“Artisti allo specchio”
Stefania Salti
A cura di Marilena Spataro
Ho amato l’arte sin da molto piccola, ascoltando un’opera lirica e osservando i mosaici di Ravenna. Quella musica e quei mosaici erano sembianze di emozioni che nella mia fantasia diventavano segni danzanti e colori. Da allora sono stata rapita dalla passione per il disegno e per la pittura.
Giovinezza. A Ravenna e in giro per il mondo. Mi piace raccontarmi attraverso le parole di alcuni amici che mi hanno conosciuta e di cui, come per Roberto Papetti, riporto alcune considerazioni. Amici che a volte mi stupiscono nel loro conoscermi a fondo, molto più di me stessa.
“So per certo che non sfugge ai comuni obblighi della quotidianità: le bollette, il bollo per la patente, l’assicurazione, gli alti e bassi d’umore della folla delle città. Tuttavia in lei una dolce e curiosa indolenza rende questa quotidianità placidamente inoffensiva. Ammiro di lei l’impegno, la dedizione, ma trovo più ammirevole il suo “passo”. Il “passo” è quell’incedere nel mondo secondo una buona grazia, l’accettazione di quel che si è, una misura che è sufficiente a se stessi. Rilassata, accomodante, agiatamente povera nel ritaglio di mondo che le compete, saprebbe vivere perdendo tempo in ozio: cosa che nessuno oggi sa tentare di fare, pena l’angoscia e lo spavento. Sta in città come una piccola bohèmienne, cullata dalla buona sorte e dalla simpatia delle persone. Penso a Stefania e penso al suo cercare tra le cose e le esperienze. Trovo in lei un modo personalissimo di “drogare”, di predisporsi al viaggio dei desideri, di mettersi nel cerchio delle cose che danno sollievo. Parlare di Stefania è dire dell’amicizia e degli amici, la devozione, la vicinanza, la vita di tutti, è l’accedere a un comune destino di finezza.”
L'età adulta la trascorro in campagna e poi di nuovo in giro per il mondo. Così descrive quel mio periodo l'amica Carla Baroncelli: “Una casa colonica a due piani, di quelle di una volta, con l’intonaco di una volta. Un’amaca fra due alberi che dondola un cuscino giallo. Dentro però la casa scompare. Ovunque ci sono quadri. Appesi, appoggiati, accatastati, rivoltati, fosforescenti, spenti, luminosi, ognuno con la sua emozione, col suo stato d’animo. Una storia di mutazioni. Ogni tanto Stefania parte, portandosi dietro più pennelli che vestiti. Calabria, Sicilia, Maremma. Oppure Grecia, Spagna, Olanda, Inghilterra… “Viaggio per cambiare i colori, le forme, le sensazioni. Un pò è un fatto di simpatia, ma molto è la curiosità. è per curiosità che sono riuscita a giocare con materiali come la gomma, il cemento, lo zinco, il gesso”. Vive a San Pietro in Vincoli. “Ora sono più introspettiva. Guardo fuori ed elaboro dentro. Questa è una casa che mi permette di vedere gli spazi aperti, i cieli, le stagioni. Io ho cambiato indirizzo e i miei quadri hanno cambiato i loro titoli”. Quadri piccoli, grandi, immensi. Anche pareti, per grandi sale. Discoteche. Scenografie per palcoscenici. E tante mostre, personali e collettive da Fusignano, ad Amsterdam, Barcellona, Germania … “Un quadro è finito quando non ho più niente da dire, più di quello che volevo esattamente dire”.
Ed eccomi qui, giunta alla maturità.
Cerco tra le cose che vedo e le esperienze che vivo : spesso non mi bastano i pennelli, ho bisogno di rendere il tutto più tangibile, o trasparente, o interrogativo. Mi piace raccontare con linguaggi diversi. Perché non si possono descrivere tutti i pellegrinaggi dell’anima con le stesse parole: alcune hanno bisogno di essere delicate, altre incisive, altre sussurrate. Per questo cambiano i materiali che incontro in questi viaggi. è come “… tirare l’anima da tutte le parti, come se fosse un lenzuolo dilatabile all’infinito”.
