ESCHER

ASTI - PALAZZO MAZZETTI

Fino all’11 Maggio 2025
02 Metamorphosis IIMetamorfosi II, 1939 - Xilografia, 19,2x389,5 cm - Collezione Maurits, Italia
All M.C. Escher works © 2024 The M.C. EscherCompany, The Netherlands. All rights reserved
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E' stata inaugurata il 16 novembre 2024, presso le sale espositive di Palazzo Mazzetti ad Asti, un’importante mostra dedicata ad Escher, che proseguirà sino all’11 maggio 2025.
Un artista geniale e visionario, Escher, apprezzato in tutto il mondo non solo dagli amanti dell’arte ma soprattutto dai matematici, designer e grafici, per via delle sue creazioni del tutto originali in grado di coniugare l’arte con l’universo infinito dei numeri, la scienza con la natura, la realtà con la fantasia, creando elaborati fantastici e paradossi magici ma fortemente scientifici. 03 Giorno NotteMentre oggi le mostre a lui dedicate annoverano numerosi visitatori, in vita non ebbe queste soddisfazioni se non dopo i sessant’anni di età, a partire da una mostra tenutasi ad Amsterdam nel 1954 in occasione dell’annuale Congresso Internazionale dei Matematici. Apprezzato per la sua capacità tecnica come incisore, ancora oggi alcuni critici d’arte vedono le sue opere piuttosto fredde e poco artistiche, nonostante il successo di pubblico.
Nato nel 1898 a Leeuwarden in Olanda, Maurits Cornelis Escher ha sviluppato uno stile unico e inconfondibile capace di annodare universi culturali abitualmente inconciliabili che, grazie alla sua geniale creatività, si armonizzano in una dimensione del tutto originale.
La spinta verso l’arte è nata nella mente di Escher durante il suo soggiorno in Italia tra le due guerre, dinanzi alle bellezze del paesaggio italiano, dalla campagna toscana al mare di Tropea, dai declivi scoscesi di Castrovalva ai monti di Pentadattilo. Escher in questi paesaggi osservava la regolarità dei volumi, la divisione degli spazi, l’architettura delle città e dei borghi.
Fu osservando questi luoghi, così diversi dalle pianure piatte e infinite della sua Olanda, a dare il via ad un percorso artistico nel campo della geometria e della cristallografia, terra fertile per elaborazioni intellettuali che davano libero sfogo alla sua fantasia. Escher con il suo sguardo analitico coglie la realtà del reticolo geometrico dietro ogni cosa. Lasciata definitivamente l’Italia, Escher giunse a Cordova e all’Alhambra nel 1936, dove scoprì il gioco delle tassellature arabe, che scatenarono un nuovo processo creativo in grado di influenzare anche il mondo del design e della pubblicità, rappresentando un unicum nel panorama della storia dell’arte di tutti i tempi.

13 Self portraitAd Asti, attraverso l’esposizione di oltre 100 opere, corredato da approfondimenti didattici, video e sale immersive, viene presentato l’intero percorso artistico di Escher, dagli inizi ai viaggi in Italia alle varie tecniche artistiche che lo videro impegnato per tutta la vita e che lo hanno reso un artista unico.
“Mi ritengo davvero fortunato nell‘iniziare il mio mandato alla guida dei musei astigiani - afferma il nuovo Presidente della Fondazione Asti Musei, Francesco Antonio Lepore, - con la mostra di un artista che ha saputo esplorare con la propria genialità e con il supporto esclusivamente della propria maestria grafica e delle proprie competenze matematiche quegli universi impossibili che oggi appaiono più vicini grazie agli algoritmi e all’intelligenza artificiale. Escher è un artista sempre attuale e le sue opere sono da quasi un secolo le icone ammalianti delle infinite possibilità di interazione tra arte e scienza”.
La mostra ESCHER, con il contributo concesso dalla Direzione Generale Educazione, Ricerca e Istituti Culturali del Ministero della Cultura, è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, in collaborazione con Arthemisia, la M.C. Escher Foundation e Maurits, con il patrocinio della Provincia di Asti. Vede come sponsor il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti ed è curata da Federico Giudiceandrea, uno dei più importanti esperti al mondo dell’artista.
