Elena Modelli. Fantasie necessarie.
Di Giorgio Barassi.
"Nessun grande artista vede mai le cose come realmente sono.
Se lo facesse, cesserebbe di essere un artista."
(Oscar Wilde)
Se non esistesse una Elena Modelli, bisognerebbe inventarla. La sua visione che diventa materia in animali policromi ed allegri ha radici nella sua costanza e nel credo ottimistico di una artista votata alla passione per il lavoro del plasmare, del dare anima e colore alla materia rigorosamente lavorata secondo i canoni accademici ma con una dose fondamentale di ironia gentile, che, di questi tempi, è un toccasana. Appassionata istintivamente al lavoro del creare con la materia, Elena Modelli ha cominciato lavorando il fango delle pozzanghere davanti al casale nella campagna emiliana, da bambina. Dunque il sogno ha radici antiche e non sembra mai perseguito fino in fondo, perché una delle domande che si è soliti farsi, nel guardare le sue creature sfornate con pazienza è se mai ci sarà uno stallo in quel produrre così rigorosamente nuovo e fresco, pieno di ottimismo e di energia che i suoi animali sprigionano. Alla fine pensiamo che non ci sarà stallo, perché l’energia creativa della Modelli è la ragione stessa del suo comporre, e chi apprezza si aspetta sempre nuove e colorate intuizioni. Insomma, a compiacersi delle sue operazioni artistiche non ci si sbaglia, perché riescono a conferire un’aria allegra agli spazi che le accolgono e danno una visione fanciullesca ma molto curata del mondo affascinante degli animali.
Elefanti dagli occhi strabuzzati, coccodrilli che più che azzannare sembrano ridere, scimmiette dalle fattezze buffe e simpatiche, lumache dalla faccia paziente, grilli dal fantasioso corpo a colori vivaci, addirittura camaleonti policromi che sembrano additarci la via per resistere al rifiuto istintivo delle regole costrittive, adattandosi alle situazioni senza perdere la propria identità. Un panorama artistico che ha visto, nelle sue ceramiche smaltate, un messaggio di positività senza una pausa. Fare ceramica, lavorare alle cotture, smaltare con perizia sono le principali fasi. Ed Elena Modelli lo sa bene, avendo appreso quelle arti che hanno completato il suo istinto naturale verso la bellezza del plasmare per compiacere, più che per compiacersene. Pare davvero che Elena legga la voglia di serenità che tutti hanno, e così serve, con le forme affascinanti dei suoi animali, un momento di gioia e di libertà. I suoi sono animali letti come in una fiaba, ma sotto l’aspetto tecnico nulla sfugge. Precisione, regolarità e tempi creativi ineccepibili sono evidenti.
D’altra parte la vicinanza della sua Imola ad un tempio delle più importanti scuole d’Arte italiana, l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Faenza, avrà avuto il suo ruolo, perché da quelle parte dire ceramica vuol dire parlare di una creatività che il mondo intero conosce, e bene, come uno dei massimi prodotti della genialità nazionale.
Ma ad Elena, appassionata di arte da piccola, non fu consentito dai genitori di frequentare quello che veniva additato (ahimè, i pregiudizi…) come un luogo di perdizione, quando l’esigenza era invece di studiare e cercarsi “un lavoro serio”. E così fu. La ragazza studia, si laurea e compie un percorso lavorativo da insegnante. I bambini, in fondo, sono una fonte inesauribile di fantasie, e lei ripaga con momenti didattici dedicati a stimolare la creatività degli allievi. Ma il vero sogno viene seguito con tenacia, con lezioni da artisti che sono stati fonte di nozioni e di applicazione continua. Sandro Pagliuchi, scultore ed incisore classicista e Guido Mariani, ottimo scultore e ceramista la indirizzano verso i teoremi fondamentali, la allenano alla pazienza del saper attendere la giusta cottura, il giusto lavoro per un risultato che sia quantomeno ineccepibile. Stefano Merli, artista di impostazione Pop, le suggerisce la via che oggi mette insieme una chiara conoscenza della materia e la capacità di essere gradevole e popolare in pari grado. Il resto lo fanno le sue invenzioni, la sua caparbietà nel dare al mondo opere che siano soprattutto accattivanti, piacevoli, in grado di far scattare un compiaciuto sorriso. Non è poco, mentre impazza la follia e di pari passo fin troppi artisti ne vogliono tracciare in maniera greve il percorso. Che sia compito dell’arte raccontare la storia di quel che accade, è certo ed acclarato. Ma una visione serena del mondo non ha mai fatto del male, anzi. Perciò, nel sovraffollamento di pitture e performances che denunciano, accusano ed indicano, Elena Modelli è una voce diversa, gentile, intelligentemente ironica.
