Vincent Van Gogh

Multimedia & Friends
di Silvana Gatti
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E' stata inaugurata il 26 gennaio, presso lo Spazio Lancia di Torino, la mostra ‘Vincent Van Gogh multimedia & friends’, a cura del Prof. Alberto D’Atanasio, nato a Spoleto nel 1961 e professore di Storia dell’arte negli istituti d’insegnamento superiore, docente incaricato per l’Estetica dei linguaggi visivi, teoria della percezione e psicologia della forma presso l’Accademia di belle arti di Brescia dal 2011 a oggi.
L’esposizione, che proseguirà sino al 29 aprile 2019, organizzata da Navigare immagine e comunicazione, approfondisce il punto di osservazione su Van Gogh partendo da documenti recentemente emersi, gli stessi utilizzati anche per la sceneggiatura del film sul maestro. Si tratta di una rassegna ad ampio spettro, che accanto ad alcune opere originali offre una visione virtuale delle opere del maestro olandese, affiancate a fedeli riproduzioni eseguite da alcuni studenti dopo approfondite ricerche sui metodi di lavoro di Van Gogh. Un evento accattivante suddiviso in diversi spazi di fruizione: la sezione multimediale curata da Giovanna Strano; l’ambiente “Per sempre Vincent”; la sezione dedicata alla realtà virtuale; la “Stanza dei segreti” a cura di Alberto D'Atanasio, con opere originali e inedite al pubblico di Degas, Renoir, Monet e dello stesso Van Gogh; lo “Spazio di Vincent”; la sezione “La moda incontra Van Gogh”; l’area “Education” per le scuole. Un’esistenza travagliata quella di Vincent, sempre alla ricerca della bellezza attraverso dense pennellate che regalano pura emozione, basta fermarsi dinanzi alla fedele ricostruzione della sua “Camera da letto” nella «casa gialla» di Arles, dove l’artista si era rifugiato con la speranza di formarvi un atelier di pittori avanguardisti. L’opera, dipinta nel 1889, è stata più volte replicata con piccole varianti. Delle tre versioni la prima, oggi esposta ad Amsterdam, fu eseguita nell’ottobre 1888, mentre le altre sono particolarmente interessanti perché Van Gogh le realizzò durante il volontario ricovero al manicomio di Saint-Rémy-de-Provence, quasi come se volesse aggrapparsi al periodo felice vissuto ad Arles. Osservando la stanza ricostruita ci si immerge nell’atmosfera mattutina della vita di Vincent, con il letto di legno risistemato dopo il risveglio. Sull’attaccapanni posto dietro la spalliera del letto si vedono appesi alcuni indumenti di uso quotidiano ed il famoso cappello di paglia con cui Van Gogh si era ritratto nel 1887. Sulle pareti non mancano un autoritratto del pittore, il ritratto di una sconosciuta e due stampe giapponesi, genere in voga all’epoca, di cui Vincent era un ardente appassionato. Il percorso prosegue ed il visitatore viene avvolto dalle proiezioni delle opere in grandi dimensioni. La sezione multimediale della mostra documenta il lavoro e le vicissitudini di questo artista nel periodo tra il 1880 e il 1890, indagandone pensieri, sentimenti e stati d’animo durante il periodo trascorso a Arles, Saint Rémy e Auvers-sur-Oise, luoghi in cui creò molti dei suoi immortali capolavori.
Un’esperienza di realtà virtuale con gli Oculus Samsung Gear VR immerge i visitatori all’interno delle opere dando loro la possibilità di catturare ogni minimo dettaglio. Opere mostrate attraverso dettagli ad altissima definizione, prestando particolare attenzione alle loro caratteristiche principali e consentendo di comprenderne l’uso del colore, la tecnica e le fonti di ispirazione. Accompagnate da una colonna sonora classica, più di 2.500 immagini di Van Gogh in grande scala creano un’atmosfera magica riempiendo schermi giganti, pareti ed immergendo il visitatore nei colori vibranti e nei vivaci dettagli che costituiscono l’unicità dello stile di Van Gogh.
Nell’ambiente intitolato “Per sempre Vincent”, la visione delle opere e dei luoghi del Maestro è accompagnata dalla voce dell’attore Francesco Di Lorenzo che interpreta il pittore olandese. In questo spazio espositivo, 23 videoproiettori offrono una luminosità tale da far perdere allo spettatore la percezione del reale immergendolo all’interno dell’opera per condurlo, con immagini, suoni e parole, in un itinerario di accostamento alla profonda umanità dell’artista.
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Dinanzi agli occhi dei visitatori scorrono le immagini delle vedute campestri e del seminatore, soggetto quest’ultimo tratto da Millet, artista molto amato da Van Gogh, dalle cui opere prendeva spesso spunto sino a crearne delle versioni personalizzate diventate famose a livello mondiale. La meridiana (la siesta), in particolare, è un soggetto già trattato da Millet in un pastello, riprodotto ad olio da Van Gogh ruotando a specchio l’opera di Millet e stravolgendone i colori con altri di forte impatto. Amava i contrasti del giallo con il viola e del blu con l’arancio, Vincent, stesi con pennellate dense di colore materico. Nonostante sia sostanzialmente uguale, il dipinto vangoghiano è altra cosa rispetto al disegno di Millet. Van Gogh lo personalizza e lo arricchisce cromaticamente, trasformando una scena di vita rurale in colori pastello in un fantastico tripudio di colori. La Meridiana fu dipinta durante il soggiorno di Van Gogh a Saint-Rémy di Provence durante il ricovero in ospedale. Vincent scrisse al fratello il suo modo di procedere con queste parole: “più che altro è come tradurre in un'altra lingua, quella dei colori, le impressioni del chiaroscuro in bianco e nero”.