Il percorso della mostra inizia con i primi lavori di Escher che si avvicina al mondo della grafica grazie a Samuel Jessurun de Mesquita (1868-1944), esponente del movimento Art Nouveau olandese, suo maestro alla Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem, che lo incoraggiò a diventare un grafico assecondando la sua inclinazione. Nelle sue prime opere si notano l’influenza dell’ambiente liberty e simbolista. L’interesse per la natura lo porta ad eseguire numerose stampe realistiche di fiori e insetti. Dal 1922 al 1935, Escher viaggia nel Belpaese, disegnando monumenti, paesaggi, flora e fauna, che vengono trasformati in opere grafiche al suo ritorno in studio. In questi lavori, per lo più caratterizzati da prospettive insolite come nella xilografia La torre di Babele, l’osservazione della natura si fonde con vedute dagli orizzonti lontani, quasi anticipando i paradossi prospettici e le illusioni ottiche delle opere della maturità. In questa sezione sono riprodotte anche le 28 xilografie che compongono il libro XXIV Emblemata dat zijn zinne-beelden, cioè XXIV Emblemi, con massime in versi, una delle tre opere di Escher illustratore, sintesi degli interessi formali perseguiti dall’artista.
In Italia Escher collabora con artisti come Joseph Haas Triverio, grafico di origine svizzera, che oltre ad introdurlo nel giro delle gallerie d’arte lo accompagna nei viaggi che ogni primavera intraprende per immortalare paesaggi e villaggi della penisola. Gira l’Italia in lungo e in largo, visitando in particolare Venezia, la Toscana, l’Abruzzo, la Calabria e la Sicilia. In questa sezione troviamo una bellissima litografia raffigurante Scilla, paesaggi dell’Abruzzo, Roma notturna, il Tempio di Segesta e il Chiostro di Monreale. Il sogno italiano dura fino al 1935 allorché, a causa del rafforzamento del fanatismo del regime fascista, l’artista decide di trasferirsi in Svizzera.
Il percorso della mostra prosegue con un altro aspetto della dimensione creativa di Escher. rappresentato dalla visita all’Alhambra di Granada, da cui trae ispirazione per le sue tassellature. Escher visita più volte questo complesso fortificato, costruito fra il XIII e il XIV secolo sul colle che domina la città spagnola. Ma è durante il secondo soggiorno a Granada, nel 1936, che rimane stregato dal fascino per le decorazioni moresche: le elaborate fantasie ornamentali degli edifici lo spingono a interessarsi alle tassellature, vale a dire i modi di suddividere il piano con una o più figure geometriche ripetute all’infinito senza sovrapposizioni e senza spazi vuoti. Come scrive l’artista stesso “I Mori erano maestri proprio nel riempire completamente le superfici con un motivo sempre uguale. In Spagna, all’Alhambra, hanno decorato pavimenti e pareti mettendo uno vicino all’altro pezzi colorati di maiolica della stessa forma senza lasciare spazi intermedi”. Con i 17 diversi tipi di tassellazioni del piano che possono essere ottenute mediante altrettanti gruppi di trasformazioni geometriche, Escher costituì un catalogo di 137 acquerelli, numerati e archiviati, da usare come repertorio. Sono esposte in questa sezione xilografie raffiguranti cavallo e cavaliere, animali e figure geometriche all’interno di tassellature che sono alla base dei cicli e delle metamorfosi visibili nella sezione successiva, che Escher affronta a partire dal 1937. Per l’artista, una metamorfosi di un essere o di un oggetto in un altro di natura differente è generata dalla modificazione e successiva concatenazione di diverse tassellature. Egli crea così un mondo immaginario e affascinante in cui diverse figure si trasformano da astratte in animate e viceversa, in una metamorfosi continua.
Il percorso creativo di Escher si approfondisce sempre più attraverso la riflessione sul fenomeno della mutazione delle forme che trova la sua massima espressione nel capolavoro intitolato Metamorfosi II (1939-1940), una xilografia lunga quattro metri che occupa un’intera parete. La struttura, densa di richiami geometrici, rinvia a un percorso circolare in cui tutti i soggetti rappresentati si trasformano in qualcosa di diverso, in un continuo processo di mutazione. Un universo circolare in cui una lucertola può trasformarsi nella cella di un alveare o un pesce tramutarsi in uccello che a sua volta si trasforma in un cubo e poi in un tetto ecc. A volte nelle metamorfosi interagiscono elementi antitetici ma complementari, come il giorno e la notte o il bene e il male. Lo studio delle tassellature e la realizzazione di cicli e metamorfosi (che per altro possono coesistere nella stessa stampa, come in Ciclo, Giorno e Notte, Rettili o ancora Incontro) portano Escher a indagare la rappresentazione dell’illimitato attraverso la suddivisione infinita del piano. Ci riuscirà formalmente grazie agli spunti forniti dallo studioso di geometria H.S.M. Coxeter, nelle opere Limite del cerchio I-II-III-IV.
