I Tesori del Borgo
Brisighella: terra d'incanto Custode di antiche memorie, tra capolavori dell'arte e originali architetture del passato
Brisighella è un antichissimo borgo medievale, tuttavia il suo nome sembra avere origine celtica derivando dal prefisso “Brix”, luogo elevato. Il Medioevo ha lasciato in questa bellissima cittadina della Romagna collinare tracce indelebili che contribuiscono tuttora a conferirle uno straordinario fascino, così nel suo impianto urbanistico del centro storico, nelle case, e nei monumenti, come nella Rocca manfrediana e nella Torre. Ai piedi di queste fortezze si svilupparono due borghi, Brisighella e Gesso. Col tempo i due borghi si unirono, assumendo l'attuale denominazione. A metà del 1400 vennero costruiti il palazzo comunale e una più ampia cerchia, con tre porte di accesso. Le prime mura non furono demolite, ma inglobate nelle case e il camminamento di ronda divenne un percorso pubblico, sopraelevato e coperto (Via degli Asini). Chiese, edifici religiosi, capolavori dell'arte Brisighella si distingue per il numero elevato di edifici religiosi, in pieno centro storico, interessanti sia sotto il profilo architettonico, ma soprattutto in quanto custodi di capolavori di maestri dell'arte del passato, due nomi per tutti, Palmezzano e Guercino. Partiamo dalla Collegiata di San Michele Arcangelo, eretta nella seconda metà del sec. XVII e aperta al culto nel 1700, il cui bel portale in bronzo è opera dello scultore Angelo Biancini (1911-1988) su progetto dell'architetto Antonio Savioli. E' in questa chiesa che trovano collocazione i maggiori capolavori di Brisighella. Sull’altare maggiore si osserva una pala dipinta a olio su tela con San Michele Arcangelo, copia di un celebre dipinto di Guido Reni, forse della sua scuola (sec. XXVII). Nell'altare dell’abside di sinistra, possiamo vedere la Madonna delle Grazie, una tempera su tavola attribuita a Mengarelli e risalente al 1410. Dalla parte opposta è collocato un Crocifisso ligneo del 1500, proveniente dalla chiesa di Santa Croce.
Custoditi in una cappella abbiamo le opere di maggiore pregio di questo edificio religioso. A sinistra, entrando, proveniente da una chiesa del forese, Santa Maria in Rontana, è possibile ammirare la grande pala che rappresenta “L’adorazione dei Magi” (1514), sormontata da una lunetta con “Cristo fra i dottori” di Marco Palmezzano (1459 ca.-1539) e due opere di Bernardino da Tossignano: “L’Annunciazione” e “La Trasfigurazione”. Sempre sulla sinistra, si trova una bellissima tela di Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, (1591-1666), con San Francesco e San Luigi di Francia in adorazione di un’immagine Sa-cra. La tela è datata 1618 e proviene dalla chiesa di San Francesco. Fu commissionata dalla famiglia Naldi. Altro luogo di culto da visitare con interesse è la Chiesa di Santa Maria degli Angeli e Convento dell'Osservanza. La chiesa risale, come l’attiguo convento, al secolo XVI, anche se fu rinnovata completamente nel secolo XVII, con una ricca decorazione di stucchi e statue. I frati che nel tempo si sono avvicendati appartengono alla comunità francescana. Alla costruzione originaria risale il portale d'ingresso in arenaria e la porta lignea, decorata con cordoni, trecce e rosoni, quest'ultima è sormontata da una lunetta in terracotta che rappresenta “La Madonna Assunta tra voli d'angeli” dello scultore brisighellese Giuseppe Rosetti, detto “il Mutino” (1864-1939). Dello stesso artista è il gruppo a tutto tondo della Pietà. L'interno, a una sola navata, con altari laterali a destra e cappelle a sinistra, conserva pregevoli opere d'arte tra cui la grande e meravigliosa pala di Marco Palmezzano (1459 ca.-1539), che rappresenta la Madonna col Bambino e quattro Santi, sormontata da una lunetta con il Padre Eterno tra Angeli, eseguita nel 1520. La chiesa è parte integrante di un grande complesso, meglio conosciuto come Convento dell'Osservanza, provvisto di un refettorio e di due apprezzabili Chiostri. Altre chiese da visitare sono: la Chiesa del Suffragio, originaria chiesa madre, che si affaccia su una deliziosa piazzetta. La Chiesa di S.Croce, che ospita al suo interno un bellissimo Compianto in terracotta. Chiesa di S. Francesco, in centro storico dove in primo piano è visibile “Il giardino di Ebe” opera realizzata sul sagrato dall'artista giapponese Hidetoshi Nagasawa in occasione della Biennale d'Arte del 2000. Il Borgo Medioevale La straordinaria bellezza dell'antichissimo borgo medievale di Brisighella, e che lo caratterizza, nasce dall'essere questo borgo dolcemente adagiato ai piedi di tre suggestive cime di gesso. Su queste cime poggiano, dando vita a una delle più belle “cartoline” d'Italia, il Santuario del Monticino (1758), la