Le radici culturali dell’Arte Concreta

Di Rita Lombardi.

L'inizio del XX° secolo segna uno spartiacque, una rottura, tra una tradizione secolare di tipo figurativo, con canoni estetici ritenuti ideali ed universali, ed un’espressione artistica moderna, astratta. Questo passaggio avviene attraverso due vie apparentemente distinte tra loro. La prima è la via formale, lungo la quale si porta alle estreme conseguenze la teoria sull’autonomia dell’arte, mentre la seconda via scaturisce dalle tensioni ideali e spirituali che animano la cultura e la società. Entrambi i percorsi conducono all’astrattismo negando che l’arte si giustifichi con l’imitazione della natura o meglio con l’imitazione della superficie visibile delle cose.
All’inizio del XX° secolo molti uomini di cultura pensano che l’arte deve partecipare all’evoluzione della vita generata dal progresso della scienza e della tecnica, e deve confrontarsi, non con la tradizione di un passato ormai tramontato, ma con la diversa realtà del presente. Quindi l’arte deve rinnovarsi: è imperativo!
Teniamo presente a quale incalzante successione di sbalorditive scoperte scientifiche ed applicazioni tecnologiche hanno assistito e continuano ad assistere le donne e gli uomini di questo inizio secolo. Dopo la fotografia, il treno ed il telefono sono comparsi il cinematografo, il grammofono, la radio, l’illuminazione elettrica, l’automobile, il telegrafo senza fili e l’aeroplano.
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Nel 1894 Rontgen scopre le proprietà dei raggi X che permettono di attraversare la materia e rendere visibile la struttura interna delle cose e dei corpi.
Nel 1898 le prime scoperte sulla radioattività dei coniugi Pierre e Marie Curie.
Nel 1900 Max Planck introduce il concetto di “quanto”.
È del 1905 la famosa equazione E = mc2 con cui Einstein formula l’equivalenza di materia ed energia, indicando il rapporto tra esse.
È sempre Einstein nel 1906 a battezzare “fotone” il quanto di luce.
Nel 1915 Einstein, con la teoria della relatività generale, dimostra che spazio, tempo, materia ed energia sono parte di una più grande simmetria 4-dimensionale.
Tutte queste sconvolgenti novità scientifiche dimostrano che aldilà di ciò che vediamo, fuori dalla portata dei nostri sensi, esistono, senza ombra di dubbio forze, energie, onde, realtà che popolano l’universo e interferiscono con noi e che noi possiamo, se non assoggettare, quantomeno utilizzare.
E allora come negare a priori l’esistenza anche di altre forze, di altre energie, di altre dimensioni che sfuggono ai nostri sensi? Come negare a priori la chiaroveggenza, la telepatia, la telecinesi?
Discende da queste premesse l’appello a studiare i “fenomeni occulti” che l’astronomo Camille Flammarion rivolge ai colleghi scienziati. L’appello poggia su questa dichiarazione di principio “Asserire che i limiti del nostro sapere e della nostra osservazione determinano i limiti della realtà non è un’affermazione scientifica”.
In un certo senso Flammarion incita i suoi colleghi ad andare oltre, oltre l’apparenza e ad affrontare l’ignoto.
E così scienziati, intellettuali ed artisti si interessano di occultismo e spiritismo, seguono con estremo interesse l’attività di medium, partecipando addirittura alle sedute spiritiche, si appassionano a temi come la chiaroveggenza e la telepatia.
Nell’ignoto rientra anche tutto l’universo mistico-spirituale e così intellettuali ed artisti, che desiderano andare oltre le religioni conosciute, accolgono con entusiasmo le filosofie orientali e aderiscono massicciamente alle associazioni “esoteriche” che si diffondono in Europa. Di queste la più importante è la Società Teosofica fondata nel 1875 a New York da madame Blavatsky (in Italia nel 1902). La Teosofia, poggiando sul Buddhismo e sull’Induismo, riporta in occidente i concetti dimenticati di reincarnazione e karma. Madame Blavatsky parla dell’essere umano come portatore di una scintilla divina, a prescindere dalla sua condizione sociale: gli uomini sono pertanto tutti uguali e costituiscono una fraternità universale. Non c’è artista o intellettuale europeo che non abbia un contatto diretto o indiretto con la Teosofia. Tra questi Piet Mondrian che nei suoi anni giovanili cerca di tradurre letteralmente nella sua pittura i principi teosofici che, del resto, lasciano un’impronta sostanziale anche nelle sue opere più mature e più note.
Oggi la Società Teosofica è presente in tutto i mondo, Italia compresa, con numerosi gruppi e centri studi; ha una sua casa editrice e un sito internet.
Nel 1913 in Svizzera Rudolf Steiner fonda la Società Antroposofica.
Steiner si è distaccato dalla Società Teosofica di cui era segretario e conferenziere a causa dell’eccessiva segretezza ed eccessiva aderenza all’Induismo imposta alla società dalla nuova direttrice Annie Besant.
L’Antroposofia si differenzia dalla Teosofia non solo perché pone Cristo al centro della sua visione spirituale, ma anche per la maggiore importanza data alla natura e all’uomo. Secondo Steiner la realtà universale è una manifestazione spirituale in continua evoluzione e la sottostante essenza spirituale è accessibile direttamente dopo un adeguato sviluppo interiore. Steiner crea anche un metodo educativo basato sulle sue teorie. Oggi in Italia sono presenti molte scuole steineriane. Di derivazione antroposofica è anche l’agricoltura biodinamica.
Nel 1922 si trasferisce a Parigi, proveniente dalla Russia, Gurdjieff, che fonda, a sua volta, una società esoterica. I suoi insegnamenti, che combinano Cristianesimo, Buddhismo e Sufismo (in particolare le danze dei dervisci) si diffondono rapidamente in Europa.
Egli introduce il concetto di Quarta Dimensione, una dimensione di ordine superiore non avvertita dai nostri sensi. Le sue tecniche e i suoi esercizi, tenuti segreti, vengono ancora oggi impartiti, non tramite libri, ma da discepoli qualificati.
è da tutto questo panorama che emerge l’Astrazione Geometrica.
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L’Astrazione Geometrica

