Fabio Grassi: il disegno prima e dentro lo spazio.

Di Giorgio Barassi.
“Il disegno è l’onestà dell’arte.
Non vi è alcuna possibilità di barare.
O è buono o è cattivo.”

(Salvador Dalí)

Ne hanno dette tante. Quelli pronti a definire un disegno meno importante di un quadro. Quelli che rivendicano l’importanza del disegno. E quelli che non si sa da che parte stanno. Se c’è da dir bene di un disegno ben fatto, sbandierano la sua purezza fatta di idea. Quando invece sopravanza l’esigenza commerciale, il disegno scade al ruolo di comprimario della pittura, se non a quello di figlio di un dio minore. Invece la forma e la forza della pittura, per la sua gran parte, dipendono dal disegno e da esso prendono il via. Fatte salve le rispettabili operazioni artistiche che nulla hanno a che vedere con una progettualità. Per Fabio Grassi, cinquanta anni di pittura vissuta intensamente, il disegno è vita, è dinamica e convinzione, senza le quali il suo spazio, lungamente indagato, non potrebbe essere rappresentato e non vivrebbe le mille policrome evoluzioni che questi ultimi anni hanno visto sulle sue tele.
Per Grassi, che del disegno è maestro e rispettoso ammiratore, l’esplosività dei colori ha il suo valore, certo. Ma nel disegno eccelle in quella maniera, paziente e rigorosa, di allineare, intersecare, sfumare, rinforzare o smorzare con la sola forza della matita. O della grafite che ne è madre. Le classificazioni spicciole dell’arte parlano di “matita su carta” e nulla dicono della matita o della carta, né della avventura del comporre ascoltando solo i battiti creativi, segnando ed indicando vie che, nel caso di Grassi, diventano volta a volta volute o voragini, aperture od involuzioni, incroci fra masse e movimenti, ammirevoli esempi di una virtù semplice e nobile come quella del tracciare.
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Come un antico capomastro, che segnava col lapis sul mattone nudo calcoli e progetti in forma semplice, Fabio Grassi da Massa, professione pittore, insiste sul tema dell’ “altrove” e dello spazio, due vicini mondi che sono fonte di ricerca e di rifugio insieme. L’ altrove è una dimensione che l’artista cerca nella distanza dal caos e dalla confusione che anima questi tempi sgangherati…come dargli torto? E lo spazio è quel che massimamente, in pittura come in filosofia e nelle scienze, si è cercato di spiegare senza riuscirvi completamente.
Il disegno, per Grassi, non è un esercizio. È una sfida affrontata per anni, sin dai primi anni. Fino ad affrontare le insidie del poter giocare con tratti minuscoli, puntuali, intermittenti, orizzontali, verticali e diagonali in grado di far parte di un tutto come l’uomo fa parte dell’universo.
Durante una storica puntata di Laboratorio Acca, quando Fabio venne in studio, un’opera maestosa ma umana prese la scena. Era ed è un disegno su una carta di forma quadrata da un metro e mezzo di lato, rivelata come una mappa della conoscenza, sbalorditiva per il dettaglio minuzioso quanto per la gioiosa complessità dell’insieme.
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Con una cura durata anni aveva preso forma una sorta di spiegazione delle possibilità che il disegno offre, frazionate e colorate poi nelle versioni delle opere che l’artista toscano produce su tela e tavola, incendiando lo spazio stesso di colori che vivono oggi una più netta demarcazione, come se lo spazio stesso, l’oggetto e soggetto della sua attuale ricerca, si evolvesse verso nuove pieghe non ancora indagate.
Quante possibilità dà il concetto stesso di spazio? E come definirlo, come farne un soggetto della pittura se non con una indagine multiforme, che può essere un tentativo di descrizione ma è anche la certezza della minuscola presenza umana in un altrove (ed è il caso davvero di definirlo tale) senza perimetro. Dopotutto Talete, filosofo, astronomo e matematico greco, sette secoli avanti Cristo disse: Noi non viviamo, in realtà, sulla cima della solida ter- ra, ma sul fondo di un oceano d’aria.
Perciò l’indagine di Grassi non può avere un termine, ma solo mezzi. E la sua pittura, i suoi cinquanta anni d’arte ed i suoi lavori di matita sulla carta sono solo gradini di una ascesa che sa di conoscenza, perizia e virtuosismo. Ai collezionisti la scelta. O avventurarsi nelle molteplici volute colorate degli spazi pieni di cromie, o bearsi della disinvoltura con cui Fabio, il fuoriclasse della grafite, narra lo spazio. Centimetro dopo centimetro. Tratto dopo tratto.