“due minuti di arte” - viaggio nell’arte attraverso 4 opere
di Marco Lovisco
www.dueminutidiarte.com
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Si viaggia per provare il brivido dell’avventura, il fascino del mistero o spinti dal desiderio di evadere per scoprire luoghi nuovi. Ma ci sono anche viag-gi fatti per raggiungere un obiettivo, come ci insegna la storia, o viaggi intrapresi per riscoprire le proprie radici. Qualunque possa essere il motivo, viaggiare è un atto in cui si riconoscono molti esseri viventi, perché se abbiamo cuore, gambe e testa, proprio non riusciamo a stare fermi nello stesso luogo per tutta la vita. Per fortuna.
Artisti di tutte le epoche si sono confrontati con il tema del viaggio, ognuno col suo stile, come una storia raccontata da diverse prospettive. In questo articolo ho scelto quattro artisti e quattro opere sul tema del viaggio, per evidenziare cinque diversi lati di questo tema affascinante, che ci conduce alla scoperta del mondo e di noi stessi.
1. Quando il viaggio è storia
William Turner, Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, 1835
Turner è passato alla storia come “il pittore della luce”. Nessuno come lui è stato capace di cogliere le infinite sfumature del cielo e riportarle sulla tela, creando effetti di sublime potenza. In quest’opera Turner dipinge un evento storico: il viaggio attraverso le Alpi del generale cartaginese Annibale e del suo esercito. Quello raccontato da Turner è un viaggio drammatico, in cui l’uomo si trova costretto a combattere contro una natura ostile e minacciosa. Del resto, Turner è stato sempre affascinato dal potere maestoso della natura che nelle sue opere prende vita come una creatura spietata e sublime di fronte al quale l’uomo appare piccolo e insignificante.
Artisti di tutte le epoche si sono confrontati con il tema del viaggio, ognuno col suo stile, come una storia raccontata da diverse prospettive. In questo articolo ho scelto quattro artisti e quattro opere sul tema del viaggio, per evidenziare cinque diversi lati di questo tema affascinante, che ci conduce alla scoperta del mondo e di noi stessi.
1. Quando il viaggio è storia
William Turner, Bufera di neve: Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi, 1835
Turner è passato alla storia come “il pittore della luce”. Nessuno come lui è stato capace di cogliere le infinite sfumature del cielo e riportarle sulla tela, creando effetti di sublime potenza. In quest’opera Turner dipinge un evento storico: il viaggio attraverso le Alpi del generale cartaginese Annibale e del suo esercito. Quello raccontato da Turner è un viaggio drammatico, in cui l’uomo si trova costretto a combattere contro una natura ostile e minacciosa. Del resto, Turner è stato sempre affascinato dal potere maestoso della natura che nelle sue opere prende vita come una creatura spietata e sublime di fronte al quale l’uomo appare piccolo e insignificante.
2. Quando il viaggio è mistero
Arnold Böcklin, L’isola dei morti, 1880-1886
L’opera nella foto, del pittore svizzero Arnold Böcklin è considerato uno dei capolavori del Simbolismo, corrente artistica venata di misticismo e mistero, in cui il confine tra realtà e sogno appare labile e sfocato. L’artista non ha mai fornito informazioni precise sul senso dell’opera, lo stesso titolo “L’isola dei morti” fu attribuito al dipinto dal mercante d’arte Fritz Gurlitt. Alcuni hanno riconosciuto nella figura seduta a poppa il traghettatore Caronte, che conduce i defunti nell’aldilà. Del resto, l’intera isola è ricoperta di tombe e adornata con cipressi, alberi associati al lutto. Ciò che colpisce lo spettatore è di sicuro il senso di mistero e silenzio che circonda la scena, unito all’impressione di osservare la rappresentazione di un viaggio verso una meta ignota. Una curiosità: Esistono cinque versioni del dipinto, una delle quali fu acquistata dal dittatore tedesco Adolf Hitler, fervente ammiratore dell’artista elvetico.
