I Tesori del borgo.
Benvenuto Cellini (1500-1571), turista colto nel Borgo di Bagno di Romagna.
Di Marilena Spataro.
In quei giorni di soggiorno “nel paese” Benvenuto Cellini, nell’estate del 1554, ebbe una guida speciale, un lavorante “Cesere” Cesare di Nicola di Mariano Federighi di Bagno. Il Cellini, stanco dopo l’impegno profuso nella fusione e modellazione del Perseo, scultura collocata nella Loggia dei Lanzi a Firenze, vive qualche giorno insieme al lavorante citato al quale viene attribuito il rilievo in bronzo rappresentante “La liberazione di Andromeda” ai piedi del Perseo (1554).
“Nel nome di Dio mi partì da Firenze….. per quel viaggio innel quale io ebbi grandissimo piacere, perché….. il paese dove io nonnero mai…. stato mi parve tanto bello, che ne restai meravigliato e contento”. Il noto artista, protagonista del manierismo toscano, trova nel “paese” un incanto e meraviglia; un paese “terra murata” che vede eretti edifici e monumenti dove la pietra appenninica, arenaria, compone un linguaggio tosco-romagnolo. Opere di confine dove i dialetti architettonici trovano la loro fonte di origine culturale.
In questa “terra murata” si racchiudono anche le Terme, ricorda ancora Benvenuto Cellini “….. quei Bagni avevano miniera d’oro e argento”. L’origine del Borgo è quindi rintracciabile dalle risorse che la natura del creato ha donato, da una stratificazione geomorfologica che ha individuato e collocato i vari livelli storici. Gli eventi naturalistici hanno delineato i limiti del borgo dove la Chiesa, il Palazzo e le Terme ne tracciano i margini visibili.
La Chiesa; prima monastero, poi Abbazia, ancora Pieve ed infine Basilica è con la sua struttura muraria che delinea la “terra murata” e che genera la piccola piazza di Santa Maria. La Pieve di Santa Maria di Bagno trova la sua prima notizia nel 872.
Quando Benvenuto Cellini arriva nell’estate del 1554 trova a compimento la conquista fiorentina (1404); con il “Capitanato della Val di Bagno” (1454), visibili i tanti stemmi apposti sulla facciata di Palazzo del Capitano, il Borgo si ampliò nel perimetro circoscritto le mura, si edificano Palazzi e la Basilica si arricchisce di splendide opere d’arte. Tra la fine del quattrocento e l’inizio del cinquecento le quattordici cappelle della Basilica fanno spazio ad opere di rinomate scuole e laboratori fiorentini e toscani. “……..e mi fece vedere molte bellissime cose di quel paese; di sorte che io ebbe de’ gran piaceri….”; Cesere, ne siamo certi, fece vedere delle bellissime cose.
Sembra proprio che il nome di Maria sia la denominazione caratterizzante il “castrum”; nel Medioevo le Terme furono sempre chiamate “il Bagno di Santa Maria”, e solamente nel Seicento e nel Settecento vennero chiamate “di S. Agnese”. Dopo i disastri del V e del VI secolo, quando la fonte riaffiora tra il fango, i detriti e gli sterpi, si può supporre che sia nata la leggenda di S. Agnese. L’ alto livello qualitativo delle opere d’arte collocate in Basilica è riferibile anche la rappresen-
tazione in terracotta raffigurante S. Agnese modellata verso il 1490 da Andrea della Robbia; è una scultura a tutto tondo quasi intatta nella sua policromia naturalistica ad olio (restauro del 1993).
Giovanni Pretolani - 1 gennaio 2024
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Di Marilena Spataro.
In quei giorni di soggiorno “nel paese” Benvenuto Cellini, nell’estate del 1554, ebbe una guida speciale, un lavorante “Cesere” Cesare di Nicola di Mariano Federighi di Bagno. Il Cellini, stanco dopo l’impegno profuso nella fusione e modellazione del Perseo, scultura collocata nella Loggia dei Lanzi a Firenze, vive qualche giorno insieme al lavorante citato al quale viene attribuito il rilievo in bronzo rappresentante “La liberazione di Andromeda” ai piedi del Perseo (1554).
“Nel nome di Dio mi partì da Firenze….. per quel viaggio innel quale io ebbi grandissimo piacere, perché….. il paese dove io nonnero mai…. stato mi parve tanto bello, che ne restai meravigliato e contento”. Il noto artista, protagonista del manierismo toscano, trova nel “paese” un incanto e meraviglia; un paese “terra murata” che vede eretti edifici e monumenti dove la pietra appenninica, arenaria, compone un linguaggio tosco-romagnolo. Opere di confine dove i dialetti architettonici trovano la loro fonte di origine culturale.
In questa “terra murata” si racchiudono anche le Terme, ricorda ancora Benvenuto Cellini “….. quei Bagni avevano miniera d’oro e argento”. L’origine del Borgo è quindi rintracciabile dalle risorse che la natura del creato ha donato, da una stratificazione geomorfologica che ha individuato e collocato i vari livelli storici. Gli eventi naturalistici hanno delineato i limiti del borgo dove la Chiesa, il Palazzo e le Terme ne tracciano i margini visibili.
La Chiesa; prima monastero, poi Abbazia, ancora Pieve ed infine Basilica è con la sua struttura muraria che delinea la “terra murata” e che genera la piccola piazza di Santa Maria. La Pieve di Santa Maria di Bagno trova la sua prima notizia nel 872.
Quando Benvenuto Cellini arriva nell’estate del 1554 trova a compimento la conquista fiorentina (1404); con il “Capitanato della Val di Bagno” (1454), visibili i tanti stemmi apposti sulla facciata di Palazzo del Capitano, il Borgo si ampliò nel perimetro circoscritto le mura, si edificano Palazzi e la Basilica si arricchisce di splendide opere d’arte. Tra la fine del quattrocento e l’inizio del cinquecento le quattordici cappelle della Basilica fanno spazio ad opere di rinomate scuole e laboratori fiorentini e toscani. “……..e mi fece vedere molte bellissime cose di quel paese; di sorte che io ebbe de’ gran piaceri….”; Cesere, ne siamo certi, fece vedere delle bellissime cose.
Sembra proprio che il nome di Maria sia la denominazione caratterizzante il “castrum”; nel Medioevo le Terme furono sempre chiamate “il Bagno di Santa Maria”, e solamente nel Seicento e nel Settecento vennero chiamate “di S. Agnese”. Dopo i disastri del V e del VI secolo, quando la fonte riaffiora tra il fango, i detriti e gli sterpi, si può supporre che sia nata la leggenda di S. Agnese. L’ alto livello qualitativo delle opere d’arte collocate in Basilica è riferibile anche la rappresen-
tazione in terracotta raffigurante S. Agnese modellata verso il 1490 da Andrea della Robbia; è una scultura a tutto tondo quasi intatta nella sua policromia naturalistica ad olio (restauro del 1993).
Giovanni Pretolani - 1 gennaio 2024
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