, al sentire umano e forse anche divino, fosse paragonabile alla stessa meravigliosa bellezza del creato”.
Approdato alla scultura in età matura, porta nel suo lavoro la fascinazione degli anni di studio, in particolare i racconti della mitologia classica, personaggi ai quali conferisce l’aspetto che la sua immaginazione gli suggerisce sfidando fino al grottesco l’iconografia canonica. Nel mito il dio Pan è descritto come bestia pelosa amante della natura ma assatanato seduttore di tutto ciò che di femminile incontrava, nella sua opera invece l’autore coglie l’aspetto poetico e sognante del fauno che, non riuscendo a sedurre Siringa, diventata esile canna, la trasforma nel mitico flauto.
In seguito, per vie misteriose, curiosità prima, passione poi, si avvicina alle filosofie ermetiche approfondendo in particolare il contenuto simbolico e quindi l’iconografia degli arcani maggiori. Questa serie di opere propone la sua visionaria interpretazione iconoclasta in particolare negli aspetti anche contraddittori che contiene. Così l’Arcano V, il Papa, nel suo gesto benedicente porta, sì, l’amore di Dio, ma anche il solenne rimprovero ad un’umanità senza pace. Oppure l’Arcano XV, il Diavolo, in questa forma alata, l’autore ci consegna la “bestia immonda” simbolo del male ma che fu angelo tra gli angeli, il bene e il male, eterna contiguità come la luce e le tenebre. Nel contempo lavora a un suo bestiario fatto di creature a volte reali a volte immaginarie; in questo percorso si inserisce la riscoperta dell’inferno dantesco dove animali mostruosi ed anime dei dannati si confondono sinistramente.
Il “Sommo” spesso indugia nella descrizione minuziosa delle bestiali creature che animano le bolge, là dove serpeggia nelle tenebre anche Gerione che spiega le ali e vola, poi scivola nel fango del silente fetore infernale, “nel ‘Divin bestiario’ - sottolinea Zanoni - un’opera che amo particolarmente, ispirata alle terzine del Poeta, egli ci ricorda, anche nell’oblio delle genti, la volontà di consegnare al mondo una goccia di splendore.”