META-MORPHOSIS - L’omaggio di Bologna al genio dell'artista cinese Zhang Dali, che in città ha vissuto e scoperto la street art


La violenza lascia spazio al silenzio e alla pace quasi metafisica nella serie World’s Shadows, realizzata con l’antico processo fotografico della cianotipia, che disegna su tela di cotone o carta di riso delicate ombre umane, animali e vegetali; una scintilla di eterno che si ritrova nelle grandi statue antropomorfe in marmo bianco (hanbaiyu) a grandezza naturale della serie Permanence, in cui corpi di persone comuni, lavoratori, migranti, scolpiti nel materiale delle statue degli dei e degli eroi, attingono al sublime che esiste in ogni singola esistenza.
La storia torna prepotentemente nei 100 pannelli della grandiosa serie A Second History, nei quali attraverso materiali d’archivio collezionati in sette anni, Zhang Dali rivela impietosamente la sistematica manipolazione delle immagini operata dal regime a fini propagandistici degli anni dal 1950 al 1980. Il percorso si chiude con la monumentale installazione Chinese Offspring, serie di sculture colate in vetroresina dei mingong, i lavoratori strappati dalle campagne per diventare parte del fagocitante meccanismo produttivo della Cina post-maoista. Una selva di sculture appese a testa in giù, a significare la mancanza di controllo che queste persone hanno sulla propria vita: una riflessione di devastante impatto sulla presente condizione di un popolo diventato ingranaggio di una macchina sulla quale non ha controllo.
Oltre che pittore, scultore, performer, fotografo, il maestro cinese è considerato il padre della graffiti art in Cina, meglio ancora, della street artist, in tal senso per la sua irriducibile volontà di cercare, attraverso l'arte, un dialogo con tutti gli elementi, umani ed architettonici, corporei ed incorporei, che permeano lo spazio urbano.

Il titolo Meta - Morphosis della mostra di Palazzo Fava, non è altro che un esplicito riferimento all’essenza stessa dell’arte di Zhang Dali, un segno di riconoscimento che lo distingue da tutti gli altri artisti cinesi suoi contemporanei: arte che tenta di rappresentare i cambiamenti della Cina, facendone emergere le laceranti contraddizioni, i traumi e le ripercussioni che si riverberano soprattutto sugli anelli deboli della catena sociale, sui lavoratori che hanno pagato il prezzo più alto della transizione al capitalismo, sulla popolazione investita dalla rapidità di una trasformazione che tutto sovverte e cancella a ritmi vertiginosi. “Realismo estremo”, quello di Zhang Dali, in quanto artista che “si fa interprete del dovere dell’arte contemporanea di esprimere il dubbio sulla brutalità che permea la vita”.
La mostra è un progetto a cura di Genus Bononiae, Musei nella città
Con il patrocinio di Comune di Bologna, Città Metropolitana di Bologna, Alma Mater Studiorum.