Marco Lodola – Giovanna Fra
Tempus – Time
a cura di Luca Beatrice
Unione tra passato e contemporaneo è la mostra “Marco Lodola – Giovanna Fra. Tempus – Time” a cura di Luca Beatrice, esposta presso la Reggia di Caserta dal 14 giugno al 15 settembre.
L’esposizione, organizzata da Mary Farina, anche ideatrice del progetto, e da Augusto Ozzella, con la collaborazione della galleria Deodato Arte, gode del patrocinio del Comune di Caserta, del Madre – fondazione donnaregina per le arti contemporanee e di Confindustria Caserta.
Il titolo della mostra è un voluto riferimento al trait d’union che Marco Lodola e Giovanna Fra, grazie alle loro opere, creano fra il Tempus, la dimensione temporale legata all’antichità, al classico, alla storica sede espositiva e il Time, sintesi del mondo contemporaneo. Sottolinea Mauro Felicori, direttore della Reggia di Caserta: “La mostra si inserisce nell’importante storia del rapporto della Reggia con l’arte contemporanea e con la variegata polifonia dei suoi linguaggi, un dialogo lungo e intenso che si è rinnovato costantemente nel corso degli anni nel confronto continuo e forte, sentito tra epoche e stili, che rende sempre attiva e feconda la vita di uno spazio museale così significativo”.
Il percorso espositivo si compone di una selezione di opere dei due artisti, che dall’ingresso si snoda negli spazi interni, nel parco reale, fino ad arrivare agli appartamenti del piano nobile. L’immenso parco della sontuosa villa, nel raggio di un chilometro, è punteggiato da oltre venti monumentali sculture luminose di Marco Lodola che rappresentano alcuni dei suoi soggetti tipici, uomini e donne, ballerini, danzatrici, animali, figure reali e immaginarie, che metaforicamente partecipano a una festa di corte. Questi lavori, oltre al forte impatto creato grazie alla loro imponenza e alla vivacità dei colori, si caratterizzano per la loro peculiarità: l’emanare luce, che genera dinamismo, potenza, vitalità; qualità che non riguardano solamente le opere in sé, ma che vengono trasmesse anche all’ambiente circostante.
Le installazioni di Lodola appaiono in grande sintonia con le tele di Giovanna Fra che accolgono il visitatore negli appartamenti reali e, caratterizzate da un forte cromatismo, incarnano perfettamente quell’arte contemporanea in cui la contaminazione di tecniche e la sperimentazione sono elementi imprescindibili. L’artista si misura con lo spazio interno e l’architettura vanvitelliana, reinterpretando nelle sue opere i motivi decorativi settecenteschi, arazzi, carte da parati, arredi Barocchi e Neoclassici, attraverso il linguaggio segnico, costituito da tracce di colore dalle forme imprevedibili e uniche, da textures astratte che si intrecciano con le trame del supporto digitale. I suoi lavori di matrice informale abbandonano infatti i mezzi tradizionali e, partendo da frame fotografici stampati su tela, Giovanna Fra arriva al risultato finale, percorrendo un cammino a ritroso, che la conduce a terminare l’opera con delle pennellate tradizionali, un’ulteriore dimostrazione del legame fra tempus e time e nel caso specifico del “passaggio da time a tempus”.
Seppure provenienti da formazioni diverse i lavori di Marco Lodola e Giovanna Fra creano un profondo dialogo e si completano vicendevolmente, ma soprattutto instaurano un forte legame con il luogo che li ospita, come afferma Luca Beatrice nel testo dedicato alla mostra: “Dialogare con stucchi, decorazioni, pitture di genere e, soprattutto, con un’architettura di inestimabile pregio può costituire infatti una sfida ardua eppure affascinante per gli artisti contemporanei, a partire dall’utilizzo di materiali anomali che solo da poco sono entrati nel novero appunto dell’artisticità. Senza contare volumi, cubature e l’immensità di un parco che farebbe spaventare chiunque. […] Realizzare un cortocircuito visivo tra il tempus e il time, ovvero il passato e il presente, è rischio che l’arte di oggi sente di correre con sempre maggior frequenza. Ora, in particolare, tra pittura, elaborazione digitale, plastica e luce”.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira, con un vasto repertorio di immagini,
il testo del curatore Luca Beatrice e numerosi interventi fra cui quelli di Renzo Arbore, Aldo Busi, Lorenzo “Jovanotti” Cherubini, Piero Chiambretti, Roberto D’Agostino, Salvatore Esposito, Ciro Ferrara, Antonio Stash Fiordispino, Enzo Iacchetti, Max Pezzali, Andrea Pezzi, Red Ronnie e di critici illustri quali Achille Bonito Oliva, Philippe Daverio, Gillo Dorfles, Martina Corgnati, Vittorio Sgarbi.
Cenni biografici.