Dobbiamo considerare la svedese Hilma af Klimt come la pioniera dell’Astrazione Geometrica, perché già nel 1900 dipinge una grande tela tutta cerchi e ovali dove le figure non esistono più. L’artista, che nel 1896 aveva aderito alla Teosofia, dichiara che il suo intento è quello di scoprire il mondo invisibile che esiste dietro quello visibile Confessa, inoltre, che i suoi quadri non nascono da un progetto ma dall’ascolto delle energie. spirituali invisibili. In Fig. 1 una sua opera del 1914. Nello stesso anno partecipa all’esposizione del Baltico a Malmö.
Successivamente diventa membro della società antroposofica e, pur continuando a dipingere, non mostra più le sue opere in pubblico perché è convinta che non possano essere capite dai suoi contemporanei.
Muore nel 1944 e nel testamento dispone che i suoi dipinti sian mostrati al pubblico dopo il 1964. Nel 2013 le sue opere vengono esposte a Stoccolma, nel 2014 nel padiglione centrale della Biennale di Venezia, nel 2018 a New York e poi a Berlino.
Hilma af Klimt è stata una pioniera dell’Astrazione Geometrica, ma non ha influenzato nessuno! Con la sua convinzione di non poter essere capita dai suoi contemporanei e con la conseguente decisione di non esporre in pubblico le sue opere ha dimostrato, a mio parere, orgoglio, presunzione, rigidità e intransigenza: difetti questi che, purtroppo, si incontrano in parecchi ricercatori spirituali. Il vero asceta vive tra la folla.
E sono allora Robert Delaunay e il futurista Giacomo Balla i veri pionieri dell’Astrazione Geometrica.
Il punto di partenza di Robert Delaunay, marito di Sonia Delaunay, è la scomposizione dei colori e per questo si rifà al testo La Legge dei Contrasti Simultanei di Chevreul, usando valori cromatici luminosi per creare ritmi e movimento. In Fig. 2 “Primo Disco Simultaneo” del 1912. Il disco simboleggia il dinamismo della vita moderna e ricorda la ruota, simbolo magico-religioso del karma e dell’energia universale.
Nello stesso anno anche Giacomo Balla arriva all’astrazione geometrica attraverso un processo analitico di scomposizione dei colori. In Fig. 3 “Compenetrazioni iridescenti” del 1914 con lo schema dei triangoli che rimanda ai principi teosofici.
In Russia, Kasimir Malevic, profondamente influenzato dalla teoria di Gurdjieff, approda tra il 1914 e il 1915, a moduli geometrici ai quali imprime un ritmo astratto-dinamico. In Fig. 4 la tela “Suprematismo dinamico” del 1916.
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Secondo Malevic, la forma deve essere svuotata da ogni contenuto simbolico e lo spazio pittorico deve essere libero per la manifestazione di una nuova realtà dominata dalla razionalità. Inoltre per lui la pittura deve concretizzare il pensiero e l’idea nell’astrazione geometrica.
Nel 1917 si arriva, in Olanda, con l’associazione De Stijl (che è anche il nome di una rivista) ad una ridefinizione dell’arte stessa, il cui linguaggio non deve essere più onirico, allusivo, magico o simbolico, ma deve essere univoco come solo nella scienza, e in particolare nella matematica, avviene. In questa associazione si trovano artisti che vogliono costruire “matematicamente” le loro opere pretendendo anche una lettura matematica di esse. Il più famoso tra questi artisti è Piet Mondrian. La sua matematica risiede in due fattori. Il primo fattore è la suddivisione non casuale del quadro, ottenuta con canoni algebrici di tipo rinascimentale. Il secondo fattore è la calibrazione del “peso” dei singoli colori che crea la freschezza e la piacevolezza dell’immagine. In Fig. 5 una sua opera del 1919.
Nel primo numero della rivista De Stijl appare un suo articolo Il Neoplasticismo nella pittura in cui esalta l’armonia intellettuale e lo spirito matematico in opposizione all’Impressionismo caldeggiando la distruzione di ogni forma barocca.
Nel 1926 Piet Mondrian si allontana dal gruppo per divergenze con Theo van Doesburg di cui possiamo vedere in Fig. 6 un’opera del 1920. Sono celebri, sebbene limitati a sporadici studi, le incursioni esplicite di Theo van Doesburg nel mondo magico della matematica, per esempio, nella quarta dimensione. In Fig. 7 un suo schizzo del 1927 apparso sulla rivista De Stijl.
Nel 1919 Walter Gropius fonda a Weimar il Bauhaus (Casa della Costruzione, un Istituto di Arti e Mestieri basato sulla collaborazione tra allievi e docenti.
Il Bauhaus nasce con l’intento di ristabilire la armonia e l’unità tra le diverse attività dell’arte e tra tutte le discipline artigianali ed artistiche. Agli insegnamenti pratici se ne affiancano altri teorici come quelli dedicati alla teoria della visione e della composizione.
Nella scuola si studiano inoltre le caratteristiche psicologiche e fisiologiche dell’essere umano al fine di creare oggetti ed edifici più funzionali.
Gropius chiama ad insegnarvi gli artisti allora più all’avanguardia: Itten, Moholy-Nagy, Kandinskij, Klee, Albers, Theo van Doesburg.
I principi democratici del Bauhaus, invisi agli ambienti accademici e alla borghesia di Weimar, costringono nel 1925 Gropius a trasferire l’istituto a Dessau. Nel 1932 la scuola viene chiusa una prima volta dai nazisti, sopravvive un anno in forma privata a Berlino, ma nel 1933 viene definitivamente soppressa. Gli insegnanti emigrano in Svizzera, in Francia e negli Stati Uniti.
Negli anni Trenta si è ormai fuori dal dichiarato radicale proposito di voltare le spalle al passato, proprio degli individui della generazione che aveva inaugurato il Novecento. Ormai ci si è abituati alle scoperte scientifiche e alle innovazioni tecnologiche e l’Europa vive un momento difficile. Le spinte irrazionaliste e spiritualiste di inizio secolo cominciano a declinare fino a diventare marginali, mentre prendono via via il sopravvento istanze di pura razionalità.
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fig. 7