Rocca Manfrediana e Veneziana (innalzata nel 1300 dai Manfredi, signori di Faenza e fortificata dai veneziani nei primi anni del 1500), la Torre dell'Orologio (interamente ricostruita nel 1850). Il nucleo originario di Brisighella si sviluppò ai piedi dello spuntone gessoso su cui si ergeva la fortificazione (oggi appunto Torre dell’orologio). È il cuore antico del paese e vi si accede dalla Porta delle Dame. Data l’esiguità dello spazio, le case sono alte, anche a cinque piani. Il centro storico si è poi esteso ed è costituito, tutt'ora, da un dedalo di antiche viuzze acciottolate, su cui predonima una via, sopraelevata e coperta, denominata Via del Borgo o Via degli Asini. Il centro, da cui si aveva accesso attraverso 3 porte di cui si conservano ancora i toponimi (Porta Gabalo, Porta Bonfante e Porta Fiorentina), invita il visitatore a immergersi in una piacevole atmosfera di altri tempi. La Piazza Guglielmo Marconi (Anticamente Piazza Maggiore), dominata sullo sfondo dal neoclassico Palazzo Maghinardo (residenza municipale), racchiude sul lato destro una rara e caratteristica strada sopraelevata, antico baluardo di difesa e illuminata da archi a mezzaluna di diversa ampiezza. Teatro, in pieno periodo medioevale, di antichi duelli in difesa del centro storico, divenne poi la sede dei birocciai locali. I carretti, trainati dagli asini, permettevano il trasporto del “gesso” dalle vicine cave. La Via degli Asini si presenta ad oggi nella sua intatta e assolutamente unica bellezza, con travi di legno originali a vista e la pavimentazione, spesso sconnessa, di mattone rosso. A caratterizzare la struttura di Brisighella paesaggisticamente sono i Tre Colli. Essi si ergono a corona del Borgo, affacciato sulla Valle del fiume Lamone, che lo delimita in tutta la sua lunghezza, e contribuiscono ad enfatizzare l'aspetto fiabesco del paese. I colli rappresentano un affioramento della Vena del Gesso Romagnola e si presentano ricchi e punteggiati da una caratteristica vegetazione mediterranea e dall'elegante cipresso cresciuto nei pendii più impervi. Lungo le pendici si snodano caratteristici sentieri di collegamento che raggiungono anche la retrostante area naturalistica del Parco Regionale. Il Santuario del Monticino (1758) è posto nel primo colle. Qui è venerata un'immagine della Madonna col Bambino in terracotta policroma di autore ignoto, datata 1626, collocata in origine in un piccolo tabernacolo nei pressi di Porta Buonfante. Nel 1662 fu traslata in una cappella, dove oggi sorge il Santuario, sul colle che si chiamava allora Monte Cozzolo o Calvario, forse perchè dirupato e scosceso. Nel 1758 fu edificato l'attuale Santuario che, nel corso del tempo, ha avuto numerosi rifacimenti. L'odierna facciata fu ricostruita su progetto del professore Edoardo Collamarini nel 1926 in occasione del III centenario della Sacra Immagine. Gli affreschi interni risalgono al 1854 e sono opera del faentino Savino Lega. Lungo la salita che porta al santuario sono collocate, su pilastri in cemento, alcune formelle in bronzo che rappresentano i misteri del Rosario, opera del faentino Francesco Nonni. Nel colle centrale si erge la monumentale Rocca Manfrediana e Veneziana. Non si tratta di un cas- tello, ossia la residenza stabile di un signore, ma di una fortificazione a salvaguardia della vallata. È formata da un imponente mastio (veneziano), all’interno del quale si sovrappongono cinque vani. è collegata, attraverso un ponte levatoio, alla torre piccola (manfrediana) e ai camminamenti delle cortine, di forma trapezoidale, disposte su tre lati. Gli ambienti interni delle rocche sono raggiungibili da due scale a chiocciola realizzate in pietra arenaria. La Rocca è anche sede di un museo che racconta l'indissolubile rapporto dell'uomo con il gesso. La più piccola e antica Torre Manfrediana, è una passeggiata nella storia che parte dalla frequentazione in età protostorica delle grotte della Vena del Gesso, attraversa l'età Romana ed arriva al Me- dioevo e al Rinascimento. La sala alta della torre Manfrediana espone i reperti archeologici ritrovati nella Vena del Gesso e risalenti a queste tre diverse epoche. Il terzo colle è quello della Torre dell'Orologio. In origine era il fortilizio, fatto erigere nel 1290 da Maghinardo Pagani, con massi squadrati di gesso, per controllare le mosse dei suoi nemici, assediati nel vicino castello di Baccagnano, sulla riva destra del Lamone. Fino al 1500 costituì, insieme alla Rocca, il sistema difensivo del centro abitato. Danneggiata e ricostruita più volte, la torre fu completamente ricostruita nel 1850 in stile pseudogotico. Nello stesso anno vi fu posto anche l'orologio a sei ore, munito di una sola lancetta. L'orologio completa le 24 ore