Le suggestive statuine Lenci al MIC di Faenza
Un tuffo nel passato. In quell'Italia del primo Dopoguerra che amava sognare all'insegna della bellezza e del buongusto. Una mostra, quella in corso dallo scorso 4 Marzo al MIC di Faenza, sulle sculture ceramiche della famosa azienda Lenci di Torino, dove la moda e il costume di un tempo si coniugano a un sapiente design e a una gradevole estetica della forma.
Realizzata a cura di Valerio Terraroli e di Claudia Casali, con la collaborazione di Stefania Cretella e Maria Grazia Gargiulo, la rassegna faentina mette in mostra ben 150 opere provenienti dalla Collezione Giuseppe e Gabriella Ferrero, la più importante e ricca collezione dedicata alla gloriosa manifattura torinese, a cui si aggiungono, per un confronto, alcuni esemplari della Manifattura Essevi (che ne imitava lo stile, fondata nel 1934 da Sandro Vacchetti, fuoriuscito dalla Lenci).
La Manifattura Lenci nacque su iniziativa di Enrico Scavini e della moglie Elena König Scavini nel 1919 per produrre bambole e "giocattoli in genere, mobili, arredi e corredi per bambino", ma anche un particolare tessuto per arredi, arazzi, bambole conosciuto, appunto, come “pannolenci”.
Nel 1927 l’azienda decise di aggiungere a quella produzione una linea di piccole figure e oggetti in ceramica smaltata, dando vita, a partire dal 1928, ad un ricchissimo catalogo di sculture d'arredo e oggetti, quali vasi, scatole e soprammobili in terraglia fatta a stampo e dipinte che divennero immediatamente di moda tra la piccola e media borghesia italiana. Per raggiungere lo scopo e conquistare un largo mercato, la manifattura Lenci si avvalse della collaborazione creativa di importanti artisti torinesi come Sandro Vacchetti, Gigi Chessa, Mario Sturani, Abele Jacopi, Ines e Giovanni Grande, Felice Tosalli, ma anche la stessa proprietaria, Elena König Scavini, alla quale si deve la fortunata serie delle “Signorine”: fotografia al femminile della piccola borghesia torinese dei pieni anni Trenta.
Le sculture ceramiche di Lenci traevano ispirazione dalle contemporanee riviste di moda, tra scene di costume e figure di giovani donne accattivanti e maliziose, raccontando il gusto di un’epoca e di una società. Donne sportive, attrici, ma anche scene galanti, balli di coppia, temi rurali e mitologici, favole, grotteschi e buffi bambini, nudi femminili al limite del lezioso e donne giocosamente provocanti, accanto a Madonne con Bambino, delicate e rassicuranti, sono il repertorio visivo di una collettività in bilico tra le alterne vicende storiche del Ventennio, status symbol immancabili nei salotti della borghesia italiana. Allo stesso tempo Lenci è stata un'importante realtà industriale ed economica e una straordinaria avventura artistica capace di guardare ad esempi europei, come le Wiener Werkstätte di Vienna e le porcellane tedesche e danesi, e di competere a livello internazionale con le maggiori manifatture ceramiche.
La mostra è realizzata con il contributo della Regione Emilia Romagna e con il patrocinio del Comune di Faenza.
Il catalogo è edito da Silvana editoriale in italiano e in inglese.
Realizzata a cura di Valerio Terraroli e di Claudia Casali, con la collaborazione di Stefania Cretella e Maria Grazia Gargiulo, la rassegna faentina mette in mostra ben 150 opere provenienti dalla Collezione Giuseppe e Gabriella Ferrero, la più importante e ricca collezione dedicata alla gloriosa manifattura torinese, a cui si aggiungono, per un confronto, alcuni esemplari della Manifattura Essevi (che ne imitava lo stile, fondata nel 1934 da Sandro Vacchetti, fuoriuscito dalla Lenci).
La Manifattura Lenci nacque su iniziativa di Enrico Scavini e della moglie Elena König Scavini nel 1919 per produrre bambole e "giocattoli in genere, mobili, arredi e corredi per bambino", ma anche un particolare tessuto per arredi, arazzi, bambole conosciuto, appunto, come “pannolenci”.
Nel 1927 l’azienda decise di aggiungere a quella produzione una linea di piccole figure e oggetti in ceramica smaltata, dando vita, a partire dal 1928, ad un ricchissimo catalogo di sculture d'arredo e oggetti, quali vasi, scatole e soprammobili in terraglia fatta a stampo e dipinte che divennero immediatamente di moda tra la piccola e media borghesia italiana. Per raggiungere lo scopo e conquistare un largo mercato, la manifattura Lenci si avvalse della collaborazione creativa di importanti artisti torinesi come Sandro Vacchetti, Gigi Chessa, Mario Sturani, Abele Jacopi, Ines e Giovanni Grande, Felice Tosalli, ma anche la stessa proprietaria, Elena König Scavini, alla quale si deve la fortunata serie delle “Signorine”: fotografia al femminile della piccola borghesia torinese dei pieni anni Trenta.
Le sculture ceramiche di Lenci traevano ispirazione dalle contemporanee riviste di moda, tra scene di costume e figure di giovani donne accattivanti e maliziose, raccontando il gusto di un’epoca e di una società. Donne sportive, attrici, ma anche scene galanti, balli di coppia, temi rurali e mitologici, favole, grotteschi e buffi bambini, nudi femminili al limite del lezioso e donne giocosamente provocanti, accanto a Madonne con Bambino, delicate e rassicuranti, sono il repertorio visivo di una collettività in bilico tra le alterne vicende storiche del Ventennio, status symbol immancabili nei salotti della borghesia italiana. Allo stesso tempo Lenci è stata un'importante realtà industriale ed economica e una straordinaria avventura artistica capace di guardare ad esempi europei, come le Wiener Werkstätte di Vienna e le porcellane tedesche e danesi, e di competere a livello internazionale con le maggiori manifatture ceramiche.
La mostra è realizzata con il contributo della Regione Emilia Romagna e con il patrocinio del Comune di Faenza.
Il catalogo è edito da Silvana editoriale in italiano e in inglese.