Nascita dell’Arte Concreta

Nel 1930 ci si interroga sul significato dell’astrazione e sulla scelta dei termini più appropriati per definirla. A causa delle vicende politiche e culturali che travagliano l’Europa, Parigi diventa una città in cui convergono artisti ed intellettuali di varie estrazioni geografiche, politiche e culturali. E in questa città si ritrovano molti artisti che sono accomunati dall’idea che l’opera d’arte non debba avere altro significato che sé stessa. Fortemente critici nei confronti dei colleghi che, a loro dire, “cercano di umanizzare la geometria e geometrizzare l’umano”, si riuniscono attorno a Theo van Doesburg che fonda la rivista Art Concret in cui viene formulato un concetto ben preciso di astrattismo. Nel titolo l’aggettivo concreto racchiude tale concetto, perché chiude, di fatto, la porta a tutte le implicazioni oggettive o simboliche e a tutte le componenti surrealiste. E questa è la spiegazione che van Doesburg dà sul primo numero della rivista: “pittura concreta e non astratta, perché nulla è più concreto, più reale di una linea, di un colore, di una superficie, mentre una donna, una mucca, un albero diventano astratti quando sono dipinti”.
E questo apporto teorico sarà il vero riferimento all’arte concreta nei decenni successivi al di là dell’apporto formale degli artisti che aderiscono al movimento Art Concret nel 1930.