Marco Lodola nasce a Dorno (Pavia), frequenta l'Accademia di Belle Arti di Firenze e di Milano. Successivamente, all'inizio degli anni '80, si affianca al nuovo futurismo. Si avvicina presto all'uso di materiali plastici che sagoma e colora con una tecnica personale, l’evoluzione della sua ricerca lo porta ad inserire fisicamente la luce nei suoi lavori: nascono le sculture luminose, che caratterizzeranno tutta la produzione artistica. Le sue opere sono presenti in vari musei, ha inoltre realizzato scenografie per film, trasmissioni, concerti ed eventi. In particolare è stato attivo nella moda e nel teatro. Fra le numerose mostre, si ricorda la sua presenza al Padiglione Italia della 53ª Biennale di Venezia con un'installazione luminosa e alla 54ª Biennale di Venezia con il progetto a cura di Vittorio Sgarbi “Cà Lodola”.
Giovanna Fra nasce a Pavia, si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, con una tesi su John Cage ed il rapporto tra arte e musica. La sua visione creativa ha privilegiato la fisicità dinamica del colore in relazione alle diverse consistenze della materia, fissando nell’immediatezza del gesto attimi di vibrante musicalità.
Recentemente è stata invitata ad esporre al Friendschip project nel Padiglione della Repubblica di San Marino per la 57° edizione della Biennale di Venezia.
Cresciuta con la pittura astratta, guadagnando esperienza attraverso un'intensa attività di restauratrice, conoscendo e sperimentando materiali sempre diversi, Giovanna Fra ha radicalmente modifìcato il suo lavoro negli ultimi anni, quando ha superato quella ricerca segnico-gestuale, durata a lungo, che l'ha posizionata nell'eredità culturale dell'informale. Come molti artisti delle generazioni più recenti si è posta serie domande sul destino della pittura o, meglio, su come la pittura oggi possa rivendicare il diritto di cittadinanza a confronto con tecniche e linguaggi imposti dall'avanguardia. Non esiste una ricetta particolare né una sola condizione applicabile, eppure è certo che la pittura del terzo millennio non possa più fare a meno del confronto con i nuovi media e il dominio della tecnologia liquida. Inventare non basta, attardarsi sulla soglia del dipingere come reazione passatista non è più possibile. Per restare in piedi la pittura si deve contaminare, abbandonare i mezzi tradizionali per entrare senza paura nell'immenso archivio digitale a disposizione di tutti. Il pittore è oggi, più che altro, un ricercatore di frame, un intellettuale armato di talento che compie una duplice operazione rabdomantica e di selezione. Solo allora potrà piegare il risultato della propria indagine alle coordinate dello stile. Fra ha mentalità e metodo del contemporaneo e tali caratteristiche le va affinando sempre più. Un'occasione espositiva muove comunque il pretesto per documentarsi sui caratteri del luogo che la ospita: ricerca di colori, forme, immagini (forse meglio dire frammenti di immagini) assemblate, modifìcate, distorte attraverso il virtuale che inventa una realtà che non c'è.
Eppure, mai dimenticandosi di essere un pittore, Giovanna ottiene il risultato fìnale soltanto attraverso la manipolazione manuale delle proprie pennellate in un percorso a ritroso, dunque sorprendente, perché dal time ritorna al tempus. In ciò sta la contemporaneità della sua pittura: conoscere il presente, farsene affascinare senza diventare vittima del contingente e della cronaca.
Luca Beatrice
La mostra di Marco Lodola e Giovanna Fra si inserisce nel- l'importante storia del rapporto della Reggia di Caserta con l'arte contemporanea e con la variegata polifonia dei suoi linguaggi, un dialogo lungo e intenso che si è rinnovato costantemente nel corso degli anni nel confronto continuo e forte, sentito tra epoche e stili, che rende sempre attiva e feconda la vita di uno spazio museale così significativo. In questo contesto, le o- pere degli artisti hanno il potere di rendere ancora più affascinante la visita alla Reg- gia, aumentando l'emozione del percorso attraverso i suoi tanti capolavori e amplificando il senso di mistero e di stupore che nasce grazie all'intreccio dei suoi splendidi spazi architettonici, delle sue decorazioni e delle sue collezioni. Siamo dunque felici di collaborare a questa mostra organizzata con Mary Farina e Augusto Ozzella, un evento che rappresenta senza dubbio uno dei momenti più importanti della nostra programmazione espositiva di ques- t'anno e un'occasione di sicura rilevanza per una fruttuosa collaborazione tra il pubblico e il privato nel campo dell'arte contemporanea.
In questo modo gli antichi e magnifici ambienti della Reggia di Caserta diventano lo scenario perfetto per queste opere multicolor, creando un contrasto armonico tra la magnificenza dell'architettura e la contemporaneità delle opere.