Arnold Böcklin, L’isola dei morti, 1880-1886
L’opera nella foto, del pittore svizzero Arnold Böcklin è considerato uno dei capolavori del Simbolismo, corrente artistica venata di misticismo e mistero, in cui il confine tra realtà e sogno appare labile e sfocato. L’artista non ha mai fornito informazioni precise sul senso dell’opera, lo stesso titolo “L’isola dei morti” fu attribuito al dipinto dal mercante d’arte Fritz Gurlitt. Alcuni hanno riconosciuto nella figura seduta a poppa il traghettatore Caronte, che conduce i defunti nell’aldilà. Del resto, l’intera isola è ricoperta di tombe e adornata con cipressi, alberi associati al lutto. Ciò che colpisce lo spettatore è di sicuro il senso di mistero e silenzio che circonda la scena, unito all’impressione di osservare la rappresentazione di un viaggio verso una meta ignota. Una curiosità: Esistono cinque versioni del dipinto, una delle quali fu acquistata dal dittatore tedesco Adolf Hitler, fervente ammiratore dell’artista elvetico.
3. Quando il viaggio è tradizione
Marc Chagall, Su Vitebsk, 1984
In quest’opera compare uno dei personaggi che ricorre più spesso nei dipinti di Chagall: la figura dell’ebreo errante, immagine tipica della tradizione ebraica. Come sempre, il vecchio è rappresentato con il bastone che lo guida lungo il viaggio e il sacco in cui ha raccolto ciò che possiede. Nel dipinto di Chagall l’ebreo errante viaggia per fuggire da Vitebsk, paese natale dell’artista, luogo in cui gli ebrei erano sottoposti e discriminazioni e vere e proprie persecuzioni da parte dello zar di Russia.
Chagall in questo dipinto racconta con il suo tocco dolce e onirico uno dei drammi del suo popolo, costretto a viaggiare per andare alla ricerca di una patria.
4. Quando il viaggio è avventura
Paul Gauguin, Arearea 1892
Nessuno come il pittore francese Paul Gauguin riesce a farci viaggiare lontano con la fantasia, in terre esotiche baciate dal sole, dove il tempo non esiste e l’uomo pare vivere in simbiosi con la natura. L’opera fa parte di una serie di tre dipinti che Gauguin realizzò durante il suo viaggio a Tahiti, dove si ritirò nel 1891 deciso a non tornare mai più, sdegnato con la società francese che sembrava non apprezzare la sua arte. Il suo viaggio in realtà durò solo due anni, dopodiché l’artista fu costretto a tornare in Francia senza un soldo e oppresso dai debiti, facendosi inviare dalla moglie i soldi per tornare a casa. La sua permanenza sulla terraferma non durò a lungo. Un uomo avventuroso come Gauguin non poteva restare “ancorato” per sempre nello stesso luogo. Nel 1985 vendette tutte le sue opere e partì per la Polinesia. Non fece mai più ritorno in Europa, avendo finalmente trovato in quelle piccole isole l’anima primitiva che aveva sempre cercato senza successo nei suoi numerosi viaggi.
Marc Chagall, Su Vitebsk, 1984
In quest’opera compare uno dei personaggi che ricorre più spesso nei dipinti di Chagall: la figura dell’ebreo errante, immagine tipica della tradizione ebraica. Come sempre, il vecchio è rappresentato con il bastone che lo guida lungo il viaggio e il sacco in cui ha raccolto ciò che possiede. Nel dipinto di Chagall l’ebreo errante viaggia per fuggire da Vitebsk, paese natale dell’artista, luogo in cui gli ebrei erano sottoposti e discriminazioni e vere e proprie persecuzioni da parte dello zar di Russia.
Chagall in questo dipinto racconta con il suo tocco dolce e onirico uno dei drammi del suo popolo, costretto a viaggiare per andare alla ricerca di una patria.
4. Quando il viaggio è avventura
Paul Gauguin, Arearea 1892
Nessuno come il pittore francese Paul Gauguin riesce a farci viaggiare lontano con la fantasia, in terre esotiche baciate dal sole, dove il tempo non esiste e l’uomo pare vivere in simbiosi con la natura. L’opera fa parte di una serie di tre dipinti che Gauguin realizzò durante il suo viaggio a Tahiti, dove si ritirò nel 1891 deciso a non tornare mai più, sdegnato con la società francese che sembrava non apprezzare la sua arte. Il suo viaggio in realtà durò solo due anni, dopodiché l’artista fu costretto a tornare in Francia senza un soldo e oppresso dai debiti, facendosi inviare dalla moglie i soldi per tornare a casa. La sua permanenza sulla terraferma non durò a lungo. Un uomo avventuroso come Gauguin non poteva restare “ancorato” per sempre nello stesso luogo. Nel 1985 vendette tutte le sue opere e partì per la Polinesia. Non fece mai più ritorno in Europa, avendo finalmente trovato in quelle piccole isole l’anima primitiva che aveva sempre cercato senza successo nei suoi numerosi viaggi.