“due minuti di arte”

In due minuti vi racconto la storia della pop art: tra fumetti, barattoli di zuppa e dive del cinema
di Marco Lovisco
www.dueminutidiarte.com

Se un tempo gli artisti rappresentavano santi, imperatori e paesaggi di campagna, e poi, di improvviso hanno cominciato a trarre ispirazione da attori, fumetti e prodotti da supermercato, significa che qualcosa nel frattempo è cambiata. La portata innovativa e rivoluzionaria della pop art va ricercata proprio in questo, nella sua capacità di urlare al mondo “Il re è nudo!” (come il bambino della celebre fiaba di Andersen).
Nella società statunitense degli anni Sessanta, in pieno boom economico e ascesa del consumismo sfrenato, gli idoli da venerare non si trovavano più nelle chiese, ma negli schermi dei televisori e sui cartelloni pubblicitari. Al mondo in bianco e nero della prima metà del secolo si contrapponeva quello sgargiante, colorato ed eccessivo del benessere che sembrava essere alla portata di tutti. Cambiavano i valori, cambiava la visione del mondo, cambiava la società.
rosenquist pop art 3Warhol, Lichtenstein e gli altri artisti della pop art hanno raccontato questa rivoluzione, e lo hanno fatto usando le stesse “armi” usate dalla società dei consumi, al punto da rendere difficile la distinzione tra la provocazione pura e il business calcolato. Ma forse sta proprio in questo la forza del consumismo: non puoi met-terlo in discussione senza finire col farne parte, come una cornice dalla quale è impossibile uscire.
1. La pop art è una corrente artistica nata nella seconda metà degli anni Cinquanta negli Stati Uniti per poi diffondersi con successo anche in Europa negli anni Ses-santa. I principali esponenti di questa corrente furono Andy Warhol, Roy Lichtenstein, James Rosenquist e Claes Thure Oldenburg.
2. Il nome pop art è l’abbreviazione di “popular art”, per sottolineare come questa nuova corrente artistica traesse ispirazione da soggetti “popolari”, ispirati cioè dalla cultura di massa. Pubblicità, televisione, cinema, ma anche scaffali dei supermercati diventano i soggetti delle opere d’arte, come le celebri scatole di barattoli di salsa Campbell di Warhol, gli eroi del cinema e dello spettacolo o le immagini colorate dei fumetti.
Warhol pop art 13. Non a caso la pop art nasce proprio come reazione all’espressionismo astratto, corrente artistica nata negli Stati Uniti dopo la Seconda Guerra Mondiale, basata sull’esternalizzazione del sentire individuale dell’artista attraverso l’arte (es. Jackson Pollock, Mark Rothko). Gli artisti della pop arte invece, cercano ispirazione nella società del loro tempo e nella cultura di massa. Semplificando: se gli artisti espressionisti, attraverso l’arte raccontano se stessi e il proprio universo spirituale, gli artisti della pop art raccontano ciò che li circonda.
4. Come ogni corrente artistica, anche la pop art è figlia del suo tempo. Negli anni Cinquanta, sulle macerie lasciate dalla Seconda Guerra Mondiale, stava nascendo una società che vedeva nella produzione di massa di beni di consumo e nelle moderne tecnologie domestiche (lavatrici, frigoriferi ecc.) un evidente segnale di progresso. La pop art sfrutta proprio le modalità di comunicazione e la filosofia della società dei consumi, trasformandole in arte, con un chiaro intento ironico e provocatorio.
5. Il re della pop art è sicuramente Andy Warhol, l’artista che più di tutti è riuscito a cogliere il cuore dell’America degli anni Sessanta, con i suoi miti e i suoi punti di riferimento. Le sue serigrafie prodotte in serie, che rappresentano attrici come Marilyn Monroe o prodotti industriali come i barattoli della zuppa Campbell sono un’ironica dimostrazione di come l’arte sia un prodotto “da consumare”. Come se fosse uscito da una fabbrica per entrare nelle case delle persone che hanno i mezzi per acquistarlo.
6. Altro grande esponente della pop art fu l’americano Roy Lichtenstein, che prendeva ispirazione dal mondo della pubblicità e dei fumetti. Le sue opere più famose si basano sull’ingrandimento di oggetti comuni tratti da pubblicità e fumetti fino a rilevarne la retinatura con i punti delle tinte primarie. I testi che spesso accompagnano le opere, uniti all’uso di colori decisi o del bianco e nero, rendono le sue opere semplici ma incisive.
7. Altri esponenti di spicco della pop art furono l’americano James Rosenquist che indaga il mondo della pubblicità, del cinema e della televisione con colori vivaci e decisi; George Seagal, famoso per i suoi candidi calchi in gesso e Claes Thure Oldenburg, che realizzò enormi sculture in gesso dipinto raffiguranti gelati, hot-dog o oggetti della vita quotidiana, per evidenziare la voracità del consumismo che sembra muoversi nella società con la forza devastante di un inesorabile gigante.
8. Se Warhol, Lichtenstein e Rosenquist furono i principali esponenti della pop art, probabilmente colui che fece da ponte tra l’espressionismo astratto e la pop art fu l’artista americano Robert Rauschenberg. Nei suoi celebri “combine paintings” (anni Cinquanta) Rauschenberg univa oggetti della quotidianità, frammenti di giornale e materiali urbani, trasformando le sue opere in chiavi di lettura della società.
9. Tornando indietro di qualche anno potremmo annoverare, tra i padri della pop art, anche l’artista americano Edward Hopper, capace di raccontare nei suoi dipinti il lato più autentico e pop della cultura americana di inizio Novecento.
10. Tra i “figli” della pop art ci sono sicuramente gli artisti di strada Keith Haring e Jean-Michel Basquiat, quest’ultimo scoperto proprio da Andy Warhol. Entrambi, con i loro graffiti, hanno raccontato la cultura popolare della New York anni Ottanta, fatta di asfalto bollente, consumismo esasperato e un’irrefrenabile energia che consumava tutto, come se non esistessero né passato, né futuro, ma solo un fugace presente da addentare come una mela matura.