Rifrazioni dell’Antico
Mostra di scultura di Sergio Monari
a cura di Niccolò Lucarelli
5 ottobre 2019/6 gennaio 2020
Casino Nobile di Villa Torlonia, ROMA.
a cura di Marilena Spataro
Fisicità e concettualità s’incontrano e compongono una vivace agorà, specchio di una polis complessa e contraddittoria, assai lontana da quella vagheggiata da Platone, in cui l’avidità divora l’essere umano.
Accompagna la mostra un catalogo in forma di libro d’artista, edito da Montanari di Ravenna, con testi del curatore e della critica Raffaella Salato.
Sergio Monari (Bologna, 1950) ha avviato l’attività artistica nei primi anni ottanta riscuotendo ben presto consenso di critica e di pubblico sia in Italia che nel mondo. La sua prima mostra estera risale al 1986, a Lubiana, e nel corso del tempo si sono aggiunte anche Parigi e New York. Nel 1984 e nel 2011 è invitato a esporre alla Biennale di Venezia, mentre nel 2015 una sua opera è stata scelta per la rassegna “Tesori d’Italia”, all’Expo di Milano. Si sono occupati della sua opera importanti critici fra i quali Calvesi, Crispolti, Manzoni, Portoghesi e Tomassoni. Dall’anno accademico 2006/2007 Monari è docente di Tecniche e materiali della scenografia e di Scultura al corso di Scenografia del Melodramma, nella sede cesenate dell’Accademia di Bologna.
a cura di Niccolò Lucarelli
5 ottobre 2019/6 gennaio 2020
Casino Nobile di Villa Torlonia, ROMA.
a cura di Marilena Spataro
Un gradito ritorno a Roma quello dell'artista romagnolo Sergio Monari. Assente dalla Capitale dalla mostra al Teatro Argentina del 1993, il 5 ottobre scorso ha inaugurato una sua personale di scultura nei suggestivi spazi del Casino Nobile di Villa Torlonia, edificio già ricco di storia, di simboli e di significati.
Intitolata Rifrazioni dell'Antico, la mostra rimarrà aperta fino al 6 gennaio del 2020. Le diciotto sculture allestite nello spazio neoclassico del Casino Nobile sono ispirate a temi e personaggi della mitologia greco-romana, cercano il dialogo con le opere della collezione Torlonia, in un gioco di reciproco arricchimento e reinterpretazione. L’allestimento si dispiega, opera dopo opera, su capitoli modellati in forma di umane sembianze, pulsioni, aspirazioni, dubbi e timori: la poesia, l’amore, la guerra, il destino, il tempo, la morte.Fisicità e concettualità s’incontrano e compongono una vivace agorà, specchio di una polis complessa e contraddittoria, assai lontana da quella vagheggiata da Platone, in cui l’avidità divora l’essere umano.
L’opera Migrante preda, cuore concettuale della mostra, simbolo della coraggiosa pioniera Medea che lascia la terra natia con la volontà di far incontrare la sapienza di due mondi lontani, suggella metaforicamente l’incontro della scultura di Monari con Villa Torlonia e la collezione di statue antiche, così come quello fra la sua Colchide e la nostra Corinto.
L'evento espositivo é promosso dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale.Accompagna la mostra un catalogo in forma di libro d’artista, edito da Montanari di Ravenna, con testi del curatore e della critica Raffaella Salato.
Sergio Monari (Bologna, 1950) ha avviato l’attività artistica nei primi anni ottanta riscuotendo ben presto consenso di critica e di pubblico sia in Italia che nel mondo. La sua prima mostra estera risale al 1986, a Lubiana, e nel corso del tempo si sono aggiunte anche Parigi e New York. Nel 1984 e nel 2011 è invitato a esporre alla Biennale di Venezia, mentre nel 2015 una sua opera è stata scelta per la rassegna “Tesori d’Italia”, all’Expo di Milano. Si sono occupati della sua opera importanti critici fra i quali Calvesi, Crispolti, Manzoni, Portoghesi e Tomassoni. Dall’anno accademico 2006/2007 Monari è docente di Tecniche e materiali della scenografia e di Scultura al corso di Scenografia del Melodramma, nella sede cesenate dell’Accademia di Bologna.