La stanza delle meraviglie
Percezione, illusione, magia, fisica. La “Camera obscura” è tutto questo messo insieme, e da sempre desta una grande meraviglia. Come avviene quando si entra nella camera di Adelbert Ames e ogni certezza percettiva vacilla, analogamente quando si entra in una camera oscura si rimane affascinati e sorpresi da come possa apparire, in una camera completamente buia, un’immagine nitida ma rovesciata del mondo esterno, che semplicemente attraversa un forellino minuscolo praticato sulla parete opposta a quella dove appare l’immagine capovolta. Ma di realmente magico c’è poco o nulla, la magia del mondo capovolto è un semplice fenomeno fisico, e l’occhio umano è costruito sullo stesso principio della “Camera obscura”: la lente dell’obbiettivo corrisponde al cristallino e il foro di entrata della luce alla pupilla, al di là della quale si trova la nostra camera oscura con la rètina, sulla quale vengono proiettate le immagini rovesciate del mondo esterno. È solo grazie al lavoro del cervello che poi tutto si raddrizza.
Un nuovo modo di vedere e di conoscere la realtà con una tecnica antica, una visione che farà riscoprire la storia e permetterà a tutti di trovarsi all’interno di una primordiale macchina fotografica.
L’esposizione, che si avvale delle pareti fotografiche a scomposizione del sistema allestitivo photoSHOWall che rompono l’univocità dell’immagine originaria, è un progetto di grande importanza culturale perchè realizzato con la fotografia a foro stenopeico, che con i suoi lunghi tempi di posa fa sì che la città venga a rappresentarsi nella sua realtà, con prospettive naturali che rendono l’atmosfera quasi onirica ma assolutamente leggibile nei luoghi, non falsati da obiettivi che in qualche modo ne modificano la percezione.
Le “Città senza Tempo” di Beppe Bolchi sono paesaggi urbani di un racconto autobiografico tra Italia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Francia e Scozia caratterizzati dall’assenza totale dell’uomo, del quale se ne percepisce solamente la presenza, il passaggio, ma senza essere mai rappresentato.
Le immagini raccolte da Beppe Bolchi sono state riprodotte su un supporto altamente tecnologico come le pellicole a sviluppo immediato, attraverso un negativo che ne raccoglie e tramanda i dettagli.
L’assenza del colore, pur nelle pastose tonalità dei grigi, restituisce bene il concetto di memoria, ricordo, fermando il tempo e, al contempo, rappresentandolo pienamente con le lunghe pose necessarie per impressionare propriamente la pellicola.
Dunque, ciò che accade nella camera oscura è un procedimento naturale che accade ogni qual volta apriamo gli occhi per osservare il mondo che ci circonda, un “escamotage” che è alla base di qualsiasi apparecchio fotografico dall’invenzione della Fotografia a oggi.
Da Aristotele a Leonardo da Vinci, tutte le più grandi menti umane si sono soffermate prima o poi sull’effetto magico dell’immagine rovesciata. Ma se fino a ieri la magia della camera oscura era riservata solo agli “addetti ai lavori”, da oggi potrà essere osservata 365 giorni all’anno nella torre nord-ovest del Castello Visconteo di Voghera, dove è stata realizzata la prima “Camera Obscura” stabile in Italia. Ideata da Beppe Bolchi per Spazio 53 e dall’Assessorato alla Cultura e alla Scuola del Comune di Voghera, presentata ad aprile come anteprima della seconda edizione di Voghera Fotografia (14 aprile – 6 ottobre 2019), la “Camera Obscura” di Voghera sarà un appuntamento da non mancare non solo per i bambini, per i quali entrarvi e vedere il mondo rovesciato a testa in giù sarà un’esperienza incantata come nelle fiabe, ma anche per gli adulti e gli appassionati di fotografia, che ben sanno l’importanza degli studi sulla prospettiva, sui raggi luminosi e sulle teorie sulla luce, oltre a riconoscere nella “Camera Obscura” l’antesignana della macchina fotografica. In quella che sarà una sorta di Wün- derkammer nella stanza della torre nord-ovest del Castello Visconteo si potrà vedere proiettata, sulla parete opposta al foro stenopeico (pil-hole), l’immagine nitida, seppur capovolta, della cupola del Duomo di Voghera e dei giardini e dei palazzi antistanti al Castello Visconteo.Un nuovo modo di vedere e di conoscere la realtà con una tecnica antica, una visione che farà riscoprire la storia e permetterà a tutti di trovarsi all’interno di una primordiale macchina fotografica.
Città senza tempo
Accanto alla “Camera Obscura”, nella Galleria dei Feudi che collega la torre nord-est alla torre nord-ovest del Castello Visconteo, è stata realizzata, anch’essa in maniera permanente, la mostra-progetto “Città senza Tempo. Il Paesaggio urbano attraverso la Fotografia a Foro Stenopeico” del fotografo e docente Beppe Bolchi.L’esposizione, che si avvale delle pareti fotografiche a scomposizione del sistema allestitivo photoSHOWall che rompono l’univocità dell’immagine originaria, è un progetto di grande importanza culturale perchè realizzato con la fotografia a foro stenopeico, che con i suoi lunghi tempi di posa fa sì che la città venga a rappresentarsi nella sua realtà, con prospettive naturali che rendono l’atmosfera quasi onirica ma assolutamente leggibile nei luoghi, non falsati da obiettivi che in qualche modo ne modificano la percezione.
Le “Città senza Tempo” di Beppe Bolchi sono paesaggi urbani di un racconto autobiografico tra Italia, Germania, Inghilterra, Stati Uniti, Francia e Scozia caratterizzati dall’assenza totale dell’uomo, del quale se ne percepisce solamente la presenza, il passaggio, ma senza essere mai rappresentato.
Le immagini raccolte da Beppe Bolchi sono state riprodotte su un supporto altamente tecnologico come le pellicole a sviluppo immediato, attraverso un negativo che ne raccoglie e tramanda i dettagli.
L’assenza del colore, pur nelle pastose tonalità dei grigi, restituisce bene il concetto di memoria, ricordo, fermando il tempo e, al contempo, rappresentandolo pienamente con le lunghe pose necessarie per impressionare propriamente la pellicola.