CHRISTIAN PESCHKE,

Autoritratto - 2006 - Acrilico su tavola cm.25 x 20 Autoritratto - 2006 - Acrilico su tavola cm.25 x 20
Christian Peschke, un personaggio di grande umanità, umiltà, simpatia e cultura, abbinate a grandi doti artistiche, se n’ è andato, lasciando un grande vuoto in quella Europa dove ha creduto, si é formato ed affermato. La sua infanzia è stata segnata dal secondo dopoguerra in Germania. Il padre è stato ufficiale dell’aeronautica, la madre era francese, dai due aveva preso il carattere e la dolcezza.
2 DSCN8026Per la sua genialità e talento, a 12 anni è stato ammesso con un’autorizzazione speciale alla classe di disegno del professor Gollwitzer all’Accademia di Stoccarda. Mi confidò che non aveva nessuna difficoltà a seguire i programmi di studio, ma che era paralizzato dalla timidezza nei confronti dei suoi compagni di corso di età quasi doppia alla sua.
Durante i suoi spostamenti per studio in Europa ha avuto modo di frequentare i maestri Arno Brecker, Ernst Fuchs. Andò a trovare nella sua casa in Spagna Salvador Dalì. L’arte non conosce barriere, mi disse, con Dalì parlammo immediatamente la stessa lingua, dopo aver visto qualche mio lavoro mi diede l’incarico di tradurre alcune sue opere in forma plastica.
Per Peschke questo periodo è stato fecondo ed importante per la sua formazione.
A 39 anni si trasferì a Pals, città medievale della Catalogna che divenne per mesi la sua nuova residenza. Nacquero lì le prime grandi sculture tra cui “die Lebensline” – e “le DicKen” (le grasse).
Nel 1985 realizzò “la croce – das Kreuz”, una scultura, fusa in marmo alta 213 cm. che ambientò poi in una discarica abusiva per denunciare la violenza dell’uomo sulla natura e sull’ambiente anticipando di 30 anni Papa Francesco che nella sua enciclica “Laudato sì” del 1915, condanna questo degrado generale e, nel viaggio in aereo di rientro da Medellìn l’11 settembre 2017 rimarca ai giornalisti a proposito del clima, e dei mali che affossano il pianeta: l’uomo è stupido e testardo che non vede…”
La ZDF ha presentato nel 1988 in televisione il reportage MONA LISA, die Dicken von Peschke.
E’ stato docente all’ “Akademie Vulkaneifel” in Steffeln e all’Accademia “Schloß Seeheim” di Kostanza espose le sue opere.
A Bolzano conosce nel ‘95 la gioielliera altoatesina Angelika Lunger, da subito e scatta la scintilla dell’innamoramento e nel ’96 convogliano a nozze. Assieme decidono di andare ad abitare sull’altopiano del Renon, considerato da sempre il paradiso dei bolzanini. A Collalbo, un secolo prima anche il padre della psicanalisi Sigmund Freud (1912 - 1913) trascorreva periodi di vacanze e lavoro sull’altopiano, quei luoghi lo ispirarono e abbozzò il libro “Totem e tabù”. Poco distante Peschke trovò ispirazione ad Auna di Sopra, aprì il suo atelier/abitazione. Per la moglie Angelika progettò raffinati gioielli artistici trasformati in monili d’oro incastonati di pietre preziose. Ne produsse anche per sè, che portava in momenti particolari.
Conobbi il maestro nel suo atelier, dove potei intervistarlo per conoscere meglio lui e la sua arte.
Quando gli chiesi se era nato prima il Peschke pittore o lo scultore mi rispose: Assolutamente lo scultore, anche se non posso separare le due attività. Per l’artista l’amore per la scultura, soprattutto per i soggetti femminili è da sempre imperniato alla ricerca della perfezione assoluta e della forma pura. Non per questo la sfera è considerata il simbolo della perfezione. Anche le “DicKen” (le grasse) di piccole dimensioni hanno forme tondeggianti, in più hanno una forza monumentale. Theo Reim scriveva: ci troviamo a vivere in un’epoca segnata da angoli, spigoli e fratture, mentre abbiamo più bisogno di comunione con il rotondo.