Il culmine dell’emozione si raggiunge nella cosiddetta “Stanza dei segreti”. Oltrepassata una tenda scura, il visitatore si trova, come per magia, di fronte ad alcune opere originali di Monet, Renoir, Degas e dello stesso Van Gogh, tutte inedite al grande pubblico. Opere concesse in prestito da privati che non sono pubblicate nemmeno sui libri di storia dell’arte o nei saggi dei più grandi ricercatori. Unica eccezione è l’opera di Renoir che fu esposta nel 1999 a Roma presso il Museo del Risorgimento nel Palazzo del Vittoriano. In quell’occasione l’o- lio del grande Maestro francese entrò in una importante esposizione: “Renoir, dall’Italia alla Costa Azzurra”. Inoltre, la “Stanza dei segreti” ospita dieci riproduzioni fedeli dei disegni del Maestro, a dimostrare la differenza tra la pittura impressionista, che metteva il disegno in secondo piano, e quella espressionista di Van Gogh, che dava molta importanza al disegno.
Nello “Spazio Vincent” sono esposte cinque opere ricreate con la stessa tecnica, con gli stessi utensili e materiali del Maestro così che il visitatore possa comprendere la tecnica usata dall’artista. Nella sezione “La moda in- contra Van Gogh, incontro tra Arte e Art Couture”, sono esposti otto abiti che richiamano le opere più importanti dell’artista olandese, a cura della fashion art designer Gisella Scibona.
Grande importanza è riservata alla didattica con attività e percorsi appositamente pensati per le scuole. Negli spazi espositivi è stato ricreato l’atelier del Maestro, al fine di stimolare le scolaresche e i ragazzi a scoprire i segreti dei pittori esposti in mostra, diventando per un giorno artisti essi stessi. La sezione scuole è curata dall’Associazione Altera.
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Inevitabile un giro nel book shop a fine mostra, per acquistare il libro scritto da Giovanna Strano, “Vincent in love, il lavoro dell’anima”. Un libro in cui gli amori del pittore si arricchiscono della fantasia della scrittrice che, dirigente scolastica appassionata di arti figurative, ha deciso di dedicare a Van Gogh il suo primo romanzo.
Una mostra perfetta per le famiglie che, senza andare nei musei di Amsterdam o Parigi, hanno la possibilità di conoscere il mondo di un artista che ha lasciato il segno nella storia ed ha portato con sé un mistero irrisolto, quello della sua morte. Mentre storicamente si associa la sua morte al suicidio, alcuni storici come il Prof. Alberto d’Atanasio riconducono la sua dipartita ad un omicidio.
La storia narra che morì la notte del 29 luglio del 1890, all'età di 37 anni a Auvers-sur-Oise, dopo essersi sparato un colpo di pistola al petto due giorni prima. Questa tesi è messa in discussione da Steven Naifeh e Gregory Smith, due storici dell'arte americana che affermano che Van Gogh sarebbe stato ucciso da René Secrétan, sedicenne che amava vestirsi da cowboy e sparare agli animali. Il pomeriggio del 27 luglio, in compagnia di suo fratello, il giovane avrebbe premuto per sbaglio il grilletto e colpito l'artista che vagava nei campi. Van Gogh non denunciò i ragazzi perché a causa del- la sua depressione trovò nella morte un sollievo e non voleva che i due fossero condannati per avergli fatto una cortesia. Tesi avvalorata dalle persone che lo conoscevano, scoperta per la prima volta dal famoso storico dell'arte tedesco John Rewald che visitò Auvers negli anni 30 del secolo scorso. Steven Naifeh e Gregory Smi- th hanno trovato importanti dettagli a sostegno di questa ipotesi, in primis l’angolazione obliqua del proiettile, non dritta come ci si aspetterebbe se il pittore si fosse suicidato.
Un fine vita avvolto dal mistero dunque, a rendere ancora più catartiche le opere di un uomo che ha lottato costantemente per fare il mestiere del pittore, pur non riuscendo a vendere in vita le sue opere, ad eccezione del “Vigneto rosso”, acquistato da Anna Boch, una pittrice belga, collezionista d’arte. Il dipinto fu acquistato nei primi mesi del 1890 per 400 franchi belgi, forse perché le piaceva il dipinto o per mostrare il suo sostegno a Van Gogh. Il fratello Theo morì solo sei mesi dopo. La moglie di Theo, Johanna van Gogh-Bonger ereditò i dipinti di Vincent. Grazie al suo ope- rato, Van Gogh divenne l’artista conosciuto oggi in tutto il mondo. Fu il figlio di Theo e Johanna, Vincent Wil- lem van Gogh, a prendersi cura della collezione di opere dopo la morte di sua madre, fondando il Museo Van Gogh di Amsterdam.


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