con quattro giri completi del quadrante e con I suoi “tocchi” costituisce ancora un valido ed irrinunciabile punto di riferimento per tutti gli abitanti del paese. Impagabile è il panorama su tutta la vallata. I tre colli sono tra loro collegati con passaggi pedonali che partono direttamente dal centro storico e lo sguardo, che spesso si perde lungo il percorso, permette la vista di panorami e scorci inusuali e suggestivi. Musei, monumenti, edifici storici Tra i musei di questo bellissimo paese romagnolo, di grande interesse è il Museo Giuseppe Ugonia, dedicato all'artista faentino Giuseppe Ugonia (vissuto a cavallo tra '800 e '900) che elesse Brisighella “sola patria e sola ispirazione artistica, scegliendo i suoi scenari a soggetti prediletti delle sue litografie”. Aperto nell’ottobre del 1994 nell’ottocentesco palazzo della Pretura in Piazza Marconi (Porta Gabalo), esso raccoglie circa quattrocento pezzi, tra litografie, incisioni e acquerelli del maestro Giuseppe Ugonia. Pittore e litografo, egli legò il suo nome a Brisighella. Ancora oggi questa cittadina, con le sue strade e i suoi colori, i suoi silenzi e i suoi tre colli, conserva intatte le visioni e le immagini che ispirarono la lunga solitaria meditazione di questo artista che, al passaggio dei due secoli, scelse di rappresentare la natura e la storia di un luogo sublime ma appartato con una tecnica particolarissima come la litografia. Tra i palazzi del centro storico merita menzione per più di un motivo il Palazzo Maghinardo. Oggi residenza municipale, l'edi- ficio attuale fu costruito su disegno dell'ingegnere Antonio Mollari tra il 1824 e il 1828 in sostituzione del vecchio Palazzo Comunale. La facciata è in stile neoclassico palladiano. Alcune stanze interne sono arricchite da affreschi. Posto all'interno del Palazzo Municipale ed inaugurato nel 1832, ha sede il Teatro Comunale Maria Pedrini. Fortemente voluto dalla comunità ha sempre avuto un ruolo di alto valore culturale e sociale. Si presenta a ferro di cavallo con due ordini di palchi suddivisi da colonne di stile dorico. Lo adornano semplici affreschi. Il teatro, al momento, non è agibile, ciononostante esso è meta di interesse, curiosità storico-architettonica e singolare esempio di “gioiello” nato all’interno di un palazzo pensato per il governo della “cosa pubblica”. Altre attrazioni per il visitatore che si reca a Brisighella sono: la “Fontana Vecchia” e alcuni parchi pubblici. La “Fontana Vecchia” è la più antica fonte pubblica del paese e fu costruita nel 1490 dentro le antiche mura, nei pressi della porta Fiorentina. La gente la chiamava “la funtana di tri sbroff” (la fontana dei tre zampilli). Da segnalare l'area verde pubblica che, con il parco Parco Giuseppe Ugonia e l'attiguo Parco delle Rimenbranze, rappresenta l'immediata possibilità di immergersi nel verde, in compagnia dello scrosciare dell'acqua della “Palla”, la singolare fontana monumentale costruita negli anni '60, e della delicatezza del “Fante che dorme” pregevole opera eseguita, in ricordo dei caduti di Guerra, dall'artista e scultore Domenico Rambelli, nel 1926. Dintorni Pieve Tho (S.Giovanni in Ottavo) La Pieve di S.Giovanni in Ottavo, meglio conosciuta come Pieve del Tho, si trova a circa 1 km. dal capoluogo, lungo la direttrice che conduce a Firenze. È detta “in ottavo” (e da ottavo, tho) perché collocata all'ottavo miglio della Via Faventina la strada romana che congiungeva Faenza e l'Etruria. Le origini della Pieve del Tho sono tanto remote quanto incerte. Si tramanda popolarmente che la pieve risalga all'epoca della figlia di Teodosio, Galla Placidia, che l'avrebbe fatta erigere con i resti di un tempio pagano dedicato a Giove Ammone, quel che è certo è che sia già menzionata in un documento ravennate del 909, mentre da una bolla papale del 7 Dicembre 1143 risulta che la Plebs Sancti Johannis in Octavo fosse l’unica pieve esistente del territorio. La primitiva chiesa, sorta probabilmente tra l'VIII e il X secolo è andata distrutta, fu poi ricostruita in stile romanico nel corso dell’XI secolo (con un successivo ampliamento del XVI secolo) nelle forme che ancora oggi ammiriamo. La Pieve del Tho è un suggestivo tempio in stile romanico a tre navate, definite da archi che poggiano su 11 colonne di marmo grigio e una in marmo rosso di Verona, di spessore diverso fra loro. Un percorso prevede la visita all’interno dei vani sotterranei della Pieve del Thò. Il progetto, di recente esecuzione, ha restituito alla fruizione gli ambienti sotterranei (in particolare la cripta-oratorio sottostante al presbiterio e risalente alla più antica fase edilizia della pieve) ed espone i materiali di epoca romana e medievale rinvenuti nel corso degli sterri degli anni ’50 e ’60.