Mauro Felicori
Direttore della Reggia di Caserta
a cura di Luca Beatrice
Unione tra passato e contemporaneo è la mostra “Marco Lodola – Giovanna Fra. Tempus – Time” a cura di Luca Beatrice, esposta presso la Reggia di Caserta dal 14 giugno al 15 settembre.
L’esposizione, organizzata da Mary Farina, anche ideatrice del progetto, e da Augusto Ozzella, con la collaborazione della galleria Deodato Arte, gode del patrocinio del Comune di Caserta, del Madre – fondazione donnaregina per le arti contemporanee e di Confindustria Caserta.
Il titolo della mostra è un voluto riferimento al trait d’union che Marco Lodola e Giovanna Fra, grazie alle loro opere, creano fra il Tempus, la dimensione temporale legata all’antichità, al classico, alla storica sede espositiva e il Time, sintesi del mondo contemporaneo. Sottolinea Mauro Felicori, direttore della Reggia di Caserta: “La mostra si inserisce nell’importante storia del rapporto della Reggia con l’arte contemporanea e con la variegata polifonia dei suoi linguaggi, un dialogo lungo e intenso che si è rinnovato costantemente nel corso degli anni nel confronto continuo e forte, sentito tra epoche e stili, che rende sempre attiva e feconda la vita di uno spazio museale così significativo”.
Il percorso espositivo si compone di una selezione di opere dei due artisti, che dall’ingresso si snoda negli spazi interni, nel parco reale, fino ad arrivare agli appartamenti del piano nobile. L’immenso parco della sontuosa villa, nel raggio di un chilometro, è punteggiato da oltre venti monumentali sculture luminose di Marco Lodola che rappresentano alcuni dei suoi soggetti tipici, uomini e donne, ballerini, danzatrici, animali, figure reali e immaginarie, che metaforicamente partecipano a una festa di corte. Questi lavori, oltre al forte impatto creato grazie alla loro imponenza e alla vivacità dei colori, si caratterizzano per la loro peculiarità: l’emanare luce, che genera dinamismo, potenza, vitalità; qualità che non riguardano solamente le opere in sé, ma che vengono trasmesse anche all’ambiente circostante.
Le installazioni di Lodola appaiono in grande sintonia con le tele di Giovanna Fra che accolgono il visitatore negli appartamenti reali e, caratterizzate da un forte cromatismo, incarnano perfettamente quell’arte contemporanea in cui la contaminazione di tecniche e la sperimentazione sono elementi imprescindibili. L’artista si misura con lo spazio interno e l’architettura vanvitelliana, reinterpretando nelle sue opere i motivi decorativi settecenteschi, arazzi, carte da parati, arredi Barocchi e Neoclassici, attraverso il linguaggio segnico, costituito da tracce di colore dalle forme imprevedibili e uniche, da textures astratte che si intrecciano con le trame del supporto digitale. I suoi lavori di matrice informale abbandonano infatti i mezzi tradizionali e, partendo da frame fotografici stampati su tela, Giovanna Fra arriva al risultato finale, percorrendo un cammino a ritroso, che la conduce a terminare l’opera con delle pennellate tradizionali, un’ulteriore dimostrazione del legame fra tempus e time e nel caso specifico del “passaggio da time a tempus”.
Seppure provenienti da formazioni diverse i lavori di Marco Lodola e Giovanna Fra creano un profondo dialogo e si completano vicendevolmente, ma soprattutto instaurano un forte legame con il luogo che li ospita, come afferma Luca Beatrice nel testo dedicato alla mostra: “Dialogare con stucchi, decorazioni, pitture di genere e, soprattutto, con un’architettura di inestimabile pregio può costituire infatti una sfida ardua eppure affascinante per gli artisti contemporanei, a partire dall’utilizzo di materiali anomali che solo da poco sono entrati nel novero appunto dell’artisticità. Senza contare volumi, cubature e l’immensità di un parco che farebbe spaventare chiunque. […] Realizzare un cortocircuito visivo tra il tempus e il time, ovvero il passato e il presente, è rischio che l’arte di oggi sente di correre con sempre maggior frequenza. Ora, in particolare, tra pittura, elaborazione digitale, plastica e luce”.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Skira, con un vasto repertorio di immagini,
il testo del curatore Luca Beatrice e numerosi interventi fra cui quelli di Renzo Arbore, Aldo Busi, Lorenzo “Jovanotti” Cherubini, Piero Chiambretti, Roberto D’Agostino, Salvatore Esposito, Ciro Ferrara, Antonio Stash Fiordispino, Enzo Iacchetti, Max Pezzali, Andrea Pezzi, Red Ronnie e di critici illustri quali Achille Bonito Oliva, Philippe Daverio, Gillo Dorfles, Martina Corgnati, Vittorio Sgarbi.
Cenni biografici.
