L’invisibile

Valentino Vago incontra Silvio Wolf.
a cura di Fabrizio Sparaci.

Quaranta opere di grande respiro e dal forte impatto visivo per due differenti ricerche sull’Invisibile attraverso la pittura e la fotografia.
La nuova mostra del Comune di Milano dal titolo “L’invisibile” si svolgerà dal 22 marzo al 5 giugno alla Casa Museo Boschi Di Stefano in via Giorgio Jan 15 e vedrà Valentino Vago e Silvio Wolf, due fra gli artisti più rappresentativi delle proprie rispettive generazioni, in dialogo attorno a due diverse idee di astrazione.
La mostra, curata da Luca Pietro Nicoletti e realizzata in collaborazione con l’Archivio Valentino Vago, racchiude due esposizioni dal forte afflato poetico: “Valentino Vago. Figure e orizzonti” e “Silvio Wolf. Prima del Tempo”.

Valentino Vago
“Figure e orizzonti”

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Una visione essenziale della pittura, un’arte astratta straordinaria e modernissima, mistica e pura, capace di emozionare nella sua costante ricerca dell’Invisibile.
La retrospettiva sull’opera di Valentino Vago (1931-2018), inserita nella collana Visti da Vicino, prende spunto dai cinque dipinti già presenti nella collezione Boschi Di Stefano per ripercorrere la evoluzione del suo percorso artistico sviluppatosi attorno a due elementi cardine, la luce e il colore.
Venti opere, tutti olii su tela, testimoniano come la vocazione artistica di uno dei maestri della pittura astratta italiana si sia sempre intrecciata a una ricerca spirituale che lo ha portato a creare un universo poetico straordinario e unico.
La mostra, che si svolge nelle stanze dell’ex scuola di ceramica di Casa Boschi Di Stefano al piano terra, parte dall’opera accademica Senza Titolo del 1953, in bilico tra figurazione e metafisica, per poi immergersi immediatamente nelle formulazioni astratte delle opere di Valentino Vago degli anni Sessanta, inconfondibili nel segno così come nella luce di colori uniformi, intensi e dalla visibilità silenziosa, perfetti nella rappresentazione dell’Invisibile.
L’espressività astratta di lavori come Immagine Verde (1959), Colori nella luce e La mia estate, entrambi del 1960, o ancora Composizione (1964) e Presenza obliqua (1965), mostrano come il linguaggio di Valentino Vago sia eloquente nella sua sintesi cromatica e di come la sua pittura sia intimamente sacra ma allo stesso tempo potente.
Tra le opere presenti in mostra spiccano Spazio Solare (1960), mai più esposta al pubblico dopo la mostra presentata da Guido Ballo al Salone Annunciata di Milano nel 1960, e Orizzonte nero, quadro emblematico del 1965 dove il tema del paesaggio, interiorizzato e mentale, entra nella pittura di Vago come eliminazione di qualsiasi riferimento figurativo, avvio di un percorso ascetico e visionario che lo porterà a dipinti di grande respiro, diafani e rarefatti, come C. 268 del 1970, acquistato da Mercedes Garberi in occa- sione della mostra di Vago al PAC-Padiglione di Arte Contemporanea di Milano nel 1983 e oggi nella collezione del Museo del Novecento.
La mostra dedicata a Valentino Vago è inoltre arricchita da documenti, cataloghi, fotografie, disegni inediti e da una serie di incisioni che evidenziano il passaggio dalla figurazione all’astrazione. 

Silvio Wolf
“Prima del tempo”
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La seconda mostra, “Prima del Tempo”, si svolge al terzo piano dello spazio espositivo e presenta sedici opere della serie “Orizzonti”. Inoltre, all’interno della collezione permanente situata al secondo piano del palazzo progettato dall’Architetto Portaluppi, tre opere di Silvio Wolf (Vuoto di Memoria del 1978-2002, Icona di Luce 24 del 1992 e Icona di Luce 30 del 1994) entrano come ospiti nel progetto Sostituzioni, ideato da Maria Fratelli, prendendo il posto dei tre dipinti di Valentino Vago normalmente esposti nella collezione: Due Forme del 1960, Composizione del 1964 e Rettangoli del 1961 e ora esposti in mostra.
Silvio Wolf lavora da sempre alla fotografia come oggetto di luce che si trasfigura in immagine portandola verso un radicale concetto di astrazione e gli Orizzonti sono sicuramente uno dei risultati più interessanti della ricerca di Wolf sulle potenzialità linguistiche, percettive e cognitive della fotografia.
Il titolo stesso della mostra, “Prima del Tempo”, sottolinea come queste opere siano immagini pre-fotografiche create dalla luce direttamente sul frammento iniziale della pellicola, prima che essa registri la prima immagine, a prescindere dalla volontà del fotografo. Queste esposizioni non intenzionali sono scritture di luce, immagini non ottiche che si manifestano sulla superficie foto-sensibile durante il processo di caricamento della macchina e prima dell’inquadratura di alcun soggetto esterno, trasformandosi così in forme e linguaggio nella mente di chi le osserva.
“In questi lavori Wolf recupera quello che il fotografo tradizionalmente scarterebbe dopo lo sviluppo della pellicola, riconoscendo a quel frammento iniziale una sua qualità estetica e pittorica affine come resa a certi effetti della pittura astratta contemporanea” - sottolinea Luca Pietro Nicoletti - “Una volta stampati su carta, infatti, questi dettagli hanno rivelato immagini dal forte impatto visivo, capaci di evocare spazi di grande intensità.”
Come per Valentino Vago con la pittura, la riflessione sulla fotografia di Silvio Wolf pone al proprio centro la luce, vera protagonista di ogni sua opera fotografica. Gli squarci di luce e colore in spazi sospesi che si manifestano nelle sue fotografie astratte, così come nelle pitture di Valentino Vago, evidenziano come entrambi gli artisti aspirino a una restituzione astratta del Reale, con lo scopo di condurre lo sguardo oltre il visibile.