Non solo animali, per Elena Modelli. Le circostanze creative, il desiderio di migliorarsi e il viaggiare al passo con i numerosi apprezzamenti fanno in modo che le sue sfide diventino, in qualche caso, prova di una sapienza che la distingue. E così un Minotauro bifronte o una Madonna con bambino prendono corpo e fattezze ceramiche e ci servono l’esempio di una capacità già più volte premiata. Quello che sottilmente si avverte, dal profondo delle sue opere, è una sorta di monito sommesso, una allusione alle riflessioni che tutti dovremmo fare. I suoi animali, nelle loro pose spavalde o spaventate, sembrano chie- dersi come mai siano finiti in un posto pieno di gente che si affanna. Sembrano indicarci che il vero mondo, per quanto fantastico, sia il loro, e che noialtri siamo solo dei passeggeri disordinati. Dunque non è solo la gradevolezza, non sono i soli apprezzamenti, dimostrati, ad esempio, fin dalle prime battute della trasmissione televisiva Laboratorio Acca che annovera Elena Modelli fra gli artisti protagonisti, non sono solo i premi ricevuti a raccontarne le capacità. È maggiormente quel modo ironico e garbato di servirci la sua arte, è quella somma di colori accesi ed azzeccati che ricoprono i suoi animali a farci pensare che la necessità del vivere sereni potremmo impararla da un serraglio carico di fantasia ed intelligente creatività, più che mai necessaria tra le frenesie del mondo e le pareti di casa.
"Nessun grande artista vede mai le cose come realmente sono.
Se lo facesse, cesserebbe di essere un artista."
(Oscar Wilde)
Se non esistesse una Elena Modelli, bisognerebbe inventarla. La sua visione che diventa materia in animali policromi ed allegri ha radici nella sua costanza e nel credo ottimistico di una artista votata alla passione per il lavoro del plasmare, del dare anima e colore alla materia rigorosamente lavorata secondo i canoni accademici ma con una dose fondamentale di ironia gentile, che, di questi tempi, è un toccasana. Appassionata istintivamente al lavoro del creare con la materia, Elena Modelli ha cominciato lavorando il fango delle pozzanghere davanti al casale nella campagna emiliana, da bambina. Dunque il sogno ha radici antiche e non sembra mai perseguito fino in fondo, perché una delle domande che si è soliti farsi, nel guardare le sue creature sfornate con pazienza è se mai ci sarà uno stallo in quel produrre così rigorosamente nuovo e fresco, pieno di ottimismo e di energia che i suoi animali sprigionano. Alla fine pensiamo che non ci sarà stallo, perché l’energia creativa della Modelli è la ragione stessa del suo comporre, e chi apprezza si aspetta sempre nuove e colorate intuizioni. Insomma, a compiacersi delle sue operazioni artistiche non ci si sbaglia, perché riescono a conferire un’aria allegra agli spazi che le accolgono e danno una visione fanciullesca ma molto curata del mondo affascinante degli animali.