Marco Lodola nasce a Dorno (Pavia), frequenta l'Accademia di Belle Arti di Firenze e di Milano. Successivamente, all'inizio degli anni '80, si affianca al nuovo futurismo. Si avvicina presto all'uso di materiali plastici che sagoma e colora con una tecnica personale, l’evoluzione della sua ricerca lo porta ad inserire fisicamente la luce nei suoi lavori: nascono le sculture luminose, che caratterizzeranno tutta la produzione artistica. Le sue opere sono presenti in vari musei, ha inoltre realizzato scenografie per film, trasmissioni, concerti ed eventi. In particolare è stato attivo nella moda e nel teatro. Fra le numerose mostre, si ricorda la sua presenza al Padiglione Italia della 53ª Biennale di Venezia con un'installazione luminosa e alla 54ª Biennale di Venezia con il progetto a cura di Vittorio Sgarbi “Cà Lodola”.
Giovanna Fra nasce a Pavia, si diploma in pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, con una tesi su John Cage ed il rapporto tra arte e musica. La sua visione creativa ha privilegiato la fisicità dinamica del colore in relazione alle diverse consistenze della materia, fissando nell’immediatezza del gesto attimi di vibrante musicalità.
Recentemente è stata invitata ad esporre al Friendschip project nel Padiglione della Repubblica di San Marino per la 57° edizione della Biennale di Venezia.
Cresciuta con la pittura astratta, guadagnando esperienza attraverso un'intensa attività di restauratrice, conoscendo e sperimentando materiali sempre diversi, Giovanna Fra ha radicalmente modifìcato il suo lavoro negli ultimi anni, quando ha superato quella ricerca segnico-gestuale, durata a lungo, che l'ha posizionata nell'eredità culturale dell'informale. Come molti artisti delle generazioni più recenti si è posta serie domande sul destino della pittura o, meglio, su come la pittura oggi possa rivendicare il diritto di cittadinanza a confronto con tecniche e linguaggi imposti dall'avanguardia. Non esiste una ricetta particolare né una sola condizione applicabile, eppure è certo che la pittura del terzo millennio non possa più fare a meno del confronto con i nuovi media e il dominio della tecnologia liquida. Inventare non basta, attardarsi sulla soglia del dipingere come reazione passatista non è più possibile. Per restare in piedi la pittura si deve contaminare, abbandonare i mezzi tradizionali per entrare senza paura nell'immenso archivio digitale a disposizione di tutti. Il pittore è oggi, più che altro, un ricercatore di frame, un intellettuale armato di talento che compie una duplice operazione rabdomantica e di selezione. Solo allora potrà piegare il risultato della propria indagine alle coordinate dello stile. Fra ha mentalità e metodo del contemporaneo e tali caratteristiche le va affinando sempre più. Un'occasione espositiva muove comunque il pretesto per documentarsi sui caratteri del luogo che la ospita: ricerca di colori, forme, immagini (forse meglio dire frammenti di immagini) assemblate, modifìcate, distorte attraverso il virtuale che inventa una realtà che non c'è.
Eppure, mai dimenticandosi di essere un pittore, Giovanna ottiene il risultato fìnale soltanto attraverso la manipolazione manuale delle proprie pennellate in un percorso a ritroso, dunque sorprendente, perché dal time ritorna al tempus. In ciò sta la contemporaneità della sua pittura: conoscere il presente, farsene affascinare senza diventare vittima del contingente e della cronaca.
Luca Beatrice
La mostra di Marco Lodola e Giovanna Fra si inserisce nel- l'importante storia del rapporto della Reggia di Caserta con l'arte contemporanea e con la variegata polifonia dei suoi linguaggi, un dialogo lungo e intenso che si è rinnovato costantemente nel corso degli anni nel confronto continuo e forte, sentito tra epoche e stili, che rende sempre attiva e feconda la vita di uno spazio museale così significativo. In questo contesto, le o- pere degli artisti hanno il potere di rendere ancora più affascinante la visita alla Reg- gia, aumentando l'emozione del percorso attraverso i suoi tanti capolavori e amplificando il senso di mistero e di stupore che nasce grazie all'intreccio dei suoi splendidi spazi architettonici, delle sue decorazioni e delle sue collezioni. Siamo dunque felici di collaborare a questa mostra organizzata con Mary Farina e Augusto Ozzella, un evento che rappresenta senza dubbio uno dei momenti più importanti della nostra programmazione espositiva di ques- t'anno e un'occasione di sicura rilevanza per una fruttuosa collaborazione tra il pubblico e il privato nel campo dell'arte contemporanea.
In questo modo gli antichi e magnifici ambienti della Reggia di Caserta diventano lo scenario perfetto per queste opere multicolor, creando un contrasto armonico tra la magnificenza dell'architettura e la contemporaneità delle opere.
Mauro Felicori
Direttore della Reggia di Caserta