A cura di Marilena Spataro
Ho amato l’arte sin da molto piccola, ascoltando un’opera lirica e osservando i mosaici di Ravenna. Quella musica e quei mosaici erano sembianze di emozioni che nella mia fantasia diventavano segni danzanti e colori. Da allora sono stata rapita dalla passione per il disegno e per la pittura.
Giovinezza. A Ravenna e in giro per il mondo. Mi piace raccontarmi attraverso le parole di alcuni amici che mi hanno conosciuta e di cui, come per Roberto Papetti, riporto alcune considerazioni. Amici che a volte mi stupiscono nel loro conoscermi a fondo, molto più di me stessa.
“So per certo che non sfugge ai comuni obblighi della quotidianità: le bollette, il bollo per la patente, l’assicurazione, gli alti e bassi d’umore della folla delle città. Tuttavia in lei una dolce e curiosa indolenza rende questa quotidianità placidamente inoffensiva. Ammiro di lei l’impegno, la dedizione, ma trovo più ammirevole il suo “passo”. Il “passo” è quell’incedere nel mondo secondo una buona grazia, l’accettazione di quel che si è, una misura che è sufficiente a se stessi. Rilassata, accomodante, agiatamente povera nel ritaglio di mondo che le compete, saprebbe vivere perdendo tempo in ozio: cosa che nessuno oggi sa tentare di fare, pena l’angoscia e lo spavento. Sta in città come una piccola bohèmienne, cullata dalla buona sorte e dalla simpatia delle persone. Penso a Stefania e penso al suo cercare tra le cose e le esperienze. Trovo in lei un modo personalissimo di “drogare”, di predisporsi al viaggio dei desideri, di mettersi nel cerchio delle cose che danno sollievo. Parlare di Stefania è dire dell’amicizia e degli amici, la devozione, la vicinanza, la vita di tutti, è l’accedere a un comune destino di finezza.”
L'età adulta la trascorro in campagna e poi di nuovo in giro per il mondo. Così descrive quel mio periodo l'amica Carla Baroncelli: “Una casa colonica a due piani, di quelle di una volta, con l’intonaco di una volta. Un’amaca fra due alberi che dondola un cuscino giallo. Dentro però la casa scompare. Ovunque ci sono quadri. Appesi, appoggiati, accatastati, rivoltati, fosforescenti, spenti, luminosi, ognuno con la sua emozione, col suo stato d’animo. Una storia di mutazioni. Ogni tanto Stefania parte, portandosi dietro più pennelli che vestiti. Calabria, Sicilia, Maremma. Oppure Grecia, Spagna, Olanda, Inghilterra… “Viaggio per cambiare i colori, le forme, le sensazioni. Un pò è un fatto di simpatia, ma molto è la curiosità. è per curiosità che sono riuscita a giocare con materiali come la gomma, il cemento, lo zinco, il gesso”. Vive a San Pietro in Vincoli. “Ora sono più introspettiva. Guardo fuori ed elaboro dentro. Questa è una casa che mi permette di vedere gli spazi aperti, i cieli, le stagioni. Io ho cambiato indirizzo e i miei quadri hanno cambiato i loro titoli”. Quadri piccoli, grandi, immensi. Anche pareti, per grandi sale. Discoteche. Scenografie per palcoscenici. E tante mostre, personali e collettive da Fusignano, ad Amsterdam, Barcellona, Germania … “Un quadro è finito quando non ho più niente da dire, più di quello che volevo esattamente dire”.
Ed eccomi qui, giunta alla maturità.
Cerco tra le cose che vedo e le esperienze che vivo : spesso non mi bastano i pennelli, ho bisogno di rendere il tutto più tangibile, o trasparente, o interrogativo. Mi piace raccontare con linguaggi diversi. Perché non si possono descrivere tutti i pellegrinaggi dell’anima con le stesse parole: alcune hanno bisogno di essere delicate, altre incisive, altre sussurrate. Per questo cambiano i materiali che incontro in questi viaggi. è come “… tirare l’anima da tutte le parti, come se fosse un lenzuolo dilatabile all’infinito”.