3 DSC 8797Sicuramente uno dei più importanti lavori del maestro è la grande scultura “Die Lebensline” – “Il percorso della vita”, eseguita nel 1984, una scultura astratta lunga 10 metri del peso di 700 chili, fusa in miscela di marmo polimerizzata. Essendo installata in sospeso, è diventata oggetto percorribile. Nella superficie e nella forma è celato il segreto delle fasi della vita, una sorta di DNA di marmo.
In quest’opera l’artista ha desiderato non solo creare una scultura fuori dal comune, ma anche uno strumento per sensibilizzare il tatto e sposarlo con la musica.
“Die Lebensline” è pertanto una possibilità di trovare attraverso il contatto con la forma, un contatto con noi stessi. Per la musica da ascoltare in abbinamento alle mani che scorrono sull’opera, Peschke aveva incaricato il compositore tedesco Frank Duval di creare brani musicali espressamente per l’opera, nacquero e < Ruf zur Sonne>. Ogni qualvolta Peschke faceva scorrere la sua mano sulla superficie levigata della scultura diventava triste, silenzioso e provava forte emotività.
5 DSCN0534aTutti abbiamo una nostra “linea della vita, più o meno lunga”, mi bisbigliava, per Picasso, Mirò e Chagall molto lunga e movimentata; breve e tormentata, quella di Modigliani.
Negli anni 2002 partecipò ad un concorso per una scultura per “Sas Le Prince Rainer III De Monaco”, una giuria internazionale decise a favore del suo modellino “Tanz der Sterne” – “Danza delle stelle”e nel 2003 i Principi Ranieri III e Alberto di Monaco inaugurarono a Mantecarlo il monumento .
Per il sessantesimo compleanno del maestro è andato in stampa nel 2006 il catalogo generale delle sue sculture e pitture. Questa monografia, edita in Italiano, tedesco e inglese, curata da Fulvio Vicentini prevedeva anche una edizione DELUXE in cofanetto, limitata a 60 esemplari, quanti i suoi anni. Ogni copia contiene un disegn a pastello originale, un altorilievo e un DVD con la vita di Peschke.
Per quell’occasione la direttrice del Museo di Brunico, Barbara Willimek, organizzò una grande mostra antologica di quadri e sculture, con la presentazione della monografia e la proiezione del filmato di 15 minuti “L’arte di Christian Peschke” girato dalla Di Spazio Film con la regia di Fulvio Vicentini. A coronare culturalmente la serata lo scrittore-analista prof. Claudio Widmann evidenziava come nei quadri di Peschke la forza del colore sia sempre protagonista. Da buon bavarese Peschke era orgoglioso del Papa tedesco Benedetto XVI°. Il 12 settembre 2007 nel corso di un udienza in piazza S. Pietro ha avuto l’onore di stringergli la mano e donargli un cofanetto con la sua monografia e un disegno a pastello della crocifissione elaborata espressamente per il Santo Padre.
Nell’opera ha voluto esaltare i chiodi della crocifissione, in dimensioni smisurate, per evidenziare la grande sofferenza del Cristo Redentore.
In Alto Adige, sul Renon Christian ed Angelica si sono fermati una decina d’anni, poi nel maestro subentrò il forte richiamo della sua terra, la bavaria. Congiuntamente con Angelika decisero di tornare in Germania, prima a Bruck mühl-Bad Aibling, poi a Flinsbach am Inn, non lontano da Monaco. In quest’ultima ridente cittadina l’artista si è impegnato al massimo perché voleva lasciare un importante segno, una impronta che testimoniasse il suo passaggio nella sua terra. Nel 2015 ha realizzato “HOUSE PESCHKE” - “CASA PESCHKE”, un Museo dove sono raccolte buona parte delle sue migliori opere realizzate nel corso di una feconda vita d’artista.
4 DSCN7408A inizio 2017 i primi sintomi di una malattia irreversibile che non gli ha dato scampo. Con fatica è riuscito a portare a termine e consegnare l’ultima sua opera, una fusione in bronzo laccata di bianco, alta 3,70 mt. dal titolo “Tanzerin für USA- Florida”, commissionatagli dalla .
La “Lebensline” del maestro volgeva rapidamente alla fine.
Christian Peschke è deceduto il primo luglio 2017.

Di Fulvio Vicentini
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