Elefanti dagli occhi strabuzzati, coccodrilli che più che azzannare sembrano ridere, scimmiette dalle fattezze buffe e simpatiche, lumache dalla faccia paziente, grilli dal fantasioso corpo a colori vivaci, addirittura camaleonti policromi che sembrano additarci la via per resistere al rifiuto istintivo delle regole costrittive, adattandosi alle situazioni senza perdere la propria identità. Un panorama artistico che ha visto, nelle sue ceramiche smaltate, un messaggio di positività senza una pausa. Fare ceramica, lavorare alle cotture, smaltare con perizia sono le principali fasi. Ed Elena Modelli lo sa bene, avendo appreso quelle arti che hanno completato il suo istinto naturale verso la bellezza del plasmare per compiacere, più che per compiacersene. Pare davvero che Elena legga la voglia di serenità che tutti hanno, e così serve, con le forme affascinanti dei suoi animali, un momento di gioia e di libertà. I suoi sono animali letti come in una fiaba, ma sotto l’aspetto tecnico nulla sfugge. Precisione, regolarità e tempi creativi ineccepibili sono evidenti.
D’altra parte la vicinanza della sua Imola ad un tempio delle più importanti scuole d’Arte italiana, l’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Faenza, avrà avuto il suo ruolo, perché da quelle parte dire ceramica vuol dire parlare di una creatività che il mondo intero conosce, e bene, come uno dei massimi prodotti della genialità nazionale.
Ma ad Elena, appassionata di arte da piccola, non fu consentito dai genitori di frequentare quello che veniva additato (ahimè, i pregiudizi…) come un luogo di perdizione, quando l’esigenza era invece di studiare e cercarsi “un lavoro serio”. E così fu. La ragazza studia, si laurea e compie un percorso lavorativo da insegnante. I bambini, in fondo, sono una fonte inesauribile di fantasie, e lei ripaga con momenti didattici dedicati a stimolare la creatività degli allievi. Ma il vero sogno viene seguito con tenacia, con lezioni da artisti che sono stati fonte di nozioni e di applicazione continua. Sandro Pagliuchi, scultore ed incisore classicista e Guido Mariani, ottimo scultore e ceramista la indirizzano verso i teoremi fondamentali, la allenano alla pazienza del saper attendere la giusta cottura, il giusto lavoro per un risultato che sia quantomeno ineccepibile. Stefano Merli, artista di impostazione Pop, le suggerisce la via che oggi mette insieme una chiara conoscenza della materia e la capacità di essere gradevole e popolare in pari grado. Il resto lo fanno le sue invenzioni, la sua caparbietà nel dare al mondo opere che siano soprattutto accattivanti, piacevoli, in grado di far scattare un compiaciuto sorriso. Non è poco, mentre impazza la follia e di pari passo fin troppi artisti ne vogliono tracciare in maniera greve il percorso. Che sia compito dell’arte raccontare la storia di quel che accade, è certo ed acclarato. Ma una visione serena del mondo non ha mai fatto del male, anzi. Perciò, nel sovraffollamento di pitture e performances che denunciano, accusano ed indicano, Elena Modelli è una voce diversa, gentile, intelligentemente ironica.
Non solo animali, per Elena Modelli. Le circostanze creative, il desiderio di migliorarsi e il viaggiare al passo con i numerosi apprezzamenti fanno in modo che le sue sfide diventino, in qualche caso, prova di una sapienza che la distingue. E così un Minotauro bifronte o una Madonna con bambino prendono corpo e fattezze ceramiche e ci servono l’esempio di una capacità già più volte premiata. Quello che sottilmente si avverte, dal profondo delle sue opere, è una sorta di monito sommesso, una allusione alle riflessioni che tutti dovremmo fare. I suoi animali, nelle loro pose spavalde o spaventate, sembrano chie- dersi come mai siano finiti in un posto pieno di gente che si affanna. Sembrano indicarci che il vero mondo, per quanto fantastico, sia il loro, e che noialtri siamo solo dei passeggeri disordinati. Dunque non è solo la gradevolezza, non sono i soli apprezzamenti, dimostrati, ad esempio, fin dalle prime battute della trasmissione televisiva Laboratorio Acca che annovera Elena Modelli fra gli artisti protagonisti, non sono solo i premi ricevuti a raccontarne le capacità. È maggiormente quel modo ironico e garbato di servirci la sua arte, è quella somma di colori accesi ed azzeccati che ricoprono i suoi animali a farci pensare che la necessità del vivere sereni potremmo impararla da un serraglio carico di fantasia ed intelligente creatività, più che mai necessaria tra le frenesie del mondo e le pareti di casa.