La mostra prosegue attraverso il fascino che esercitano su di Escher sfere, solidi geometrici, superfici riflettenti o topologiche come il nastro di Möbius. Nel 1961 l’artista realizza una xilografia che raffigura nove formiche in fila sui due lati di un nastro chiuso ad anello. A prima vista si nota solamente la precisione del disegno. Ma seguendo con attenzione il percorso delle formiche, si può notare come ogni formica percorre contemporaneamente ambedue i lati del nastro. Il nastro ha un solo lato continuo, invece di due opposti. Ciò è reso possibile dal fatto che un capo del nastro, prima di essere congiunto all’altro per formare l’anello, ha subito una torsione di 180 gradi, collegando così il lato esterno con quello interno. Si tratta del famoso oggetto matematico noto appunto come il Nastro di Möbius.
Sempre in questa sezione è esposta la litografia Mano con sfera riflettente del 1935, una delle opere più celebri: qui la sfera, riflettendolo, racchiude in sé tutto lo spazio circostante, al cui centro si staglia proprio colui che la guarda; l’uomo diventa quindi il fulcro di questo universo. Lui stesso qui, a suo modo, ironizza sul ruolo e sui compiti dell’artista.
La mostra prosegue con la sezione relativa ai paradossi geometrici. Le architetture e composizioni geometriche di Escher presentano distorsioni prospettiche che, a prima vista, paiono perfettamente plausibili ma che, in realtà, sono impossibili. è dal 1954, anno in cui vengono esposte alcune stampe di Escher al Congresso Internazionale dei Matematici ad Amsterdam, che il suo lavoro viene sempre più apprezzato dalla comunità scientifica e l’artista inizia un dialogo serrato con matematici e cristallografi che si rivela una vasta fonte di ispirazione per la sua ricerca sulle strutture impossibili, le illusioni ottiche e la rappresentazione dell’infinito. Questa sezione documenta come Escher abbia cercato di forzare la rappresentazione di situazioni impossibili, ma all’apparenza coerenti, come dimostrano alcune delle sue opere più famose: Salire e Scendere, Belvedere, Cascata, Galleria di stampe, o ancora Relatività. Interessante, in questa sezione, la litografia Balcone, in cui Escher voleva raffigurare che la stampa fosse stata “presa a pugni” da dietro. In questa stampa, che raffigura la città maltese di Senglea, sul balcone deformato dall’ipotetico pugno è raffigurata una pianta che sembra di canapa indiana. Questo gli valse l’apprezzamento del movimento degli hippie, nonostante lui smentisse più volte di non aver mai fatto uso di stupefacenti.
01 RelativitàCome tutti gli artisti che vivono della propria opera, Escher, in qualità di grafico, riceve nel corso degli anni commissioni di vario genere come - per esempio - gli ex libris (contrassegni da inserire in libri di collezioni o biblioteche private per attestarne la proprietà ed evitarne la perdita o lo scambio con copie identiche) e biglietti d’auguri. Per questi lavori, Escher fa un largo e sapiente uso delle tassellature, che si prestano perfettamente all’uso e sono ideali per ottimizzare i tempi del processo creativo attraverso l’uso ripetuto di uno stesso elemento figurativo.
L’ultima sezione della mostra documenta come, dagli anni ’50 in poi, la popolarità di Escher cresce grazie ai suoi legami con il mondo scientifico ed accademico. A partire dalla metà degli anni ‘60, inoltre, ottiene una grossa visibilità grazie al movimento hippy che, nonostante il suo disappunto, si appropria delle sue opere modificandole e riproducendole su poster e magliette, in chiave psichedelica. I visitatori della mostra verranno a conoscenza inoltre del cosiddetto effetto Droste, attraverso la sua “Galleria di stampe”, un’opera che nasconde una sorpresa. Qui un’immagine contiene in sé una riproduzione di se stessa in dimensioni proporzionalmente inferiori e questa relazione potrebbe continuare idealmente all’infinito.
Un effetto usato nella copertina dell’lp Ummagamma dei Pink Floyd e nella scatola del cacao Droste, da cui prende il nome.
Le opere dell’artista olandese esercitano ancora oggi un fascino enorme tanto da influenzare il processo creativo di molti artisti, musicisti, pubblicitari e fumettisti, per citare alcuni esempi. Questo vale anche per il mondo del cinema in cui alcuni rimandi ad opere escheriane, come per esempio l’iconica Relatività, sono ricorrenti.
Una mostra, questa di Asti, adatta ad un vasto pubblico, per via delle numerose animazioni presenti che rendono lo spettatore protagonista egli stesso di un’opera, come ad esempio Mano con sfera riflettente. Qui una postazione permette al visitatore di specchiarsi prendendo nell’opera il posto di Escher per scattarsi un selfie, facendo la gioia del pubblico più giovane.